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  • Zazzaroni: Conte meglio di Guardiola

    Zazzaroni: Conte meglio di Guardiola

     

    Conte è meglio di Guardiola perché la Juve tira assai più del Barcellona, e insomma il verticale offre più vantaggi dell’orizzontale anche se l’orizzontale è più piacevole, e non solo nel calcio.
     
    Singolari paragoni e mezze provocazioni. Fin dai primi giorni Conte fu avvicinato con poca fantasia a Lippi e addirittura a Trapattoni; ci fu pure chi accostò la sua Juve a quella di Capello procurandogli attacchi di orticaria e obbligandolo a una serie infinita di precisazioni e sottolineature. Da gennaio in avanti il campo ha cominciato a trasmettere segnali differenti, più chiari e definitivi, grazie a interpretazioni meno italiane e più europee: intendo un calcio di palleggio cercato con ostinazione, di creatività, gestione dei minuti e sviluppo del gioco tanto per linee esterne quanto per vie centrali.

     
    Ora, al campo si sono aggiunti i numeri che ci consegnano un’altra verità e un riferimento più alto, il più alto del momento e forse di sempre: il Barcellona.
     
    In effetti, pur seguendo strade un filo più convenzionali, la Juve che a sei giornate dalla fine ha un punto di vantaggio sul Milan sembra ispirarsi al modello catalano: è soltanto all’inizio del percorso di crescita, non possiede la stessa qualità, né Messi, ma non si può avere tutto.
     
    La differenza più evidente tra la Juve e il Barcellona risiede proprio nella “soluzione Pulce”, che resta un unicum, e nello spessore inavvicinabile di Dani Alves, Xavi e Iniesta. Ma se per ragioni non solo tecniche non si possono raggiungere certe vette, ci si può pur sempre accontentare di eccellenti surrogati, quali la rapidità e, appunto, la “profondità” d’azione.
     
    Dicevo delle linee di gioco: la Juve ha trovato in Pirlo l’ispirazione, il punto di svolta e il primo rifugio quando le cose si complicano ma anche l’uomo dell’ultimo passaggio (il lungo e il corto di Andrea non li ha nessuno); Messi è invece l’accelerazione e l’accensione, il portatore di superiorità numerica oltre che un finalizzatore come al mondo ce n’è soltanto un altro, Ronaldo.
     
    Tolti Messi e Pirlo – l’unico italiano che potrebbe partire titolare nella formazione di Guardiola – il principio ispiratore di Juve e Barcellona è pressoché identico. Una caratteristica premia tuttavia la Juve nonostante l’insoddisfacente rapporto tra occasioni create e reti realizzate – e per quanto riguarda i campioni del mondo non considero esclusivamente le opportunità sprecate a Londra mercoledì sera: 79 a 21 alla voce possesso palla, 13 a 2 a quella delle conclusioni, 0 a 1 il finale -: la Juve tira di più.
     
    Nelle 32 partite di campionato la Juve ha segnato 53 volte contro le 62 del Milan ma con 610 tentativi contro i 497 di Ibra e compagni: Roma (515) e Inter (503) hanno addirittura concluso di più rispetto a questi ultimi. Ciò vuol dire che per realizzare un gol la squadra di Conte ha dovuto tirare in porta 4,05 volte, mentre al Milan ne sono bastate 3,04. Nella Liga (33 turni) il Real stravince 2,53 a 2,65, 644 i tiri effettuati contro i 552 dei “guardiolas”.
     
    Volume, densità in tutte le zone, moto perpetuo e campo largo: il professor Pep ha indicato i testi, l’allievo (involontario?) Antonio non s’è perso una lezione e ci ha aggiunto del suo. “Vedete la porta avversaria, non fate come i fenomeni: arrivateci il prima possibile”.

     


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