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  • Un pugno in faccia alla camorra!

    Un pugno in faccia alla camorra!

    • Marco Bernardini
    Malgrado gli sforzi del premier fiorentino che, come un piazzista instancabile, gira il mondo nel tentativo di ridare all’Italia e agli italiani un’immagine perlomeno decorosa, sembra che qualcuno si adoperi apposta per mortificare l’operazione del restyling morale necessario al nostro Paese. In un luogo solenne e autorevole come la Camera dei deputati viene portato e inviato a parlare un capo di quelle bande della domenica la cui benevola definizione di “ultras” non è sufficiente per nascondere quella, più adeguata, di delinquenti. Una “lectio” socio-politica sul calcio dalla bocca di chi il calcio lo offende e lo mortifica puntualmente. Chapeau. Sulla prima Rete pubblica della televisione di Stato un vecchio giornalista che, se potesse si farebbe Papa, allestisce un’intera trasmissione sulle figure mafiose della sanguinaria famiglia dei Riina. Complimenti.

    Fingiamo di indignarci con l’Egitto per il vergognoso caso Regeni e contemporaneamente veniamo sputtanati dalla rivelazione che il nostro Paese è il più importante fornitore di armi agli egiziani. Bene no? Intanto si pensa a come “tagliare la testa” a Giovanni Trapattoni perché gli è scappato un “porca puttana”. Dovrebbe bastare per far sembrare più che naturale la reazione di coloro che, osservandoci da oltre confine, si chiedono se ci ha dato di volta il cervello. Poi per fortuna e, guarda caso, grazie allo sport accadono “piccoli miracoli” che ci spingono a coltivare con cura quegli ormai rarissimi fiori dell’ottimismo che ancora sopravvivono nel nostro giardino, malgrado tutto. Raccontarli è bello.

    Per esempio, l’inaugurazione ufficiale avvenuta qualche giorno fa alla presenza del presidente del Coni, Malagò, di una gigantesca struttura il cui senso ed il cui valore vanno ben oltre la passione sportiva. Si chiama “Great Gym Active”, ma la sua anima è tutta italiana. Anzi di più. Assolutamente “paisà”. Un luogo che sarà un inno alla vita nel bel mezzo di uno spazio dove a farla padrona è la morte. La morte per inquinamento, per avvelenamento, per mano armata della camorra. E’ la triste e tragica Terra dei Fuochi. Quella che, tra Napoli e Caserta, da una vita viene utilizzata come micidiale discarica per le potenti holding e per i faccendieri del Nord e come fonte di guadagni miliardari per le cosche camorriste del napoletano. Diceva Falcone: “Alla mafia non fanno paura le carceri, ma i buoni maestri”. E proprio grazie a Gianni Maddaloni (foto da associazione900.it), detto appunto “’O Maè” (il maestro) se la gente di questa terra, di recente benedetta da Francesco perché maledetta da chi viene difficile definire uomini, potrà trovare una via di fuga da una realtà diventata insostenibile e, allo stesso tempo, consentire ai loro figli di frequentare una scuola di vita affrancandosi dalla malavita. Un luogo di incontro e di sana attività fisica per migliaia di persone di tutte le età e vocate ad ogni tipo di disciplina: nuoto, ginnastica, calcetto, arti marziali, pugilato, scherma, altetica. E per ciascuna disciplina tanti buoni maestri da tutta Italia il cui lavoro verrà coordinato da Gianni Maddaloni, dai suoi figli e dal campione di pugilato Clemente Russo. Il “clan” positivo della Napoli onesta e pulita. Quella sognata da Saviano e non solo da lui.

    Un’esperienza che dovrebbe ripercorrere la strada tracciata, quindici anni fa, dallo stesso Maddaloni con l’apertura di una grande palestra per arti marziali a Scampia, una delle zone più a rischio di Napoli perché completamente controllata dalle famiglie camorriste. Una benedizione in terra per i ragazzi di quel luogo i quali hanno trovato il modo per dare un senso alla propria esistenza come cittadini rinunciando alla trappola del malaffare. Maddaloni ha tre figli, tutti campioni di judo. Pino, medaglia d’oro a Sidney . Marco, tre volte tricolore. Laura, campionessa europea e moglie di Clemente Russo. Pino resta l’esempio della validità che possiedono le parole pronunciate da Falcone. Dice il campione: “Lo sport mi ha permesso di spezzare le catene con le quali la camorra, da ragazzino, era riuscita a imprigionarmi. Ora il mio compito è quello di insegnare a tutti i giovani come si fa”. E lo faranno insieme, la famiglia Maddaloni e Clemente Russo e tutti i buoni maestri, dentro quella “grande isola” dello sport che da oggi rappresenta un pugno sulla brutta faccia della camorra. Perché la Terra dei Fuochi abbia a diventare la “Terra della brava gente”.


     

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