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  • Mancini nervoso, le carezze fanno male

    Mancini nervoso, le carezze fanno male

    • Renzo Ulivieri
    Accadde anche a me un po’ di tempo fa. Perché non si può andare d’accordo con tutti e soprattutto è impossibile raccogliere la preferenza unanime delle persone. l’importante, però, è saper mediare, trovare la giusta combinazione per poter convivere insieme agli altri. La vita di un allenatore, come quella di tanti altri lavoratori, è fitta di momenti delicati, non è mai bello sentirsi in discussione e spesso la tensione gioca brutti scherzi, fa perdere la bussola. 

    "UNA ROBA BRUTTA" - Eravamo in sala stampa e un giovanotto di Repubblica mi chiese perché avessi fatto giocare Nervo centravanti invece che centrale. Io risposi alla sua domanda con un altra domanda: “Lo sai quando è uscito il primo numero del tuo giornale?” Non seppe rispondere. Non so ancora perché feci così, probabilmente per una riflessione che arrivava direttamente dal recondito: una roba brutta. Può capitare, quando ti trovi di fronte ad un ragazzo giovane o ad una signora, di pensare: “ma cosa vuoi che ne capiscano questi di calcio”. Ripeto, una roba brutta. Probabilmente, mi avesse posto lo stesso quesito un collega più anziano, non avrei risposto in quel modo. 

    GIORNALISTA/PSICOLOGO - Ho visto in diretta l’alterco tra Mancini e la giornalista. A volte la mancanza di risultati genera confusione, cancella la lucidità e si sfocia in cose di questo genere. Però non è sempre colpa degli allenatori, perché spesso e volentieri non si rispettano i ruoli ed il giornalista non si limita a porre la domanda, ma spesso intende scavare le coscienze, neanche fosse uno psicologo. Guardate cosa è successo a Sarri: è andato di fronte alle telecamere a chiedere scusa dopo l’episodio di Napoli in Coppa Italia. Era disarmato di fronte ai microfoni dei giornalisti, chiedeva scusa, ma tutti continuavano a fargli domande poco idonee al momento.

    CI HANNO RUBATO L'IDEA - Gli allenatori devono ritrovare la serenità di qualche anno fa. Una volta Pesaola in conferenza promise che la sua squadra avrebbe giocato la partita dell'indomani all’attacco. Poi andò a finire che non superò il centrocampo e allora, imbeccato dal giornalista che continuava a chiedergli che fine avessero fatto le promesse fatte in conferenza, rispose: “Noi avremmo voluto giocare all’attacco, ma l’avversario ci ha rubato l’idea”. Risposta geniale, che stempera i toni e lascia disarmato l’intervistatore. Altri tempi, altri modi e di certo non si può avere sempre la risposta pronta. 

    PUGNI E CAREZZE - Ci sono allenatori da sempre abituati a ricevere “carezze” dalla stampa. Non si capisce il perché, ma va così. Ma talvolta capita che la carezza si chiuda in un pugno e a quel punto genera improvvisi scompensi. Peccato, non dovrebbe mai accadere.

     

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