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  • Ulivieri a CM: 'Prandelli equilibrato. Benitez, che classe. La Juve ci crede. Ronaldinho fuori condizione'.VIDEO

    Ulivieri a CM: 'Prandelli equilibrato. Benitez, che classe. La Juve ci crede. Ronaldinho fuori condizione'.VIDEO

    • Gianluca Minchiotti

    Ai microfoni di calciomercato.com, Renzo Uliveri, presidente dell'Associazione italiana allenatori, analizza come tutti i lunedì i temi più importanti della settimana calcistica. Oggi si parla delle convocazioni di Cesare Prandelli, di Inter-Juventus, della crisi di Roma, Fiorentina e Parma, di Ronaldinho, di Calciopoli e del ritorno della violenza nel mondo del calcio.

    Iniziamo dalle convocazioni di Cesare Prandelli per il doppio impegno dell'Italia con Irlanda del Nord e Serbia. Ancora una volta il ct non può contare sul tridente che aveva pensato ad agosto: Amauri, Balotelli e Cassano. E' presente solo quest'ultimo, che oltretutto non sembra in un grandissimo momento. Fra i convocati invece tornano Criscito, Borriello, Zambrotta e Mauri. La convocazione di questi ultimi due giocatori, in particolare, non è indice del fatto che fra le nuove leve del calcio italiano manchino i talenti, specialmente in certi ruoli?

    "Probabilmente queste convocazioni dipendono anche dalle condizioni del momento di questi giocatori. Io credo che Prandelli stia aspettando anche i giovani, ma queste sono partite che possono valere la qualificazione agli Europei, non è che uno possa aspettare troppo. Quello del commissario tecnico mi sembra un discorso equilibrato".

    La convocazione di Mauri, che sta brillando nella Lazio capolista, è anche un premio alla squadra biancoleste di Edy Reja?
    "E' un premio al momento buono della Lazio, ma anche un riconoscimento per un calciatore importante, che sta vivendo un grande periodo di forma".

    Qual è il suo pronostico per i prossimi due match degli azzurri?

    "Non sono partite facili, perché all'appello manca qualche giocatore, soprattutto a livello di condizione. Bisognerà che l'Italia sappia adoperare anche la spada oltre che il fioretto. Nell'ultima gara, con le Far Oer, gli azzurri hanno giocato di 'tacco e di punta', mente in Irlanda del Nord bisognerà combattere e anche con la Serbia a Genova non sarà facile. Krasic pericolo numero uno? Ha dimostrato di essere un grande giocatore, un giocatore importante sul quale occorre sempre raddoppiare la marcatura".

    Passiamo al campionato. Un match Inter-Juventus che si conclude senza discussioni sull'arbitro è già una notizia, no?

    "Noi abbiamo sempre voglia di discutere degli arbitri e a me questa sembra una cosa abbastanza sciocca. In questo inizio di campionato a turno si sono lamentati un po' tutti, anche le grandi, il che fa piacere. E' quando si lamentano le piccole che dispiace un po' di più. Inter-Juve è stata una bella partita, fra due squadre che sono le migliori del campionato, in questo momento ma anche in assoluto, direi".

    Al clima sereno del match forse hanno contribuito anche le parole di Rafa Benitez, che alla vigilia ha stemperato un po' i toni, che si stavano accendendo in seguito a una frase forse un po' incauta di un suo dirigente, l'ad dell'Inter Ernesto Paolillo.

    "Benitez è un gran personaggio, un uomo di classe. Sa parlare, sa usare i giusti toni e sa di calcio. Basta vedere come tiene il campo la sua Inter, pur alle prese con assenze importanti. Sta dando un'impostazione diversa rispetto al suo predecessore. Credo che alla fine concorderemo tutti sul valore di Benitez, sia sul piano tecnico che umano".

    La partita del Meazza ha dimostrato che il gap fra Inter e Juventus, enorme nella scorsa stagione, si è ridotto. E' più merito dei bianconeri o demerito dei nerazzurri, che se nel 2010-11 potevano contare su un Balotelli, ora, in caso di assenze fra i titolari, devono utilizzare un Coutinho che forse è ancora un po' acerbo per certi palcoscenici?

    "Coutinho è un ragazzo, che va aspettato e che oltretutto sta giocando anche in un ruolo non suo, il che aumenta le difficoltà. La Juve è cresciuta, è cresciuta molto. Ha un allenatore che sta lavorando molto seriamente e che sta facendo delle scelte, anche difficili, come deve fare un grande allenatore. E' una squadra quadrata, che dà la sensazione di credere nel lavoro che sta facendo con l'allenatore".

    Continua, invece, la crisi di Roma, Fiorentina e Parma. In questi casi come si deve comportare un allenatore? A inizio settimana rivede la squadra, che ha perso l'ennesima partita, e cosa dice?

    "E' la difficoltà del mestiere dell'allenatore. La prima sconfitta è nulla, la seconda è nulla. Quando poi arrivano la terza e la quarta, quando affronti la squadra devi saper scegliere il tipo di atteggiamento da tenere".

    Ieri Mihajlovic si è assunto tutta la responsabilità del momento critico della Fiorentina. E' l'atteggiamento giusto?
    "Ci mancherebbe che un allenatore non si assumesse tutte le responsabilità. L'allenatore è il capo e il capo si vede quando le cose vanno bene ma soprattutto quando vanno male. Se non si assume le responsabilità quando le cose vanno male è un capo che vale poco".

    Capitolo Milan. In questo periodo si discute molto del ruolo di Ronaldinho: largo a sinistra in un 4-3-3 o dietro le punte, come sabato a Parma. Lei dove lo vede meglio?

    "La questione non è Ronaldinho, la questione riguarda gli equilibri del Milan. Il suo ruolo è quello di mezzapunta di sinistra. Se non va evidentemente non dipende dal ruolo e dalla posizione. Questi sono grandi giocatori che, quando stanno bene, ovunque tu li metta rendono. Se in questo momento Ronaldinho non sta rendendo dipende dalla sua condizione".

    Abbiamo assistito a un Inter-Juve senza polemiche, ma nelle prossime settimane invece le discussioni su arbitri, scudetti contesi e quant'altro rischieranno di essere fomentate nuovamente dal cosiddetto processo Calciopoli, che è ripreso in questi giorni a Napoli. Da quattro anni il calcio italiano vive in queto stato di doppiezza: da una parte c'è il calcio giocato, dall'altra questo mondo parallelo di processi che si staglia come un'ombra dietro al nostro calcio e che lo tiene per certi versi legato al passato. E' una situazione dalla quale non usciremo mai?

    "Il calcio giocato è quello più importante. Calciopoli fa parte del calcio parlato, ma è anche sostanza del calcio. Se la magistratura è dovuta intervenire significa che è, o è stata, una parte sostanziale del calcio. E' importante che se ne venga a capo e che si stabiliscano le responsabilità, se ci sono. Bisognerà vedere se l'impianto accusatorio reggerà o se qualcuno riuscirà a dimostrare di essere innocente. Io credo che si debba stare alle decisioni del giudice. La giustizia sportiva invece ha altri metri di valutazione, è più rigida rispetto a quella ordinaria, può decidere anche sulla base del semplice sospetto. Direi di aspettare con serenità, anche da parte di chi è coinvolto. Altre soluzioni non ce ne sono, sperando che le cose vengano fatte con giustizia".

    Per finire, l'ultima settimana ha visto anche un ritorno della violenza nel mondo del calcio. In particolare, due episodi hanno fatto scalpore: l'aggressione al portiere del Gubbio e l'atto intimidatorio nei confronti del presidente del Torino Urbano Cairo, al quale è stata recapitata una testa di maiale. Sono segnali pericolosi?

    "E' un calcio che, da questo punto vista, non deve essere lasciato andare. Ognuno deve fare il proprio mestiere: il calciatore deve fare il calciatore, il presidente il presidente, l'allenatore l'allenatore, eccetera. E il tifoso deve fare il tifoso, punto. Se va alla partita e disapprova fischia, se approva applaude. Altri tipo di comportamento non riesco a vederne in un mondo normale".

    (L'appuntamento con Ulivieri tornerà fra due settimane, dopo la sosta e le partite della Nazionale).
     


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