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  • Pioli e Di Carlo:|Guarda chi si rivede

    Pioli e Di Carlo:|Guarda chi si rivede

    Si sono sfiorati, si sono sorpassati, si sono scambiati il testimone. Simili, non proprio identici, comunque vicini.
    Entrambe fedelissimi interpreti del Chievo way of life: Mimmo Di Carlo e Stefano Pioli, allenatori contro domani sera al Bentegodi, hanno accompagnato, firmato la storia recente del club della Diga. Ed è stata per entrambe un'esperienza felice.
    L'uno, l'attuale navigatore, era stato catapultato tre anni fa su un battello decisamente in balia degli elementi, poi prodigiosamente domati.
    L'altro, salitoci a bordo in porto, in acque ferme, ha condotto una navigazione sempre abbastanza tranquilla, gestendo con abilità appena un paio di fastidiose mareggiate.

    A fine anno si è poi, materializzato, un po' a sorpresa, il divorzio. Ma l'affetto (reciproco) non è venuto meno.
    PROFILO CHIEVO. È gente da Chievo, in tutti i casi. Nessuno più di loro, meglio di loro ha saputo recitare lo slogan «compattezza, determinazione, intensità». Mai una virgola fuori posto, feeling solido col gruppo. E risultati.
    Abbiamo provato a spulciare tra i numeri. Ne è uscito un confronto equilibrato, vinto ai centesimi di punto, diciamo al fotofinish, da Pioli.
    Perché l'allenatore emiliano, oggi al Bologna, l'anno scorso aveva portato a casa 46 punti in 38 gare di campionato: 1,21 di media. Di Carlo, che due giorni fa a San Siro ha firmato da 73esima panchina, di punti ne ha raccolti complessivamente 85 (1,16 la media, che resta la medesima anche per le gare interne, così come per le esterne della sua gestione).
    Pioli supera il collega anche nella media punti casalinga (1.26 contro 1.16) ma si arrende al rivale nel bottino in trasferta (Mimmo avanti col solito 1.16 contro 1.05 dell'allenatore parmigiano).
    CORSA AL GOL. Pioli si aggiudica - anche qui è questione di minute sfumature - pure la sfida dei gol: la media di quelli fatti è di uno a gara (38 su 38 partite), la media di quelli incassati è di 1.05 a gara (40 su 38). Di Carlo vanta a sua volta uno 0.98 sui fatti (72 in 73 gare) e un 1.12 sui subiti (82 su 73). Margini ridotti, come si può verificare.
    Messi uno di fianco all'altro, insomma, i due si farebbero la corsa spalla a spalla.
    EFFETTO TRASFERTA. Indimenticabili. E pesanti come pietre miliari sul cammino che porta alla salvezza. Parliamo di alcune storiche vittorie ottenute in trasferta dai due allenatori.
    Nel rigoroso rispetto dell'ordine cronologico.
    L'impatto di Di Carlo col pianeta Chievo, in realtà, è decisamente complicato.
    Soprattutto al Bentegodi, espugnato con disarmante regolarità - dopo il suo avvento, da novembre a dicembre 2008 - da Juventus, Siena, Roma e Genoa. Il tabù casalingo sarà sfatato soltanto contro il Napoli, che curiosamente porta abbastanza bene sia a Di Carlo che a Pioli.
    Comunque sia il Chievo 2008-2009, depresso dalla gestione Iachini e a lungo in imbarazzo anche col suo successore, quella miracolosa salvezza se la dovrà costruire soprattutto lontano da casa.
    DA UDINE A SIENA. A Udine, dove Mandelli costringe Felipe all'autogol in piena zona Cesarini. A Reggio Calabria, dove Italiano fulmina i granata all'improvviso, con un missile dal limite, proprio al 90'.
    E ancora a Bergamo, e a Roma, grazie al meraviglioso tris scodellato alla Lazio. E infine a Siena. Badateci: sette successi in tutto il torneo, tutti centrati col governo Di Carlo, appena un paio (col Palermo dopo il Napoli) in casa.
    L'ANIMA CORSARA. Si infiamma l'anima corsara di quel Chievo, che la stagione successiva vincerà fuori casa nella stessa misura in cui lo farà in casa. Sei volte.
    E quasi sempre con dirette concorrenti nella guerra per la A: da Bologna a Cagliari, da Catania a Livorno fino a Bergamo e al sigillo di Firenze.
    La vocazione di Stefano Pioli è un po' più casalinga: sei successi nel campionato scorso al Bentegodi, uno in più di quelli strappati in trasferta. Dove però arrivano le soddisfazioni più significative: da Genova a Napoli, per l'avvio di campionato tutto emozioni e bollicine, fino al 3-0 chiave sbattuto in faccia al Brescia e all'1-0 accomodato a Bari.
    Schiaffoni, questi ultimi, che rianimano i gialloblù in momenti delicati del torneo e che al tempo stesso suonano quasi come sentenze di condanna per gli avversari (che, non a caso, a fine torneo scivoleranno in Serie B). All'ultima giornata ennesima ribalta in casa del Palermo: sarà il canto del cigno del Pioli gialloblù.
    MATURITÀ E IMPERTINENZA. Chissà, probabilmente è proprio l'istinto corsaro che ancora manca quest'anno al nuovo Chievo di Di Carlo: tre i viaggi lontano da Verona, un solo punto raccolto (a Cesena, grazie anche al para-rigori Sorrentino) a fronte dei due ko di Parma e Milano, casa Inter.
    Questione di maturità ma anche questione di sfacciataggine. Questione di crescita del gruppo e di conoscenza reciproca tra vecchi e nuovi, questione anche di spavalderia, quella che ha condito, agevolato, determinato le più belle imprese della Diga in A. Tempo cinque giorni e arriverà la possibilità di correggere i numeri delle trasferte a Siena.
    Nell'attesa, domani, di mettere sotto il Bologna dell'amico-nemico Pioli. In tutti i casi, roba da Chievo...


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