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  • Ranieri, quei 'no' della Samp e al Cagliari

    Ranieri, quei 'no' della Samp e al Cagliari

    • Giampiero Timossi

    Favola del bollito. Perché è così che un'estate fa veniva definito Claudio Ranieri, lo ha ammesso lui stesso: “Mi davano per Bol-li-to”. Ora quello che sta facendo al Leicester è già un'impresa, potrebbe diventare un'epopea. Perché, in Premier League, la vittoria di una squadra diversa dalle grandi potenze di Londra e Manchester è un evento da non dimenticare. Non accade dalla stagione 1994-1995, quando a vincere furono i Blackburn Rovers, storica società del Lancashire. All'epoca Ranieri sedeva per la seconda stagione sulla panchina della Fiorentina, non aveva ancora iniziato a girare l'Europa ed era comunque già considerato da alcuni “bollito”. Diciamolo subito: il tecnico ha 64 anni, era ed è lucidissimo. Adesso le sue imprese vengono accompagnate da slogan che lampeggiano un po' ovunque, dall'Inghilterra all'Italia, da Londra a Roma, città per anni baricentro della vita e della professione dell'allenatore. “Il miracolo Leicester” non è un miracolo, perché prima o poi sarà chiaro a tutti che il buon Dio ha altre cose alle quali pensare. E, almeno personalmente, trovo fastidiosa anche la domanda che ne consegue. E' questa: la storia di Ranieri dimostra che nel calcio c'è ancora spazio per la poesia? Ci risiamo, facciamo così: lasciamo la poesia ai poeti. Si potrebbe invece chiedere: c'è ancora intelligenza nella gestione del calcio italiano? Il quesito forse è più stimolante. E osservando la parabola di Ranieri credo anche di avere una risposta: no, non ce n'è abbastanza. 

    Facciamo un passo indietro, torniamo a quest'estate. Per tutti, l'allora sessantatreenne Ranieri era bollito, “ma da mo'”. E la cosa faceva sorridere in molti, anche perché l'accostamento era facile facile: Claudio, il figlio di Mario, il macellaio di Testaccio. Claudio, detto Er Fettina in gioventù era quindi pronto per essere infine ribattezzato il Bollito. Però, questa sembra davvero alta letteratura. Gli amici del “Charuto” forse se lo ricordano: il masticatore di sigaro propose in tempi non sospetti una piccola rivoluzione alla Roma. Ricordate? Via Garcia ormai stracotto, dentro Ranieri e in attacco un colpo incredibile. Non Dzeko, ma Ibra. Niente, mi presero a pernacchie: quello è bollito, quello è amico tuo, è solo per questo che lo scrivi. Per una volta, dico una, ci avevo azzeccato. Ranieri lo lesse, rise anche lui. Però, un'estate fa, non era di buon umore. 

    La Grecia di Tsipras lo aveva esonerato, senza valutare che dalle parti di Atene al momento sfornano più brocchi che campioni. Ranieri sembrava aver accusato il colpo, ma a modo suo. Grintoso, caratteristica che poco si addice al carrello dei bolliti, piatto rassicurante, perfetto per una serata autunnale tra le nebbie di Carrù, accompagnata da una bottiglia di Barbaresco. Ranieri no, era bello tonico. 

    Agli amici del Charuto credo di aver già raccontato questa storia. Ci siamo incontrati a inizio estate, all'ingresso della Luiss, l'Università romana dove si è laureata anche Claudia, la figlia dell'allenatore. Bella ragazza, ha preso tutto da mamma Rosanna. Ed è di Rosanna che Ranieri ha iniziato a parlare: “Vuole che alleni, non ne può più di avermi per casa”. Leicester ringrazia. Solo che questo non è l'inizio della favola e la domanda non è se nel calcio italiano c'è ancora del romanticismo, ma è se nel calcio italiano c'è ancora un po' di sale in zucca. Non troppo, occhio e croce. A Ranieri, per esempio, sarebbe piaciuto allenare la Sampdoria. Il messaggio arriva anche al presidente Massimo Ferrero. “Bollito” e sceglie Zenga. 

    C'è solo uno che pensa a Ranieri. E' Stefano Capozucca, direttore sportivo del Cagliari. Anzi sono due, lui e il suo presidente, Tommaso Giulini. Lo incontrano a Roma. Farebbero carte false per riportare il tecnico in Sardegna. E presentano anche un'offerta economica che per la serie B è stratosferica. Ranieri ci pensa, ma soprattutto pensa all'Inghilterra: vuole tornare in Premier, quella storia chiusa al Chelsea non gli è andata giù e poi a Londra ha pure casa. Fa un sondaggio con il West Ham, che non ha mai avuto un allenatore straniero. Fa un sondaggio il Leicester, che non ha mai avuto un tecnico straniero. Buona la seconda, ma la strada è lunga e la storia è questa. Il presidente thailandese, Vichai Srivaddhanaprahha, esonera il manager Nigel Pearson. Fa bene, perché è al centro di una storiaccia: il figlio fa parte della rosa delle Volpi, durante una tournée in Thailandia lui e altri compagni di squadra maltrattano delle prostitute durante un'orgia. Una telecamera riprende tutto, il presidente pretende almeno delle pubbliche scuse. Dal manager responsabile del gruppo, dal figlio e dagli altri compagni di squadra. Niente scuse,, arrivederci. 

    Parte la caccia al sostituto. Ci sono ventinove candidati e tutto sostengono un provino, un colloquio con i dirigenti. Contattano Ranieri e nessun altro italiano. Si va al ballottaggio, roba stile X Factor. Restano in tre: Michael Laudrup, Guus Hiddink e il nostro. Ranieri neppure viene quotato dai bookmaker. Vince il Bollito, contratto triennale, un milione di euro netti a stagione più premi. Premio singolare: 100.000 euro in più per ogni posizione di classifica superiore alla diciassettesima. Fin qui farebbero altri 1,7 milioni. 

    Sabato sera gli ho telefonato, volevo salutarlo: “Ciao pirata, sto tornando a casa in auto. La vittoria con il City? Benissimo, ma sinceramente penso già alla sfida contro l'Arsenal”. Si gioca domenica. Bollito, che vuoi fare? “Salvati ci siamo salvati. Vincere la Premier? Ora o mai più”. Ero a cena “Al Vecchio Porco”, Chinatown milanese. Ho ordinato cotoletta con patate, non me la sono sentita di chiedere un bollito. 
     


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