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  • Samp, dal paradiso a un finale “d’inferno”

    Samp, dal paradiso a un finale “d’inferno”

    E' fisicamente e mentalmente impossibile giocare bene un intero campionato, specialmente per chi ha pure l’impegno di Coppa. Le squadre forti, le squadre che di vertice, sono quelle che riescono a fare risultato anche nelle cattive giornate. Ci riescono perché sono consapevoli della loro forza (ma mai supponenti o presuntuose) e rifiutano l’idea della sconfitta. Si chiudono, aspettano il momento buono. E colpiscono. Ieri la Samp c’era riuscita, a pochi minuti dalla fine si è trovata in mano tre punti immeritati ma che l’avrebbero proiettata in vetta. Il modo in cui ha preso due gol in tre minuti non va catalogato alla voce sfortuna. Soprattutto perché è la terza volta, dopo il Werder Brema e il Psv, che subisce un gol nel finale, proprio quando la questione sembra risolta. Col Werder l’aveva fregata aver segnato il gol del 3-0, col Psv l’essere riuscita a rompere l’assedio degli olandesi, col Napoli è stato fatale andare in vantaggio. Finché c’è da soffrire la squadra è compatta e concentrata. Il problema è restare cattivi quando le cose si mettono bene, e sputare sangue fino al 95’. Cavani è stato in grado di rientrare in chiusura su Cassano fino nella propria area, e di segnare il gol decisivo dall’altra parte.

    La partita col Napoli era la prova del nove per capire se la Samp può puntare in alto. Al momento la risposta è no: ha ancora troppi limiti in difesa e giocare ogni tre giorni è una zavorra troppo pesante. 

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