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  • Il mercato degli esuberi e delle proposte

    Il mercato degli esuberi e delle proposte

    • Daniele Polidoro
    Ad una settimana dalla fine del mercato, sono ancora molte le squadre che cercano di rinforzarsi prima di tuffarsi a pieno nella stagione da poco cominciata. Al dire il vero, questi ultimi giorni di mercato ce li aspettavamo decisamente diversi: troppi gli impedimenti alle trattative, sia per motivi burocratici sia per motivi economici. Sempre meno i campioni a cambiare maglia. La verità è che il calciomercato non è più quello di una volta: le società non mettono più in piedi delle vere operazioni di mercato, ma stanno alla finestra aspettando l'occasione. Parametri zero, prestiti, e offerta last-minute sono termini che abbiamo imparato a conoscere sempre meglio negli ultimi tempi, ma sono le uniche formule praticabili dalle squadre della  nostra Serie A. Juve a parte, infatti, il mercato delle altre diciannove compagini del nostro campionato si è basato quasi esclusivamente su questo tipo di operazioni: solo i bianconeri hanno avuto la possibilità di chiedere (e poi pagare) un giocatore ad altre squadre, come avvenuto per Higuain e Pjanic. 

    IL MERCATO DELLE PROPOSTE... -  "Milan, proposto Bentaleb" o "Balotelli si è offerto al Manchester United", sono i titoli che proprio in queste ore si rincorrono in rete. Ciò fa pensare che qualcosa è cambiato: fino a dieci anni fa erano i club che formulavano offerte per i calciatori, mentre adesso le squadre aspettano che siano i procuratori, intermediari o addirittura gli stessi atleti a proporsi. Da queste "proposte" nascono le ultime trattative: si compra sempre meno e si cerca sempre più di vendersi. Ad inizio estate tutti sognano, e a volte tirano fuori, il grande nome, ma poi quando si arriva ad una settimana dalla chiusura del mercato ecco che si materializzano colpi improvvisati frutto di favori, amicizie e conoscenze. Ma soprattutto di mancata programmazione. Dietro questo tipo di affari c'è ovviamente la mancanza di budget da parte dei club che non possono e non vogliono spendere. La crisi economica ha colpito anche il calcio e anche le società più blasonate hanno dovuto chiedere aiuto a capitali provenienti dall'estero per risanare i propri bilanci. Proprio per questo motivo si guarda, e non poco, al portafogli. La verità è che il calciomercato sta diventando sempre più un mercatino delle pulci dove si cerca di trovare l'affare a poco prezzo, giusto per portare a casa qualcosa. A risentirne, ovviamente, è tutto il sistema calcio. Le squadre hanno difficoltà economiche evidenti, faticano ad investire e, di conseguenza, faticano a vincere o, semplicemente ad andare in Europa. E non andare in Europa significa avere meno pubblico, meno proventi dalle televisioni, meno appeal. In sostanza: meno soldi. Un circolo vizioso che costringe le nostre squadre a spendere lo stesso, ma a farlo male. Un esempio? I 25 milioni spesi dal Milan per Lapadula, Gomez, Vangioni e Sosa.

    ... E DEGLI ESUBERI - Un altro fattore che pesa tanto su questo nuovo mercato low cost è dato dalle nuove regole a cui sono soggetti i club. La burocrazia nel mondo del pallone comincia ad essere sempre più meticolosa e le società, per attenersi alle direttive imposte dall'alto, si ritrovano ad avere nel proprio organico diversi giocatori in eccedenza. Da qui nasce il desiderio di provare a "piazzare" gli ingombranti esuberi. Avere uno o più calciatori fuori rosa va a pesare sul budget che un club può avere a disposizione per fare mercato: continuare a pagare gli ingaggi ad atleti che non verranno impiegati è un lusso che nessuno può più permettere. Anche qui l'errore sta nel farsi prendere dalla fretta e dalla mancata programmazione: dopo giorni di tira e molla, le società offrono contratti spropositati ai loro nuovi innesti, senza pensare che un giorno quei soldi potrebbero servire per nuove operazioni.

    NIENTE BOTTI DALL'ESTERO - Scordiamoci dunque, per ora, colpi sensazionali come Ibrahimovic, Eto'o o Ronaldinho. Il mercato italiano, così come le squadre che vi partecipano, ha subito un ridimensionamento importante che non spinge più gli atleti di altri campionato a vestire le nostre maglie. Al momento infatti i nostri dirigenti più che a regalare ai propri tifosi il botto, cercano di farlo. 

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