Sansone sì, Sansone no, Sansone forse. Ventura e il Toro hanno attraversato tutte queste tre fasi prima di incrociare la via del primo gol in Serie A dell'ex giocatore del Sassuolo. L'exploit del numero 24 granata, domenica al 'San Paolo', si spiega in tanti modi: non va dimenticato, ad esempio, quel pizzico di fortuna necessario in ogni 'circostanza' di successo. Più della buona sorte, tuttavia, nella breve prestazione di Sansone ieri è stata messa in risalto un'altra qualità, non apprezzata prima d'ora: essere al posto giusto nel momento giusto, e riuscire ad approfittarne.

Certo, non capita tutte le domeniche di ricevere regali come quello concesso gentilmente da Aronica, ma è altrettanto vero che in pochi, anzi pochissimi, avrebbero inseguito quel pallone in quel modo, con quella fame e quella voglia di farlo proprio. In questo senso Sansone ha ricordato un po' il famelico Pippo Inzaghi, attaccante certamente non amato dalla piazza granata, ma che ha fatto, attraverso questo genere di gol, una carriera straordinaria. Sansone rispetto all'ex milanista ha tecnica e qualità da vendere, ma forse ha la sua stessa fame. La punta granata ha i numeri per stare in Serie A (ma dovrà ancora confermarsi) e ha le doti per risolvere le gare facendo girare a favore del Toro quegli episodi che fino a ieri avevano voltato le spalle a Bianchi e compagni. 

Ventura ha temporeggiato per lanciarlo: conoscendo il valore del giocatore e riponendo in lui massima fiducia, ha preferito dosarlo, integrarlo nel sistema di gioco e nella categoria un passo alla volta. Tutto questo gli è costato forti critiche, ma il tecnico genovese sta iniziando a fregarsene di parole, critiche e polemiche. Solo così si potrà pensare a fare il bene del Toro. Anche Sansone lo sa: Ventura lavora per il bene suo e della squadra granata. E i risultati, a dispetto di una continuità di rendimento che manca, danno ancora ragione al tecnico genovese.