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    Udinesemania: Velazquez, da scommessa (criticata) a certezza quasi assoluta

    Udinesemania: Velazquez, da scommessa (criticata) a certezza quasi assoluta

    • Nicola Santarossa
    Un allenatore così a Udine non si era mai visto: forse è presto per poter trarre conclusioni di quest’importanza, ma ciò di cui i tifosi dell’Udinese sono certi è che negli ultimi anni un uomo come Julio Velazquez serviva come il pane. Nonostante sia uno dei meno pagati in Serie A, il tecnico spagnolo ha subito dettato le proprie regole, proiettando sul campo le sue idee grazie a un modulo flessibile ed a giocatori capaci di ricoprire diversi ruoli, aiutati da uno staff completo in ogni settore (novità è per esempio quella del Match Analyst, figura nuova del calcio moderno); domenica scorsa a Firenze è arrivata la dimostrazione che la truppa friulana è dotata di grande carattere, peculiarità che ultimamente mancava. Dopo il pareggio in rimonta sul Parma e la vittoria casalinga contro la Sampdoria, al Franchi si è vista una squadra ermetica e compatta, capace di difendere per più di 70 minuti un assedio quasi totale; a bordo campo il "vocione" di mister Velazquez si è potuto sentire per l’intera partita, spronando i propri giocatori a rientrare in difesa ogniqualvolta il pallone veniva regalato in uscita, offrendo una possibile palla gol agli avversari.

    Non è solo questo, però, che fa del volto nuovo del calcio italiano un allenatore molto interessante: sarà la giovane età, sarà che per la prima volta ha la possibilità di confrontarsi con un campionato tatticamente diverso da quello portoghese e spagnolo (dove allenava prima di approdare all’Udinese), sarà che dopo tanti anni ha potuto contare su un grande investimento da parte della società friulana sul mercato, ma la sua spregiudicatezza piace. Piace la disinvoltura con cui la squadra bianconera palleggia per costruire l’azione, piace l’aggressività che i giocatori mettono in campo per pressare gli avversari fino sulla trequarti, ma ciò che piace di più ai tifosi bianconeri sono senz’altro le scelte compiute e le sostituzioni fatte dall’allenatore per cercare, sullo 0-0, di vincere una partita complicatissima: e allora fuori Pussetto (ancora un po’ acerbo) e dentro Teodorczyc, attaccante in grado di far salire la squadra e di proteggere il pallone con il proprio fisico.

    Il gol della Viola arriva poco dopo, "preso da polli" dirà a fine match il d.s. Pradè, dopo una partita dominata dalla squadra di casa sotto l’aspetto del possesso palla e delle occasioni create. Altri due attaccanti (D’Alessandro e Vizeu) non sono bastati per riequilibrare il match, ma era proprio questo che i tifosi aspettavano: volevano la sfacciataggine di aspirare a vincere una partita che fino a poco prima sembrava destinata al pareggio, volevano un allenatore capace di impartire ai propri giocatori un’identità, ma soprattutto volevano una squadra (staff e mister compresi) con gli attributi, che non molla mai e che fino alla fine, con orgoglio e sacrificio, cerca in tutti i modi di cavarsela con i propri mezzi. Perché alla fine i friulani sono così, semplici e timidi, ma quando vengono chiamati in causa per dimostrare i propri valori, specialmente dopo una sconfitta, sono disposti a dar tutto, rialzando immediatamente la testa e rimboccandosi le maniche, pronti a guardare il futuro e raggiungere l’obiettivo desiderato.

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