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  • Sabatini: Juventus da Rimini a Berlino come in una favola

    Sabatini: Juventus da Rimini a Berlino come in una favola

    Era il 9 settembre del 2006. Il 9/9 di 9 anni fa. E anche il numero - per tradizione perfetto - aiuta a raccontare il cammino perfetto della Juventus. Da quel giorno: dall’1-1 contro il Rimini alla prima giornata di Serie B allo stadio "Romeo Neri". A oggi: alla finale di Champions League contro il Barcellona all’Olympiastadion di Berlino.

    Siamo al 6 giugno. 6/6: la perfezione rovesciata di una storia che la Juventus ha ribaltato. Nove anni fa era rancore e ingiustizia, depressione e rabbia. Nove anni dopo è orgoglio e serenità, allegria e forza. E un altro numero, l’1 di Buffon, l’unico che riesce a prendere tutti questi sentimenti per mano. Sono le stesse mani foderate dai guanti che si opporrano a Messi, l’erede di Maradona. Eppure nove anni fa non erano riuscite ad opporsi a un gol di Adrian Ricchiuti, attaccante del Rimini e argentino di Lanus, il paese dov’è nato Maradona.

    La storia offre incroci meravigliosi, che poi il destino si diverte a connettere. Partire da nove anni fa è giusto, perché consente di raccontare un’avventura senza precedenti. Ma si rischia – e non è giusto – di trascurare la cronaca. Stasera sarà la nona partita, significativa, della Juventus in questa Champions League. Le prime otto sono facilmente riconoscibili. E riconducibili ad aggettivi sintetici. A Madrid contro l’Atletico vice-campione d’Europa, l’ultima Juve ancora legata a schemi del passato: "impaurita". Invece "astuta" nel pari della qualificazione come seconda del girone. In casa contro il Borussia Dortmund "attenta" ma nel ritorno già "prepotente". Poi contro il Monaco "intelligente" all’andata e "furba" nel Principato. "Entusiasta" in casa contro il Real e atleticamente "fresca" nel ritorno al Santiago Bernabeu.

    L’aggettivo di stasera ancora non c’è. Non può esserci, adesso. Solo uno è stato vietato da tutti: "accomodante". Guai a dire che comunque vada sarà un successo, più altre frasi fatte da perdenti del primo minuto. Se sarà sconfitta, la squadra ha promesso di esserlo solo al novantesimo. Così la Juve giocherà per Chiellini, che qui a Berlino sta a guardare mentre a Rimini stava a giocare. E lo farà con Marchisio, che quel primo sabato di purgatorio in B era un ventenne in panchina, invece oggi può consacrarsi centrocampista più bravo (e più sottovalutato) d’Europa. Si batterà per Andrea Agnelli, ex giovanotto frastornato del 2006: fosse stato al comando allora, con la stessa personalità di oggi, chissà che storia sarebbe stata scritta. E lo farà con Bonucci, che vuol ricordare anche i 39 morti dell’Heysel trent’anni fa. Giusto.

    Giustamente la storia offre assist meravigliosi per scrivere e ricordare, fino all’ultima riga dell’ultima pagina. Però non tutte le storie hanno un epilogo felice. Quello spetta solo a poche favole. Infatti l’ultimo aggettivo per la Juve che conclude il viaggio iniziato a Rimini sarebbe "favolosa". Ma è racchiuso dentro una coppa, la Champions League. A Berlino. Dove il cielo è azzurro dal 2006: ma questa è un’altra storia, un’altra favola…
     

    Sandro Sabatini
    Twitter: @Sabatini – Facebook: SandroSabatiniOfficial

     

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