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  • Skriniar: 'Porto l'Inter in Champions, ma non so cosa accadrà in futuro'

    Skriniar: 'Porto l'Inter in Champions, ma non so cosa accadrà in futuro'

    Tutti pazzi per Milan Skriniar. In pochi mesi il difensore slovacco si è preso l'Inter e ha attirato su di sé le attenzioni dei top club europei. In vista della sfida con la Juventus di domani sera, il classe '95 ha parlato a Repubblica e si è soffermato anche sul suo futuro: "I complimenti sono belli, ma un atleta non deve ascoltare, se no si deconcentra e non rende. Non so cosa accadrà in futuro. Ora voglio essere perfetto solo per l'Inter, l'unico orizzonte è portare il club in Champions, è così importante per tutti noi. Uno dei miei sogni è alzare quella coppa, ma per prima cosa vorrei giocarla. Spero proprio di farlo con l'Inter".

    SULLA JUVENTUS - "Me la aspetto incavolata nera e cattiva, deve vincere. Ma anche noi siamo pronti e cattivi: lo stadio ci darà una carica enorme, abbiamo superato una crisi che ci ha resi più forti, nelle ultime 9 abbiamo preso solo 2 gol. Ma loro per carità, sono la Juve. Higuain, Mandzukic, Dybala, Douglas, e quei centrocampisti. Ma li attaccheremo. L'intervento difensivo che mi piace di più? Quando l'uomo mi punta, ma io intuisco, metto il piede, porto via e faccio ripartire la squadra: che soddisfazione. Con Insigne mi riuscì spesso a Napoli, era difficile con lui. Per noi difensori gli attaccanti più duri sono quelli che si muovono molto, che danno profondità ma poi rientrano anche, tipo Belotti che è pure grosso, tipo Simeone, sono faticosi. Invece Higuain o Dzeko non corrono tanto, ma se hanno la palla in area addio. Un lavoraccio. Il più bravo in assoluto qui è Koulibaly. Nel mondo, Sergio Ramos. Sempre presente? Mi piace, voglio starci sempre in campo. La fatica la sento, ma l'importante è il recupero, conosco il mio corpo. Poi vivo un sogno. Credetemi, mai avrei pensato di trovarmi qui, all'Inter, e domani c'è la Juve a San Siro con 80mila persone. Mi sembra tutto incredibile. Ma non posso sempre sognare, devo vivere questa vita. Anche la mia famiglia non crede ai suoi occhi, siamo persone semplici, veniamo da un paesino sotto le montagne dove si conoscono tutti. Quando torno ci sto bene, ho i miei amici, è casa".

    SUGLI INIZI - "Sono sempre stato centrocampista, solo davanti alla difesa o in coppia. Poi allo Zilina l'allenatore Adrian Gula mi convince ad arretrare: mi trovo bene, non mi muovo più. Da difensore mi chiama la Samp. Dove comincio a capire davvero come si gioca in questo ruolo. Grazie a Giampaolo, bravissimo. Imparo a muovermi sulla linea, a orientare il corpo in direzione della palla, a stare in posizione attiva, se no l’attaccante ti frega già col primo movimento. E guardare la palla, poi il compagno, poi l'avversario, e agire d'orchestra con la linea. Imparo a pensare. E contro i giocatori più forti e veloci che avessi visto. Prima, dovevo solo andare a impattare sul centravanti e via. Quello è stato il grande salto. Dalla Samp all'Inter è stato più facile, ormai conoscevo meglio me stesso e la Serie A. Spalletti è un altro maestro, ero pronto a seguirlo".

    SULLA VITA PRIVATA - "La Slovacchia? Il piatto tipico è l’halusky, gnocchi di patate, con sopra il bryndza, formaggio tipico, e spolverata di pancetta. Molta birra, poco vino. Tanti bevono la kofola, una specie di cocacola, io no. Ci conoscete perché vi abbiamo eliminati ai Mondiali 2010, per le donne belle, perché siamo forti a hockey su ghiaccio. Poi forse non accadono molte altre cose speciali, da noi. La ricchezza improvvisa? Non mi ha cambiato niente. Lo sento dentro me stesso e lo dice chi mi conosce. Fuori ancora meno: guido la macchina aziendale, è perfetta, la mia l'ho girata a mio fratello. Comprerò casa in Slovacchia, certo. Amo famiglia e amici, vengono qui e li porto sempre in piazza Duomo, ora basta. Con la mia fidanzata Barbora e il cane Bella andiamo per laghi, Garda e Como, e per montagne, per parchi".

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