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  • Pippo Russo: Joe, Saputo di Corvino?

    Pippo Russo: Joe, Saputo di Corvino?

    Ladies and Gentleman del mondo pallonaro, siamo lieti di annuciarvi il ritorno di The Voice! E non stiamo parlando di Frank Sinatra, che purtroppo non appartiene più al mondo dei vivi, bensì di Pantaleo Corvino. Uno che col vecchio Frank condivide la medesima perizia nell'uso della lingua italiana, e che dalle catacombe salentine è Saputo tornare piazzandosi a Bologna e riaccendendo il suo vero talento da uomo di calciomercato: essere al centro di annunci. I più pirotecnici, quelli rutilanti al massimo, i veri botti di mercato che dopo il rumore lasciano l'involucro esploso e nulla più d'un fischio molesto all'orecchio. Così è per Pantaleo Corvino, uomo di calcio dalla fama esagerata almeno quanto il girovita, grande catalizzatore di "voci". Che poi nove volte su dieci non si tramutano in fatti, ma comunque sono servite a costruirgli intorno un'aura d'attivismo frenetico.

    Succedeva già ai tempi di Firenze, quando la sua fama veniva forgiata soprattutto per aver portato grandi calciatori in viola. Nomi come Gilardino, Frey, Mutu, Vargas e altri di questa taglia. Cioè, giocatori affermati e costosi in termini di cartellino e/o ingaggio, per prendere i quali basta avere alle spalle una proprietà disposta a spendere. Un po' come Luciano Moggi quando si vantava d'aver preso Buffon per 100 miliardi di lire. A quella cifra, e con un finanziatore pronto a staccare l'assegno, lo potevo prendere pure io. Ma Corvino, dopo il passaggio in Viola, è rimasto famoso anche per la sequela di calciatori serbo-montenegrini approdati a Firenze. Tutti provenienti dal Partizan Belgrado che all'epoca era terreno di caccia del superbroker israeliano del calcio globale Pini Zahavi e del suo fido scudiero Fali Ramadani, entrambi molto amici dell'agente italiano Sergio Berti. I calciatori del Partizan transitavano da Firenze per valorizzarsi e venir rivenduti, dopo essere stati "scoperti" da Corvino. A dire il vero, il legame tra Fiorentina e Ramadani è rimasto in piedi anche dopo l'uscita di Pantaleo The Voice, all'indomani di uno 0-5 casalingo contro la Juventus che per la comunità viola rimarrà in eterno come una ferita insanabile. E continua tutt'ora con la girandola di brocchi, mezze figure, lungodegenti, e promesse in attesa d'essere mantenute. Calciatori non soltanto d'area ex jugoslava: Rebic, Marin, Badelj, Salah e Richards, solo per fare i nomi più recenti. Tutti transitati da Firenze con dimenticabilissime fortune, o ancora in attesa di mostrarle, dopo che Pantaleo The Voice era già volato altrove. Andato via portando con sé un curriculum sterminato di buche rotondamente fabbricate e ben salde nella memoria della gente viola: Hable, Mazuch, Lupoli, Vanden Borre, Semioli, Cacia, Papa Waigo, Avramov, Zauri, Lobont,  Almiron, Gulan, Castillo, Bolatti, Seferovic, Keirrison, Boruc, D'Agostino, Salifu, Lazzari, Munari, Paolucci, Zappacosta, Amauri, Olivera, Hegazy. Quest'ultimo fantasiosamente ribattezzato "il Nesta d'Egitto". Una lista a cui manca certamente qualche nome.

    E che si allungherebbe del triplo se ci si mettesse dentro tutti i nomi degli acquisti per il settore giovanile, che dopo la partenza di The Voice è comunque rimasto sotto un propizio segno zodiacale: Vergine. E rimangono fuori da questa lista alcuni fenomeni di cui bisogna parlare a parte.
    Per esempio, il franco-marocchino Houssine Kharja, quello che era venuto a giocare a Firenze ma aveva lasciato la famiglia a Milano, e perciò alla chetichella faceva tutti i giorni Milano-Firenze andata e ritorno in Freccia Rossa senza che i dirigenti viola ne sapessero nulla. O l'ex udinese Felipe, arrivato a gennaio 2010: 9 milioni per comprare il peggior difensore in circolazione durante i più recenti campionati di serie A. O l'argentino Santiago Silva "El Tanque", nel senso che aveva l'agilità di una betoniera, preso nell'estate 2011 dal River Plate e rispedito indietro a gennaio 2012. O il danese Kenneth Zohore, famoso per essere il cugino di secondo grado di Didier Drogba, giunto a Firenze a gennaio 2012: pagato 800 mila euro al Copenaghen e beneficiato di un contratto quadriennale, si è presentò fuori forma e non fece nessuno sforzo per integrarsi. A giugno era di nuovo in Danimarca, in prestito al Brondby. E ha continuato a girare in prestito, rimanendo sul groppone della Fiorentina fino a qualche giorno fa. Allorché ha rescisso il contratto, giusto nello stesso giorno in l'ha fatto un'altra "grande scoperta" di Pantaleo "The Voice": il brasiliano Alan Empereur, appartenente alla scuderia di Mino Raiola. Zero partite alla Fiorentina, ma in compenso 15 presenze all'Ischia Isolaverde durante la prima parte di questa stagione. Adesso è a Livorno. Prima di venire in Italia dichiarò a un quotidiano del suo paese d'essere in possesso di entrambe le cittadinanze, e dunque di poter rispondere alla convocazione sia della nazionale brasiliana che di quella italiana. Se nessuna delle due l'ha ancora chiamato è perché i dirigenti della FIGC e della CBF fanno a cazzotti da allora per arrivare primi a spedire il telegramma. E ancora. Il mitico portoghese Manuel Da Costa, 4,5 milioni al PSV Eindhoven e contratto quinquennale (!). Una sola partita, disastrosa, al San Paolo contro il Napoli. Adesso gioca in Turchia nel Sivasspor. Giusto oggi pomeriggio ha contribuito a una memorabile vittoria 2-0 contro l'Akhisar Beledyespor in una gara che metteva in palio l'undicesimo posto in classifica. E poi Savio Nsereko, centrocampista tedesco d'origini ugandesi, pagato 3 milioni al West Ham pur di sbolognare Da Costa ai londinesi. Che addirittura a quel tempo strapparono il 50% dei diritti su una futura cessione Savio. Dunque, ne consegue che Da Costa ai viola è costato 7,5 milioni per una sola partita. Dal canto suo, Savio non ha mai giocato alla Fiorentina. Ha invece messo insieme due partite al Bologna, e agli sparuti tifosi rossoblu che dovessero ricordarne le mirabolanti apparizioni sottolineo che quello era uno dei "colpi" bolognesi di Corvino ante litteram. Nel curriculum di Savio trovano posto pure due "sparizioni", ai tempi in cui era tesserato per il Monaco 1860. Adesso gioca in Kazakistan, nell'Atyaru.

    E fra i Primavera della Fiorentina portati da The Voice? Piace citare il caso di Alex Costa Dos Santos, brasiliano acquistato a gennaio 2007 dai bulgari del Lokomotiv Plovdiv e sbolognato a giugno senza aver mai messo piede in campo. Andò all'Eupen, club belga specializzato nell'importazione di calciatori africani e recentemente descritto come sotto il controllo di un fondo d'investimento qatariota. La sua ultima destinazione conosciuta è il Royal Boussu Dour Borinage, squadrone della serie B belga. O ancora Felipe Gomes Ribeiro, preso nel 2005 e mai in campo perché infortunato, poi dato via nel 2008. Adesso è a Lecce, ma è una coincidenza. E Jefferson Andrade Siqueira, arrivato dal Paranà, una stagione alla Fiorentina senza mettere piede in campo, e poi anche lui all'Eupen dopo essere passato dal Frosinone e dal Cassino. Adesso è in B a Livorno dopo due stagioni a Latina. E Mathias Lepiller, zero partite in due stagioni alla Fiorentina, solo 4 al Grasshoppers in prestito, e poi ancora all'Eupen (ma allora è un vizio!). Adesso è alla Juve Stabia in Lega Pro.

    E mi fermo qui perché rischio di maramaldeggiare, ma soprattutto perché non sto raccontando abbastanza la propensione di Pantaleo Corvino a essere The Voice, l'uomo delle decine d'affari penultimati. Abbondantemente annunciati ma mai condotti in porto. In questo senso, i tifosi della Fiorentina hanno il privilegio di poter ricordare alcune estati perché contrassegnate da un affare di mercato penultimato da Pantaleo The Voice. L'estate del 2009 fu quella Emmanuel Eboue, difensore ivoriano in forza all'Arsenal. Quella del 2010 fu l'estate di Emiliano Insua, argentino in forza al Liverpool. Entrambi gli affari dati per fatti, e ormai da limare soltanto nei dettagli. Nel caso di Insua  la Gazzetta dello Sport arrivò a mettere il suo nome nella casella degli acquisti conclusi della Fiorentina. E in entrambi i casi, a forza di parlarne tutti i giorni, si smise di fare attenzione a quell'affare di mercato per guardare altrove. Fino a giungere a fine calciomercato per chiedendosi: ma Eboue? E Insua? Mai visti a Firenze. Chi invece alla fine è riuscito a arrivare a Firenze è stato Mounir El Hamdaoui, l'olandese di origine marocchina che Corvino aveva provato a portare nell'ultima sessione di calciomercato da lui guidata alla Fiorentina, gennaio 2012. Un'imbarazzante storia di fax tra Fiorentina e Ajax che non arrivavano e di fidejussioni richieste, a proposito della quale esiste su You Tube una conferenza stampa di The Voice che suscita tenerezza. A ogni modo, El Hamdaoui sarebbe arrivato l'estate successiva allungando in via postuma la lista delle buche corviniane.

    Tornato in sella a Bologna, per volere della nuova proprietà, il nostro eroe ha ripreso a essere The Voice. Dal momento in cui egli si è insediato come responsabile dell'area tecnica rossoblù, a gennaio di quest'anno, i giornali hanno preso a sparare quotidianamente i nomi più fantasiosi dandoli in predicato di passare al Bologna. Ve li do in ordine sparso, con la certezza di perdermene qualche decina per strada: Paletta, Mirante, Sorrentino, Giovinco, Avramov, Ilicic, Coman, Floccari, Agazzi, Spolli, il trio Saponara (dato per fatto)-Albertazzi-Zaccardo del Milan, Rodriguez del Verona, Bardi, Osvaldo, il duo Ledesma-Konko della Lazio, il trio Biondini-Magnanelli-Ariaudo del Sassuolo, Botta, Hegazy (arieccolo), Babacar, Pozzi, Pjaca, Defrel, Moisander. Una sequela di Voices che non hanno trovato il minimo riscontro nella realtà, e con una frase di Pantaleo The Voice che fa da titolo all'intera soap: "Chi dice no al Bologna se ne pentirà". Infatti c'è un esercito di pentiti da maxi-processo.

    Alla fine della fiera The Voice ha portato a Bologna sei giocatori. Quattro dalla Sampdoria, club con cui Corvino ha fatto più di uno scambio ai tempi della Fiorentina, tre dei quali panchinari fissi in bluicerchiato. Più il giovane Mbaye dall'Inter. Più il trentenne Mancosu dal Trapani. Roba forte. Nulla che sposti granché in avanti il valore di una squadra che, costruita in condizioni di grandi ristrettezze dal predecessore di The Voice, Filippo Fusco, era già in zona promozione e avrebbe tranquillamente continuato il cammino verso la A.
    E però, volete mettere la differenza fra avere in società un Fusco qualsiasi e avere The Voice? Non c'è gara, anche perché l'uomo che urla "péntiti" a chi rifiuta il Bologna ama giocare con le voci di mercato anche aprendo il corposo dossier intitolato "stavo per prendere". In esso non trova spazio la voce "stavo per prendere Vidic", ai tempi in cui il difensore era al Partizan e venne sfilato di mano a The Voice che l'aveva già annunciato in viola. Vidic andò al Manchester United. Ma fatta la tara di quest'infortunio, rispetto al quale per ovvie ragioni Corvino reclama il diritto alla dimenticanza, andando su Google potete trovare di tutto. Digitate pure i parametri "Corvino + stavo per prendere".
    Troverete quanto segue:

    Stavo per portare Vidal alla Fiorentina
    Stavo per prendere Higuain alla Fiorentina
    Stavo per prendere Snejder
    Stavo per prendere Hamsik
    Stavo per prendere Balotelli
    Stavo per prendere Pastore


    Confesso che anch'io stavo per convincere Sharon Stone a seguirmi in un bed and breakfast. Ma purtroppo mi partiva un treno mezz'ora dopo.

    @pippoevai
     

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