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    Sampmania: buon punto, per essere Sampdoria-Manchester City

    Sampmania: buon punto, per essere Sampdoria-Manchester City

    • Lorenzo Montaldo
    Beh dai, niente male per essere a novembre. Ah, dite che siamo ad aprile? Allora evidentemente giocavamo a Manchester, altrimenti non ho altre spiegazioni per questa primavera che sembra autunno inoltrato. Mi piace questa versione, la teoria di Manchester intendo, anche perché nella prima mezz’ora della partita di ieri mi è parso che la Sampdoria stesse affrontando il Manchester City. Invece era il Como, una squadra che in effetti in questa Serie B vale più o meno quanto il club di Guardiola. Per la prima mezz’ora ho pensato di avere davanti Foden e Haaland, non Strefezza e Cutrone. Quindi il punto di ieri vale oro, e me lo tengo bello stretto. Lo coccolo come se fosse un cucciolo di labrador.

    Nell’avvio di gara, la Samp ha messo in mostra tutte le difficoltà viste di recente al Ferraris. Reparti lunghi, difficoltà ad imbastire le azioni, manovra a terra nulla e incapacità di resistere al pressing asfissiante di una formazione seconda in classifica, reduce da cinque vittorie consecutive, in totale sette nelle ultime otto giornate. Difficoltà fisiologiche, per i blucerchiati, specialmente se rapportate al tasso tecnico di una rosa che per l'attuale Serie B equivale davvero a quella del City. Devo essere sincero: non pensavo che saremmo usciti indenni da un pomeriggio del genere.

    Invece la Samp, in un modo o nell’altro, è riuscita a sopravvivere alle prime folate del Como, e pian piano ha iniziato a spaventare gli ospiti, tra l’altro trovando sulla sua strada l’ennesimo portiere in stato di grazia. Ma capitano Semper a noi (gioco di parole terribile, me ne rendo conto) i numeri uno avversari in giornata-Buffon? Devo ancora capire adesso come abbia fatto l’estremo difensore biancoazzurro a togliere quel pallone dalla rete a Ghilardi. Per carità, il nostro portiere più di una volta ha messo le manone nel posto giusto, ma anche il collega del Como ha deciso di fare gli straordinari.

    Con il passare dei minuti, ho iniziato a vedere una squadra meno intontita e più determinata, e il mio scetticismo si è trasformato dapprima in sorpresa, e poi in un immotivato ottimismo. Ad un certo punto, ho iniziato davvero a sognare il colpaccio. Il gol di Borini mi ha illuso, il pareggio di Haaland Cutrone razionalmente me lo aspettavo, a livello inconscio invece no. Avevo iniziato a pregustare il colpaccio. A giudicare dalla reazione dopo il gol, neppure il Como ci credeva troppo. Certo, le statistiche sono impietose, 17 tiri a 5 per i lombardi, di cui 11 a 4 quelli in porta,  possesso palla al 60%, quasi 180 passaggi in più effettuati dagli ospiti. Però lo metti in conto, quando giochi contro il City, una squadra dai capitali smisurati capace di mettere insieme una rosa nettamente superiore, e la china che aveva preso il match faceva pregustare il colpaccio. Peccato per la conduzione arbitrale, che spesso mi ha lasciato interdetto, e per l’eccessivo nervosismo ed impulsività di alcuni dei nostri. Andare a Lecco senza punte, e senza Depaoli, è una bella zavorra. Prego lunga salute e condizione impeccabile a Pedrola, il 1 maggio ci servirà disperatamente. 

    Il punto di ieri, in ottica playoff, è un jolly. Il mio rammarico, se mai, resta per la partita con il Sudtirol. Quello è il boccone che proprio non riesco a mandare giù, perché se il Como è il Manchester City della Serie B noi siamo il Manchester United, la squadra di maggior blasone nel campionato, contro cui tutti vogliono fare bella figura - spesso tra l’altro riuscendoci - e le partite da dentro o fuori dobbiamo vincerle per forza. Nel 2023-2024, tali scontri diretti spesso li abbiamo steccati. Mercoledì prossimo simili incertezze non saranno accettabili. Adesso abbiamo davvero tre finali da giocare. Non sono frasi fatte, è realtà, perché non so voi ma io avrei voglia di tornare il prima possibile ad essere il Manchester United in Serie B.

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