Si è parlato spesso di 'anno zero' in casa Toro, in particolar modo da quando Urbano Cairo è presidente. Probabilmente, in questa stagione, i fatti si avvicinano per la prima volta alle idee e ai progetti (presunti o reali che siano): se non altro il Toro, con i suoi dirigenti, sta ascoltando l'allenatore e le sue esigenze. E in questa finestra di mercato l'ha accontentato, per quanto possibile. Certo, la 'ciliegina' Almiron non è arrivata e sarebbe stata un valore aggiunto incredibile per questo Toro, soprattutto secondo Ventura. Il Catania però non lo ha lasciato partire e i granata si sono dovuti accontentare. 

In altri tempi, Cairo sarebbe andato a prendere un centrocampista qualunque, pur di poter dire 'uno l'abbiamo comprato', ma stavolta ha optato per una scelta più intelligente, condivisa dall'allenatore: 'O le prime scelte, o stiamo bene così'. E questo è successo: è arrivato Barreto in attacco e un secondo portiere alle spalle di Gillet, Ferdinando Coppola, un grande uomo prima che un ottimo estremo difensore (anche se non perfetto con i piedi). Jonathas 'sostituisce' l'inevitabile partenza di Sansone: partirà dietro Meggiorini, Barreto e (forse) Bianchi, e tanto di meglio il calcio italiano non offriva come quarta punta. 

Il resto del mercato del Toro è stato un 'giro' di giovani molto intenso, ma probabilmente condivisibile e che potrà rivelarsi redditizio. Gomis e Suciu dovevano andare a giocare, così come Verdi. In compenso sono arrivati due giovani dal Belgio, segno che allora anche il Toro è attivo fuori dal mercato italiano: Dolly Menga dal Lierse e Nathan Kabasele dall'Anderlecht, rispettivamente un '93 e un '94, avranno tutto il tempo per dimostrare che i veri colpi (per ora solo potenziali) di questo mese di trattative, sono stati loro. E se così sarà, il Toro potrà prendersi qualche rivincita sugli scettici, sì, ma per il proprio bene dovrà anche badare a non smettere di proseguire su questa strada.