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  • Timossi: Milan, Berlusconi rimpiange Sarri e pensa alla rivoluzione

    Timossi: Milan, Berlusconi rimpiange Sarri e pensa alla rivoluzione

    Sarri! Lui si che insegna calcio. Silvio Berlusconi è un uomo che ha deciso di vivere senza rimpianti. Solo così crediamo si possa comprendere la sua fame atavica. L’appetito berlusconiano, cibo escluso, continua a giocare con tutti i piaceri della vita: dalle femmine al potere. Però stavolta, festeggiando i suoi primi 79 anni, il cavaliere decaduto ha confessato sottovoce almeno un rimpianto. Berlusconi rimpiange di non aver portato a Milanello il maestro Maurizio Sarri, di essere stato coerente e quindi di aver impedito a un comunista vero di lavorare per lui. Ci aveva pensato e anche lungamente. Avevo riflettuto sul fatto che, negli ultimi tempi, un post comunista toscano era stato l’unico capace di salvarlo del totale oblio politico. Però Sarri non è un post comunista. Tanto che dell’attuale premier, boa di salvataggio del decotto berlusconismo, l’allenatore dell’Empoli (ora mastro a Napoli) aveva già spiegato: “Io sono di sinistra, ma non come Renzi”. Accidenti, che testardo. Berlusconi voleva, ma davvero non poteva mettersi in casa un tipo così. E setacciando dubbi, elementi a favore e giudizi contrari, il presidente del Milan si era anche soffermato su un dettaglio, un elemento a lungo decisivo nella sua fortunata vicenda politica: Giuliano Ferrara. L’ex comunista Ferrara ha fatto le fortune politiche di Berlusconi, ha rappresentato per anni il pensiero più intelligente, acuto e innovativo di Forza Italia. “Sì, però alla fine mi ha rotto i maroni anche Giuliano, intanto perché non si metteva mai a dieta – avrà pensato Silvione -  E poi, diciamolo, se nasci comunista finisci sempre per ribellarti alla tua condizione di servitù. Non solo: Ferrara almeno ha rinnegato i comunisti, questo Sarri invece non ci pensa neppure lontanamente a rinunciare alla propria fede. Niente: andiamo su Sinisa Mihajlovic e facciamola finita”.

    Ora però Berlusconi pare pentito. Lo ha confessato a fine settembre, nella fastosa cena organizzata per il suo compleanno. Lo ha detto sottovoce, perché tra gli invitati c’era pure l’allenatore del Milan. Ma lo ha confessato, un mio amico c’era  e me lo ha raccontato. Berlusconi non contesta a Mihajlovic il sistema di gioco prescelto. Di più, dicono che di sistemi Berlusconi non parli mai. Stento a crederci, ma la mia gola profonda insiste. Berlusconi, almeno nel suo intimo, almeno quando parla in libertà con amici e collaboratori fidati, non entra come un bisonte neppure sugli uomini scelti dall’allenatore. Vero, qualcuno della vecchia guardia gli piace più di Bertolacci. Per essere più chiari: Bertolacci non piace a Berlusconi. Sbaglia presidente, perché l’ex genoano sarà tra i migliori acquisti degli ultimi anni. Mentre Kucka, altro ex rossoblù,  è giocatore molto gradito al presidente, che forse sbaglia anche stavolta.  Però sono due le cose che indispettiscono di più Berlusconi. Imputa a Mihajlovic una scarsa rapidità nel leggere le situazioni tattiche durante la gara. E non gradisce del tutto il tipo di lavoro svolto a Milanello durante la settimana. “Mihajlovic è bravo, ha carattere, coraggio, è abile nei rapporti con i giocatori. Però…”. Però? “Non insegna abbastanza calcio e così non si possono far crescere i nostri giovani, soprattutto quelli della difesa”. Ora chi, come il mio amico, conosce bene il pensiero berlusconiano ci invita a tradurre il tutto con una sola frase: “Mihajlovic non mi piace e non mi piace neppure il fatto che Galliani ci abbia fatto spendere tutti quei soldi per Bertolacci e se non vinciamo con il Torino mi sa che stavolta faccio una bella rivoluzione”. Come facevano i comunisti. “Non esageriamo, anche perché Sarri ormai sta a Napoli e di allenatori che sappiano insegnare calcio ne esistono più pochi, almeno liberi in questo momento. Però, se perdiamo a Torino cambio, cambio tutto”. Magari no, le idee cambiano nelle strategie dell’ex cavaliere. Una manciata di ore e si vedrà. Comunque c’è sempre qualcosa da imparare, parola di Berlusconi.

    Giampiero Timossi

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