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  • Rossi contro Blu: la partita di Salah

    Rossi contro Blu: la partita di Salah

    • Vittorio Niccolai
    Liverpool-Chelsea. Come sempre, Mohamed Salah comparirà per ultimo dal tunnel d'ingresso del Main Stand. Forse stavolta si fermerà sotto l'avvertimento “This is Anfield”, che la leggenda Bill Shankly fece scrivere “per ricordare ai nostri ragazzi per quale maglia giocano, e ai nostri avversari contro chi giocano”. Dalla Kop si alzerà l'urlo “Non avete storia”; dal lato ospiti risponderanno “Siete storia vecchia”. Salah fa parte di entrambe le storie, e in questa prima parte di stagione sta scrivendo un nuovo capitolo di quella dei Reds. Jurgen Klopp ha cercato di nascondere il cannone dietro la schiena. “Mo è in un buon momento, ma non c'è bisogno di parlarne. Per me quello che ha fatto è già passato: ogni gara è differente.” Tradotto in inglese: un “understatement”, ovvero come minimizzare volontariamente 9 reti in 12 presenze in Premier League, davanti a calibri da venticinque centri a stagione come Kane, Morata, Lukaku. In patria l'hanno eletto “Re dell'Egitto” per aver trascinato con i suoi gol la nazionale a giocarsi un Mondiale dopo ventisette anni. Un re nato nel club egiziano El-Mokawloon di Nasr City, ma cresciuto e diventato grande in Europa, fra Svizzera, Inghilterra e Italia.

    PRIMI PASSI IN EUROPA - Gli inglesi si interessano a Mohamed Salah già nel 2012, ma il mezzo milione di prestito oneroso chiesto dall'El-Mokawloon viene ritenuto eccessivo dal Newcastle. Così il ventenne finisce al Basilea del presidente Bernhard Hausler: “Esordì con noi in un importante match di qualificazione di Champions League. Entrò all’80esimo ed ebbe il tempo di creare almeno cinque occasioni da gol, anche se purtroppo non segnò.” Poco male: qualche mese dopo la butta dentro contro il Tottenham, nei quarti di finale di Europa League, e il Basilea passa il turno. La rapidità è ciò che lo mette in evidenza: “Salah e Bolt potrebbero sfidarsi in una gara di velocità”, l'azzardo del suo ex-allenatore Murat Yakin. Giustificata dall'età non manca la componente giocosa, nei colpi che fanno divertire il pubblico e nell'atteggiamento vivace. Se ne accorge Gareth Bale, che nella gara di andata esce dal campo barcollando, dopo essersi bevuto per tutta la partita le finte dell'egiziano. In semifinale, ecco il Chelsea. Sono i Blues di Benitez, che eliminano il Basilea e andranno a vincere il torneo. Salah segna a Londra, ma si rende fantasma al St. Jacob-Park. Hausler commenterà: “Qualche volta sembrava come assente, un osservatore.” Sette mesi dopo si consuma la vendetta degli svizzeri, in Champions, con la firma di Salah su entrambe le vittorie: 1-0 in casa, 1-2 a Stamford Bridge. José Mourinho osserva Azpilicueta arrancare dietro all'ala avversaria e decide cosa chiedere ad Abramovich come regalo di Natale.

    LA GIOVINEZZA - “Nell'inverno del 2014 il Liverpool mi voleva, poi Mourinho mi ha chiamato e ho scelto il Chelsea”. Per scaldare la panchina. Salah vive nella metà campo avversaria, non è abituato ad accompagnare la fase difensiva oltre la linea di centrocampo. La Premier League gli prende le misure e gli cuce addosso i terzini, che mettono in risalto la sua debolezza muscolare. Con la fascia sinistra affidata ad Hazard, il tecnico portoghese finisce col preferire una figura più difensiva sul lato destro (Ramires), e l'ingaggio estivo di Fabregas spinge anche Oscar a cercare fortune sull'esterno. In un anno solare esatto, Salah mette insieme appena 19 presenze e 2 gol. A febbraio la Fiorentina lo accoglie in prestito gratuito, nell'operazione che porta Cuadrado a Londra. Montella lo sguinzaglia in attacco e gli dà licenza di affettare come meglio crede le difese avversarie, senza preoccuparsi dei ripiegamenti. Lo scetticismo dell'ambiente viene diradato dall'avvio esplosivo dell'egiziano: 6 reti nelle prime 7 partite, compreso un altro gol al Tottenham, nel 2-0 di Europa League. Discesa sulla destra, appoggio su Gomez e attacco dello spazio; il passaggio di ritorno del tedesco è abbondante, Vertonghen prende posizione e intercetta. Momo non si arrende, gli soffia la sfera e spara un sinistro alle spalle di Lloris. La sua definizione è qui, nella ricerca del triangolo con il riferimento centrale e nella caparbietà con cui prova a riconquistare una palla che sembrava persa. E anche nelle prestazioni impalpabili della seconda parte dell'esperienza viola. A giugno la società toscana decide di rinnovare il prestito, ma una scrittura privata permette al giocatore di liberarsi unilateralmente dal contratto. “Avevo il diritto di scegliere il mio futuro,” dirà. Davanti a una Fiorentina imbufalita, Salah finisce alla Roma di Garcia. Che dopo quattro mesi ridiventa la Roma di Spalletti. Il tecnico di Certaldo riesce a levigare i lineamenti più grezzi dell'attaccante: il campo non è più a senso unico, la generosità atletica è al servizio della squadra. Escono fuori concretezza e costanza di rendimento. Tagli profondi, controlli orientati e accelerazioni. Con la Roma sono 34 gol e 18 assist in 83 presenze.

    MATURITÀ NEL MERSEYSIDE - Grazie all'esperienza nella capitale, il Salah che quest'estate arriva al Liverpool per 42 milioni sembra ormai un giocatore completo. “Al Chelsea era un bambino, ora è un uomo,” le parole del suo nuovo allenatore, Jurgen Klopp. Continua a impressionare la lucidità con cui approccia il pallone dopo una progressione di quaranta metri, ma i miglioramenti riguardano la condizione fisica e l'attenzione alla fase di non possesso. Le sue qualità nella pressione e nel contrattacco si sposano con il gioco di Klopp, la sua abnegazione tattica libera il talento di Philippe Coutinho nella zona più centrale e profonda dello schieramento offensivo. Qui, in attacco, i ritmi si alzano, non c'è più spazio per i manierismi: Salah sconcerta le difese avversarie con la sua imprevedibilità. Può lanciarsi in ogni direzione, e se perdi l'attimo giusto sei già alle sue spalle, a rincorrere. Kenny Dalglish, bandiera del Liverpool con cui ha vinto tre Coppe dei Campioni, lo definisce l'acquisto più eccitante dell'estate. E José Mourinho non sembra sorpreso: “Al Chelsea mostrava già grandi potenzialità. In Italia è progredito, è diventato più maturo e solido.” Può ancora migliorare? I suoi limiti sono quelli del Liverpool di Klopp, palesati nella sconfitta di ottobre contro il Tottenham e nel pareggio a Siviglia: se viene a mancare il ritmo la squadra si sbilancia (anche per l'assenza di un centrocampista di equilibrio, collante fra le linee di difesa e centrocampo) e le ali non hanno più supporto; il gioco dell'egiziano si impoverisce e la sua unica soluzione, il movimento ad accentrarsi sul mancino, può essere gestita contrapponendogli sulla fascia sinistra un destro naturale come Serge Aurier o un terzino aggressivo come Sergio Escudero. “Abbiamo modificato il sistema. Vogliamo difendere più compatti,” la risposta di Klopp. Perché la crescita del calciatore passa attraverso i progressi della squadra. “Se rimane qui per tre o quattro anni ha le doti per eclissare tutte le altre ali,” dice Jamie Carragher. Ad Anfield ci credono. 
     

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