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  • Scudetto, una volata per pochi

    Scudetto, una volata per pochi

    di Riccardo Celin

    Non è la Premier con le sue sei squadre di prima fascia, con i suoi stadi mozzafiato, con giocatori che corrono come macchine da corsa, non è la Liga di Messi e Ronaldo, piena di tecnica sopraffina, né la Bundesliga della corazzata bavarese o la Ligue 1 del PSG multimilionario e piglia tutto ma a noi piace così. Il campionato italiano è il più difficile ed emozionante d'Europa: fa gioire e soffrire nella stessa partita come nessun altro. Non è più spumeggiante e pieno di talento come un tempo ma è sempre una guerra d'astuzia e organizzazione, una partita a scacchi in cui ogni pedina conta, una danza tra serpenti. 

    La Juventus iniziò il campionato con metà rosa rinnovata ed oggi sembra che i giocatori giochino insieme da sempre. Merito di Allegri e della società che hanno saputo programmare ed investire sui giocatori adatti al progetto e nonostante l'inizio disastroso non abbiano mai perso la fiducia di raccogliere i frutti del proprio lavoro. E che lavoro!, viene da dire, guardando la striscia di quindici vittorie di fila infilata dalla società torinese tra l'autunno e l'inverno, fino a conquistare la vetta della classifica a discapito del Napoli. La rosa a disposizione di Allegri è la più completa e duttile del campionato ed il turn over, sempre utilizzato da inizio stagione vuoi per necessità visti gli infortuni o per scelta strategica, ci mostra una squadra che non accenna ad abbassare i propri ritmi dimostrandosi capace di esprimere la propria filosofia di gioco anche con sistemi di gioco differenti. Rimane la favorita per la vittoria finale, è la squadra da battere.

    Discorso diverso per Napoli ed Inter, nonostante in estate abbiano adottato strategie di mercato diverse: la prima acquistando pochi giocatori e propedeutici alle idee di Sarri (cosa non vera in realtà visto il cambio forzato di sistema di gioco dopo appena tre partite), il tecnico toscano dovrebbe utilizzare di più le riserve per far rifiatare i propri titolari ed avere l'opportunità di essere ancora in gioco per la volata finale ma è chiaro a tutti che non si fidi della qualità della rosa a sua disposizione, già a settembre si era espresso giudicando insufficiente la campagna acquisti effettuata dalla società. 
    La seconda, assecondando il volere di Mancini di epurare in fretta i giocatori non ritenuti all'altezza di rilanciare l'Inter nelle prime posizioni di classifica ed acquistare giocatori con individualità gradite al tecnico senza considerare la necessaria eterogeneità della rosa (la squadra si trova senza registi). Il risultato di queste scelte di mercato è una squadra tutta corsa ed individualità, senza un'evidente identità di gioco e con idee molto confuse (non si contano più i sistemi di gioco e moduli cambiati dall'allenatore dall'inizio della stagione), forse dovremmo ricordare a Mancini che questa non è l'Inghilterra! In Italia non puoi pensare di vincere puntando tutto sull'individualità perché con il tatticismo nostrano senza un'organizzazione corale non si va lontano. La caduta.


    La Roma dopo essere sprofondata a causa della confusione del proprio allenatore e della sua incapacità di convertire le proprie idee in strategie vincenti adatte al calcio nostrano, sembra essere rinata con il ritorno di Spalletti ed i colpi El Shaarawy e Perotti. Lo dimostrano le sei vittorie di fila. In attesa del ritorno del vero Dzeko, se il Faraone sarà quello della rimonta champions con il Milan tre anni fa ne vedremo delle belle. La risorta.

    Infine la Fiorentina del mago Sousa, calcio spagnolo fatto di possesso palla, attacco posizionale e pressing alto. Se avesse una panchina più lunga avrebbe potuto tentare l'impresa. Crederci fino alla fine.

    Ne rimarrà soltanto una.

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    La risposta del Direttore:

    Caro Riccardo,
    complimenti. Sono stati scritti tantissimi articoli su Vivo Per Lei, nell'ambito del concorso "Editorialista per un giorno". E il tuo è stato il migliore. Homepage di Calciomercato.com meritatissima!  


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