Uno così, alla Roma mancava dieci anni. Da Gabriel Omar Batistuta a Marco Borriello, passando per una serie di tentativi non proprio felicissimi (Carew, Mido, Nonda, Tavano, Marazzina, Toni), riuscendo a ridimensionare il problema della punta di peso con l’invenzione di Totti centravanti, un’intuizione spallettiana che in una notte genovese ribaltò la squadra con il quattro-due-tre-uno, dando inizio a stagioni di vittorie, con l’unica carenza di poter dire scudetto.

Uno così, dicevamo, la Roma lo aspettava dai tempi di Batigol, settanta miliardi di vecchie lire versati allora nelle casse della Fiorentina di Cecchi Gori, venti gol per uno scudetto. Stavolta la spesa è stata assai minore, dieci milioni di euro, venti miliardi.

Borriello si è messo sulle spalle l’eredità di Batigol senza nessuna paura, con quella sfacciataggine che è comunque sempre caratteristica dei giocatori che fanno la differenza. Serviva a questa Roma un centravanti come Borriello, uno, appunto, alla Batigol.