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    Ti amo, anzi ti odio: Salah, il rimpianto più grande del calcio italiano

    Ti amo, anzi ti odio: Salah, il rimpianto più grande del calcio italiano

    • Antonio Martines
    Strana storia quella di Mohamed Salah. Che avesse potenzialità da fuoriclasse si era capito subito e a occhio nudo sin dai tempi del Basilea. E infatti non fu un caso il suo passaggio al Chelsea per 15 milioni di euro, ma i suoi due anni in blu rischiarono di diventare un limbo che a momenti bruciò la sua carriera, facendolo crollare in termini di aspettative e considerazione, tanto che molti pensarono che si trattasse del solito velocista con una bella tecnica e niente di più. Cosi quando si trasferì in prestito alla Fiorentina, arrivò come una sorta di oggetto misterioso, una pedina utile al Chelsea per l'arrivo di Cuadrado a Londra. Ben presto però, si capì che il vero affare lo avevano fatto i viola e non i blues, infatti l'egiziano ci mise pochissimo tempo per far dimenticare il colombiano, che nei meccanismi della squadra di Montella sembrava una pedina fondamentale e insostituibile. Salah conquistò in fretta i cuori dei tifosi viola e in 26 partite mise a segno 9 gol, in particolare una doppietta spettacolare contro la Juventus in Coppa Italia, che consentì alla Fiorentina di espugnare lo Stadium.

    IL SALTO IN ITALIA - A fine stagione il rinnovo sembrava cosa fatta oltreché doverosa, ma Salah non fu dello stesso avviso, e come era già accaduto in passato (con Baggio) e come sarebbe accaduto dopo (con Bernardeschi), la Viola si ritrovò sedotta e abbandonata, come in una sorta di maledizione storica. Probabilmente nella decisione di quel clamoroso e inaspettato tradimento ci fu anche l'addio di Montella, fatto sta che l'egiziano preferì il trasferimento in una piazza più grande e ambiziosa come quella della capitale. I tifosi viola videro così svanire per l'ennesima volta il sogno di trovare un nuovo beniamino in grado rinnovare i fasti che un tempo regalarono i vari Antognoni, Batistuta e Rui Costa. All'ombra del Cupolone il Messi d'Egitto non tarda ad ambientarsi, e nella Roma trova spazi e trame per esibire la sua spaventosa velocità, fondamentale per le verticalizzazioni tipiche del gioco di Spalletti. Si mette in luce soprattutto per la sua capacità nel creare gioco e regalare assist per Dzeko, che anche grazie a lui ritrova fiducia in se stesso e un istinto da goleador che sembrava ormai perduto, tanto da diventare addirittura capocannoniere. Salah con la maglia della Lupa dimostra di essere un giocatore che fa la differenza, è l'apriscatole delle partite difficili, il jolly in grado di rovesciare situazioni complicate, il tutto corredato da 34 gol in 83 partite. Sembra soprattutto un giocatore in grado di regalare nuovi orizzonti tattici ad una squadra che, con l'addio del Mito Totti, sembrava ancora alla ricerca di una nuova visione del futuro.

    LA SVOLTA A LIVERPOOL - Proprio per tutto questo, la sua cessione alla fine della stagione scorsa ha del clamoroso. Monchi infatti accetta l'offerta del Liverpool per 50 milioni di euro, una cifra che un anno fa sembrava solo il prezzo giusto da pagare per un calciatore da sacrificare sull'altare della stabilità dei conti. Una cifra che però ad un anno di distanza, si è tramutata in un autentico boomerang, visto che nel frattempo Salah è stato protagonista di una metamorfosi che per certi aspetti ha dell'incredibile, perché la sua media gol, che negli ultimi anni era andata sempre crescendo ( 14/15 – 0,38; 15/16 – 0,41; 16/17-0,48) , nella stagione in corso fa un vero e proprio salto quantico attestandosi (per ora) ad un clamoroso 0,94 gol a partita, che lo mette sullo stesso piano statistico dei due miti del calcio moderno: Cristiano e Messi. L'egiziano si trasforma cosi da "semplice" ottimo giocatore tendente al campione, in un vero e proprio fuoriclasse in grado di fare la differenza da solo, trovando nella squadra di Klopp il suo personalissimo paradiso, soprattutto dimostra a tutti, come nel calcio moderno, poche variabili possano fare la differenza.

    Perché con il senno di poi, rimane comunque enorme il mistero, di come un giocatore che nella nostra Serie A era considerato solo un buon giocatore, sia potuto diventare il protagonista assoluto della Premier di questa stagione. Soprattutto dovrebbe far aprire un dibattito interno al calcio italiano, un calcio che evidentemente da sempre carica di eccessivi compiti tattici dei giocatori, che invece una volta liberati di questi pesi dimostrano tutto il loro talento, sprigionando non solo le proprie abilità in termini di gol, assist e incidenza statistica; ma soprattutto a livello di fantasia, una caratteristica che da noi è stata fin troppo demonizzata nel corso degli ultimi 20 anni. Solo cosi si può spiegare il giusto (ma anche un po' confuso e inaspettato) rimpianto che fiorentini e romanisti nutrono per un giocatore che con le loro rispettive maglie aveva dimostrato di poter essere qualcuno, ma poi lo è diventato a tutti gli effetti in un palcoscenico (sicuramente più importante) come quello dei reds, che però  ha saputo soprattutto costruirgli intorno una squadra, valorizzando al massimo le sue peculiarità e trasformandolo nel fuoriclasse che ha praticamente giustiziato da solo la Roma nella partita di andata delle semifinali di Champions. Salah deve essere un monito per tutto il nostro calcio, che nonostante non sia più da ormai quasi 20 anni l'ombelico del mondo, continua a conservare la stessa spocchia accademica dei tempi che furono.

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