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    Sampmania: il peso delle parole

    Sampmania: il peso delle parole

    • Lorenzo Montaldo
    Proprio ieri, prima del durissimo comunicato della Federclubs dedicato a Ferrero, avevo iniziato a scrivere un Sampmania incentrato sul presidente. “Sbagliano tutti, anche Ferrero”, era il titolo. Mi riferivo ad alcune dichiarazioni rilasciate nel post partita del match con il Napoli dal presidente doriano, in particolare a quell’uscita sugli striscioni che ‘se voglio li metto io, non i tifosi’  e ovviamente all’affermazione dei ‘quattro scappati di casa’. Il comunicato dei clubs mi ha battuto sul tempo. C’è però secondo me un errore di fondo. In molti stanno attribuendo l’ira del pubblico della Samp all’ormai celebre frase sugli scappati di casa, ma se dovessi dare un’interpretazione personale direi che a far deflagrare l’esplosione è stata più che altro la considerazione sugli striscioni. Quasi a voler delegittimare una gradinata che invece è libera di esternare opinioni, malumori e anche  - pensate un po’ – persino dissensi. 

    Non reggono le solite repliche che si leggono ormai ovunque sui social network, quelle frasi vuote e vacue del tipo “Se non vi va bene come fa il presidente, venite a farlo voi”. E non ha fondamenta neppure il solito trito e ritrito adagio che recita “La Sampdoria è sua, i soldi li mette lui, ne fa quello che vuole”. No, proprio no. E’ un concetto inaccettabile, perché al di là dei banali luoghi comuni  sulle tifoserie e sul loro rapporto con i presidenti, ci si dimentica un particolare importante. Il concetto della ‘proprietà’, ergo ‘sono padre e padrone’ è valido per qualunque azienda  (neppure troppo, per la verità) ma di sicuro non si può applicare per il calcio. Una squadra di pallone ha anche una funzione sociale, un valore affettivo e un humus di passato condiviso e di esperienze che appartengono ad una S.P.A., non ad una persona fisica. E gli azionisti di questa Società Per Azioni sono i tifosi, che hanno investito tanto, tantissimo nella loro azienda. L’hanno sostenuta dedicandole tempo, attenzione, sogni, dolore e pure parecchio denaro. Al fianco del valore contabile c’è quindi un capitale difficilmente quantificabile, ma solido e reale. Se ci pensate, tutti i discorsi relativi al bacino d’utenza, o al diverso peso che i club hanno sul pubblico, derivano proprio da questo criptovalore. E i dividendo emotivi vanno ridistritibuiti con chi ha investito.
     
    Dicendo “Gli striscioni se voglio li metto io. E se non capiscono niente, che stessero a casa"  Ferrero ha ignorato la legittimità di critica e la libertà di espressione. Minimizzando lo striscione in Gradinata, si è dimenticato di rendere conto a quelli che sono membri del suo Consiglio di Amministrazione. Oltretutto,i sostenitori blucerchiati stavano evidentemente comunicando un messaggio condiviso, perché se esponi una scritta di tali dimensioni, nella parte superiore e inferiore della curva, significa che la tuttii gruppi della tifoseria sono concordi. Si è visto anche nella firma congiunta apposta sul comunicato. Vorrei aggiungere ancora una cosa, però: non credo esista nulla di più odioso delle fazioni, dei partiti ideologici di quelli ‘a prescindere’. Questo comunicato di fatto accentuerà ed esaspererà la dicotomia già ben evidente tra gli aziendalisti a prescindere e i bastian contrario per vocazione. Ben venga il confronto (in questo spazio lo noto spesso), non lo scontro a priori. Ora partirà la faida tra i ‘pro Ferrero’ e i ‘contro Ferrero’, quasi come se non si potesse avere una posizione intermedia. In questo senso, io mi sento una pecora nera: penso che il presidente blucerchiato abbia fatto ottime cose, che gli vengono costantemente riconosciute (centro sportivo, strutture per le giovanili, circondarsi di collaboratori capaci sul mercato etc) ma anche tanti, tantissimi errori, specialmente a livello comunicativo. Certe frasi proprio non possono passare.

    Onestamente non so come possa ricomporsi questa frattura tra pubblico e proprietà, ma quello che sogno io è una tifoseria senza i partiti e la militanza ideologica a prescindere, in questo o quello schieramento. Un ambiente dove si analizzino i fatti, e in cui si possa anche dissentire da quella che è l’opinione comune. E poi, sogno una Sampdoria in cui si dia importanza anche alle parole. Chiunque, a qualunque livello. Dite che è chiedere troppo?

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