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  • Genoa, le partenze non preoccupano Burdisso: 'Arriveranno altri campioni'. E su Sensi e Moratti...

    Genoa, le partenze non preoccupano Burdisso: 'Arriveranno altri campioni'. E su Sensi e Moratti...

    • Marco Tripodi
    Un capitano che si rispetti non abbandona mai la propria nave. E soprattutto non demoralizza mai il proprio equipaggio. 

    Le partenze eccellenti di cui è rimasto orfano il Genoa in questo inizio di mercato non sembrano preoccupare più di tanto il capitano rossoblu Nicolas Burdisso. 
    Dall'alto della sua esperienza, il difensore argentino invita tifosi e compagni a non rimpiangere chi non c'è più ma a guardare avanti con ottimismo, riponendo la massima fiducia nell'operato della società di Villa Rostan: "Mi ero affezionato a Pavoletti e Rincon - ha raccontato El Leon a Laroma24.it - come a tutti i ragazzi qui. Ma questo è il calcio. Dico che bisogna guardare indietro e pensare: arriveranno altri Pavoletti, altri Rincon, altri Perotti, altri Suso, altri Niang, che ci faranno divertire come loro".

    Burdisso ne è convinto: il futuro del Genoa non dipende dagli uomini che manderà in campo in avvenire ma dal temperamento grifonesco che mostreranno i nuovi arrivati: "Questa è una piazza bellissima per il calcio. In particolare credo che un marchio di questa società sia la capacità di lasciare tranquilla la squadra nel suo percorso: è un posto fantastico per giocatori che devono crescere, devono migliorare o anche rigenerarsi. Ci sono stati tanti casi in passato: da Perotti a Milito, da Palacio a Thiago Motta. Non ci sono tanti posti così”.

    Burdisso insomma ripone grande stima nei confronti del suo attuale datore di lavoro, anche se a suo dire il miglior presidente avuto in carriera è un altro: "Potrei dire Maurizio Macri che ora è presidente in Argentina - racconta - ma anche Rossella Sensi che aveva promesso e poi mantenuto, o anche Preziosi, che è un presidente con cui mi confronto ogni settimana e mi sorprende per quanto sa di calcio. Ma dico Moratti, che in un momento difficile come è stata la malattia di mia figlia ha saputo dire: ‘tu ora non puoi giocare a calcio, torna a casa tua’. Lo devo assolutamente dire, perché oltre alla persona, c’è questo gesto che è unico”.

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