Una serata da dimenticare. Nei novanta minuti che avrebbero potuto portare la Roma al terzo posto, troppi calciatori hanno perso la testa. E non soltanto loro: anche l'allenatore non è esente da colpe. Sono mancate totalmente le sue indicazioni in corso di gara. Gli attaccanti erano o troppo a sinistra o eccessivamente a destra, i due mediani  statici e centrali, Cassani e Balzaretti davanti a loro hanno trovato delle autostrade. E Ranieri? In silenzio. Ha parlato, certo, ma in seguito davanti alle telecamere. Troppo tardi. Deludente l'atteggiamento dei calciatori più rappresentativi.

Nella lista non includo Pizarro, perchè in evidente ritardo atletico per via dell'infortunio, ma Mexes, Juan, Riise e De Rossi quando trovano dirimpettai aventi una minima idea di gioco, da potenziali campioni diventano veri e propri spettatori. Totti e Borriello meritano un capitolo a parte. Non si sono mai cercati. Ad avere le maggiori responsabilità il capitano giallorosso. In due-tre occasioni ha preferito calciare verso Sirigu da posizione impossibile, piuttosto che dialogare con l'ex centravanti rossonero. L'ossessione del gol ha avuto il sopravvento sul bene comune. Scherzo del destino: la rete alla fine è arrivata, ma inutile.

Anche Borriello, tuttavia, ha delle responsabilità: alcune azioni di insofferenza patite in partita devono far riflettere la società (se esiste). Non è assolutamente ammissibile vedere un centravanti che si sbraccia, protesta, urla all'aria perchè qualcuno non gli mette un pallone sui piedi o sulla testa. Borriello si è sempre distinto per la propria generosità, ma a Palermo ha preferito farsi gli affari propri. Molto brutta infine, la sua reazione dopo il 2-0 di Ilicic, quasi come a voler prendere le distanze dai propri compagni. Nulla è compromesso, ma se l'obiettivo della Roma è veramente lo scudetto (o entrare tra le prime tre) già da Verona dovrà tornare ad essere squadra, gruppo e non undici giocatori alla ricerca della prima pagina.