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  • Vialli:| 'Juve, batti il Chelsea in Champions'

    Vialli:| 'Juve, batti il Chelsea in Champions'

    La Champions League, al via settimana prossima, inizia con il derby personale di Gianluca Vialli: Chelsea-Juventus, le due squadre del cuore dell'ex bomber (insieme a Cremonese e Sampdoria), in programma mercoledì a Londra, la città dove Vialli, ora commentatore di Sky Sport, ha scelto di vivere.

    Vialli, per chi farà il tifo?
    «E' la classica situazione nella quale ogni risultato va bene. Come quando assisti a un torneo di golf con la speranza di vedere un bel colpo».

    Chi parte in vantaggio?
    «Sarà la sfida tra due squadre che devono mettersi alla prova. La Juventus perché torna in Champions dopo qualche anno. Mentre il Chelsea riparte senza il suo leader Drogba. I Blues hanno cambiato molto, acquistando calciatori in grado di vivacizzare una manovra piuttosto prevedibile: Hazard, Marin, Oscar. Tutti elementi veloci chiamati a innescare Torres. Anche questa è una scommessa: aver puntato tutto sullo spagnolo».


    Fino a dove può arrivare la Juventus in Europa?
    «Penso che questo sarà un anno necessario a gettare le basi. Ma, se c'è una squadra italiana che può fare bene in Champions, quella è la Juventus perché ha intensità e propensione al gioco offensivo. E poi ha fatto un ottimo mercato considerando il rapporto tra qualità e prezzo: Isla, Asamoah, Giovinco».

    Quindi la Juventus ha più carte europee in mano rispetto al Milan?
    «Sì, perché il Milan ha cambiato tanto. E soprattutto la difesa ha bisogno di essere messa alla prova su certi palcoscenici».

    Tornando alla sfida di Stamford Bridge, entrambe le squadre hanno perso i loro simboli: Drogba e Del Piero.
    «Sì, però non metterei l'ivoriano sullo stesso livello di Alex. Lui è stato molto più bandiera, anche se nella scorsa stagione Drogba ha giocato più del bianconero. La partenza di Del Piero cancella ogni alibi per gli attaccanti della Juventus. Se finora qualcuno poteva usare l'ombra del numero 10 come scusa, ora tutti dovranno dare il massimo per trascinare la squadra a suon di gol».

    Approva la decisione di Del Piero di andare in Australia?
    «Sì, ha la mia benedizione. E' andato a giocare in uno splendido Paese e in una bellissima città, Sydney. E in questo modo ha escluso ogni possibile incrocio con la Juventus. Anche se io l'avrei visto volentieri in Premier League. Ma così ha deciso di sposare un progetto dagli orizzonti ampi: diventare un ambasciatore del calcio in Australia. E un po' come se Jonah Lomu fosse venuto in Italia a insegnare rugby».

    C'è una squadra o un campionato dove avrebbe voluto giocare senza esserci riuscito?
    «Al momento di lasciare la Sampdoria, prima di accordarmi con la Juventus, sono stato vicino al Barcellona. Sarebbe stato bello, ma il gioco dei catalani, allora allenati da Cruyff, non si adattava alla mie caratteristiche. E il trasferimento sfumò».

    Come quello di Van Persie alla Juventus: secondo lei, è una perdita grave per la formazione di Conte?
    «Tra tutti i top player, come si usa dire adesso, anche se io preferisco l'italiano e parlo di calciatori di altissimo livello, Van Persie era sicuramente quello più abbordabile. I dirigenti bianconeri hanno fatto bene a provarci fino all'ultimo. Lui non ha preferito il Manchester United alla Juventus, ma la Premier League alla Serie A. Mi sembra difficile dargli torto».

    Al suo posto è arrivato Bendtner: come valuta l'ex attaccante dell'Arsenal?
    «Per prima cosa credo che strategicamente la Juventus abbia fatto bene. Dopo essersi resa conto che era impossibile arrivare a un grande campione, considerato che erano già stati effettuati colpi significativi, è stato saggio non spendere cifre folli senza la sicurezza di prendere qualcuno in grado di produrre il salto di qualità. Fatta questa premessa, penso che Bendtner possa fare bene se non vuole dimostrare di essere più bravo di quello che è».

    In che senso?
    «Ogni tanto il danese ha la tendenza a tentare la giocata tecnicamente prelibata. Ma questo non è il suo mestiere, lo lasci a Vucinic. Lui dovrebbe concentrarsi sulle sue doti fisiche da uomo d'area. In questo modo potrà fare tanti gol. Ma forse in questa Juventus anch'io potrei fare ancora tanti gol», ride Vialli che poi aggiunge un'altra battuta: «Immagino che prima o poi mi farete una certa domanda. Dai».

    Andiamo con Zeman.
    «Non vorrei più parlare di Zeman - scherza affrontando la questione del suo ormai abituale avversario dialettico - perché ha gli occhi da cattivo. Mi mette in soggezione con il suo sguardo».

    Ma, al di là delle polemiche che vi hanno diviso, il calcio di Zeman le piace?
    «Sì, mi diverte. Però credo che ogni allenatore insegue l'equilibrio tra fase difensiva e fase offensiva. Ci sono tecnici che ti dicono: Non attacchiamo perché se no ci scopriamo troppo. E magari altri che eccedono nel senso opposto. Credo che l'ideale sarebbe miscelare 50 e 50. Però posso aggiungere una cosa?».

    Su Zeman?
    «No, su Totti. A me farebbe piacere se Francesco, per quello che rappresenta per il calcio italiano, vincesse ancora uno scudetto. Lui è come Mancini e Baggio. Il suo passaggio a Osvaldo a San Siro è stato fantastico. Però devo dire che mi è piaciuto ancora di più quello di Osvaldo a Marquinho. Non è facile vedere un centravanti confezionare un assist così delicato».

    A proposito di Mancini, potrà essere la sua Champions?
    «Lo spero. Si meriterebbe di lottare per questo titolo. E penso che il City avrà molta più convinzione rispetto alla scorsa edizione. Ha imparato a vincere. Ancora una volta non è stato fortunato con il sorteggio. Ma è divertente giocare certe partite».

    Cosa pensa di una possibile Eurolega al posto dei campionati nazionali?
    «Non mi entusiasma. I tornei nazionali non devono scomparire. Sono la base del movimento calcistico, anche per un fatto di campanile. Penso che i tifosi del Milan provino più gusto a battere l'Atalanta che l'Anderlecht. E a lungo andare si rischierebbe di inflazionare certe sfide epiche. Di Juventus-Real e Inter-Barcellona non devono essercene due all'anno. Altrimenti il fascino svanisce».


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