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    Fiorentina: giusto il rigore per l'Inter, ma a San Siro non c'è 'Var condicio'

    Fiorentina: giusto il rigore per l'Inter, ma a San Siro non c'è 'Var condicio'

    • Giacomo Brunetti
    Ha vinto la più forte, da più forte. Partendo male, riprendendo la gara in mano con il vantaggio e annientando l'avversario nel momento migliore di quest'ultimo. L'Inter sorride, la Fiorentina no. Tutta colpa di situazioni. Partendo da quel buon avvio non concretizzato, che ha patito la resurrezione nerazzurra. Passando dal rigore concesso per il fallo di mano di Hugo, visto e rivisto al VAR: il tocco c'è, sebbene praticamente ininfluente ai fini della traiettoria; il penalty fa discutere, ma secondo il sottoscritto l'arbitro ha scelto correttamente. Una decisione opinabile, certo, ma il pallone tocca la mano distante dal corpo, questo è ben chiaro. E poi sale il rammarico per quei minuti successivi alla rete di Chiesa, dove i viola prendono possesso della sfida mancando l'appuntamento con il gol in più di un'occasione. Male, malissimo invece la retroguardia sul fallo laterale+triangolo+incursione di D'Ambrosio.

    Serve una specifica: il rigore, per me, c’è. La gestione della partita da parte della terna arbitrale, però, è disastrosa: impossibile non guardare al VAR uno dei tanti episodi potenzialmente fallosi ai danni della Fiorentina. È stato controllato il gol di D’Ambrosio, lasciando impunito Asamoah e nel beneficio del dubbio i possibili rigori su Chiesa e D’Ambrosio. VAR che, così, non serve a nessuno. Specialmente quando i giudici di gara lo consultano tramite le proteste dei calciatori e dello stadio: concetto che può passare, a meno che lo si applichi par condicio.

    Insomma, si torna a casa da 'San Siro' con l'amaro in bocca e la sensazione di non aver preso ciò che si poteva. Pienamente. L'Inter si è basata sui singoli, in determinati casi, che hanno fatto valere la prestanza fisica e qualitativa. Pioli ha fatto esordire Vlahovic - classe 2000 - che nel finale trova un buon pallone scendere sulla propria testa, senza riuscire a centrare lo specchio della porta. Porta gigliata che, di contro, è un rebus: Lafont, nelle gare disputate, è sempre apparso incerto, quasi tragicomico in alcune scelte, specialmente in termini di disimpegno, sia con le mani che con i piedi; una prestazione in controtendenza rispetto a un ritiro poderoso e un pre-campionato in cui si era mostrato il migliore della squadra.

    Chiosa - scusa il gioco di parole - con Chiesa e Pjaca. Due calciatori sopra la norma palla al piede. Più tra veemenza e prorompenza il primo, più di tecnica il secondo. Insomma, quando salgono in cattedra sono uno spettacolo puro. E contro l'Inter, al netto del risultato, l'hanno fatta da padroni. Specialmente l'italiano, sempre più uomo-copertina, al di là della rete; il croato ha deliziato, perdendo pochissimi palloni e mostrando una condizione che cresce sfida dopo sfida. Ottimo Mirallas, una costante spina nel fianco fino a quando non si è eclissato. Sarà una settimana di rimorsi e rimpianti: domenica arriva l'Atalanta, in un assaggio di corsa all'Europa League. 
     

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