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  • Che fine ha fatto? Fuser, il 'razzo missile' e la pista di macchinine dedicata al figlio

    Che fine ha fatto? Fuser, il 'razzo missile' e la pista di macchinine dedicata al figlio

    Diego Fuser è sempre stato un tipo schivo, timido, un uomo, prima che calciatore, che non ha mai amato l'eccessiva luce dei riflettori caratteristica del mondo del pallone: per questo motivo, per la sua capacità di essere una mosca bianca in uno sciame di mosconi, l'ex calciatore di Torino, Milan, Fiorentina, Lazio, Parma e Roma è rimasto nel cuore di tutti i tifosi che hanno avuto il piacere di vederlo militare nelle proprie squadre preferite. Ma questa poca voglia di riflettori non deve essere confusa con mancanza di carattere: Fuser è stato a tutti i diritti uno dei migliori centrocampisti italiani degli ultimi trent'anni, in grado di trasformarsi progressivamente in un esterno o trequartista con il vizio del gol.

    CAMPIONE DI TUTTO CON IL MILAN DI BERLUSCONI - Nato a Venaria Reale nel 1968, celebre località vicino a Torino famosa per la reggia sabauda, Diego inizia a tirare i primi calci al pallone nelle giovanili del club granata, allenate dal talent scout Sergio Vatta: baciato dal dio del calcio, nasce come centrocampista mediano di ordine e proposizione ed esordisce in Serie A a soli 19 anni nel derby contro la Juventus, diventando sin da subito un pilastro del Toro. Le ottime prestazioni in campionato attirano l'interesse del Milan di Berlusconi, all'epoca una delle squadre più forti del mondo, che versa 7 miliardi di lire nelle casse granata. In rossonero Fuser disputa tre stagioni, di cui la seconda in prestito alla Fiorentina: non gioca moltissimo, ma in 35 presenze riesce a mettere insieme 6 reti, vincendo uno Scudetto, una Coppa Campioni, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale. Dotato di un forte tiro dalla distanza, di buona tecnica e di una gran corsa, è spesso nel tabellino dei marcatori, dote che lo rende particolarmente ambito dagli allenatori dell'epoca e che lo porta a cambiare progressivamente ruolo, spostandosi sull'esterno e sulla trequarti.

    LAZIO, UN' AQUILA NEL CUORE - Poco utilizzato nel Milan degli Invincibili di Capello, nel 1992 passa alla Lazio per 7 miliardi di lire: a Roma, sponda biancoceleste, vivrà gli anni migliori della carriera, segnando tanto (242 presenze e 42 reti totali), diventando capitano e alzando al cielo la Coppa Italia del 1998, prima di trasferirsi al Parma di Tanzi, dove vincerà un'altra Coppa Italia e la Coppa Uefa stagione 1998/99. Dopo tre stagioni in Emilia si trasferisce alla Roma, dove trova poco spazio ma riesce comunque a vincere una Supercoppa italiana: i suoi ex tifosi laziali non gli perdonano però il tradimento, condannandolo alla "damnatio memoriae". Torna nella stagione 2003-2004 a giocare nelle fila del Torino in Serie B, dove terminerà la sua carriera tra le squadre professionistiche, prima di trascorrere qualche anno tra i dilettanti, al Canelli, dove ritrova come compagno di squadra il vecchio amico e compagno di battaglie Gianluigi Lentini, torinese come lui. Dal 1993 al 2000 è spesso convocato nella nazionale azzurra, con la quale disputa 25 partite, segnando 3 reti, anche se il vecchio allenatore dei tempi della Lazio, Dino Zoff, non lo convoca per la fase finale degli Europei del 2000, nei quali l'Italia vince la medaglia d'argento, pur avendolo chiamato durante tutte la fase di qualificazione.

    L'AMICIZIA CON BORGONOVO E QUELLO SCHERZO... - Fuser era molto amico di Stefano Borgonovo: ai tempi della Fiorentina, il compianto attaccante, all'epoca suo compagno di squadra, gli fece credere di aver trovato uno sceicco arabo interessato a farlo giocare nella sua squadra. Dopo una lunga trattativa Diego riuscì a spuntare un ingaggio ricchissimo e firmò il contratto, senza sapere che in realtà lo sceicco era un cliente georgiano del ristorante dove andavano a pranzare i calciatori della Viola, convinto da Borgonovo a partecipare allo scherzo. La reazione? "Sono stato un boccalone, ma siccome sono il più forte, guadagnerò più di tutti voi". Lo spirito dell'ex centrocampista azzurro è sempre stato questo: pacato, tranquillo e giocoso, ma deciso e fiero. Qualità che lo hanno aiutato a sopportare la terribile perdita che lo ha angustiato nel 2011, quando il figlio Matteo è spirato dopo una lunga malattia.

    DIEGO OGGI, TRA UFO ROBOT E MACCHININE - Anche in suo onore, Diego oggi ha deciso di cambiare vita: appassionato di macchinine radiocomandate sin dall'infanzia, assieme ad alcuni amici ha costruito una pista-autodromo nei dintorni di Asti, sui resti di un campo da calcio abbandonato. Una vera e propria fusione delle sue grandi passioni: la pista (foto lastampa.it) ha ospitato diverse competizioni internazionali, con a sfidarsi piccoli bolidi che sfiorano persino gli 80 km/h. Anche se il pallone è ormai il passato, ci piace ricordare Fuser con il mitico coro dei tifosi della Lazio, sulle note della sigla del cartone animato Ufo Robot/Goldrake: "Ma chi è? Ma chi è? Diego Fuser! Diego Fuser! Si trasforma in un razzo missile...". Continua a volare, Diego, il mondo del calcio non ti dimentica.

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89

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