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  • Germania, no ai bambini neri sulle barrette Kinder. Sono Boateng e Gündogan

    Germania, no ai bambini neri sulle barrette Kinder. Sono Boateng e Gündogan

    • Jessica Bercigli

    Germania, un supermercato qualunque, mamma con carrello più bambino urlante e giocoso a seguito.
    Il bambino: 'Mamma mamma, voglio i Kinder'. La mamma: 'Ora li prendiamo'.
    Scaffale dolciario, barrette Kinder: 'Eccole', dice il bambino, pregustandole in bocca. La mamma fa per prenderle, ma si accorge inorridita che sulla confezione non campeggia più l'immagine del solito sorridente bambino dagli occhi chiari e capelli castano-biondo, ma, blasfemia, ci sono due bambini un po' troppo 'scuri'; uno sorride, l'altro meno, ma il punto nevralgico della questione è che sono di un'altra razza rispetto alla loro!

    La mamma stizzita si mette in cerca di qualcuno a cui chiedere spiegazioni: 'È uno scherzo? Bisogna davvero comprarle così ora le barrette?'. Ottiene una risposta vaga dall'incredulo e sorpreso commesso, della serie: 'L'azienda ha deciso così, non dipende da noi'. Lei si gira su se stessa nervosamente e sbuffando se ne va trascinandosi dietro via il bambino, che nel frattempo è scoppiato in lacrime: oggi per lui niente cioccolata, o almeno, di sicuro, niente Kinder!

    Questa è soltanto una scena immaginaria, ma presumibilmente realistica visto quanto accaduto in Germania in risposta alla decisione della Ferrero di lanciare sul mercato le famose barrette vestite con nuove confezioni, su cui sono impresse le foto dei calciatori della Nazionale tedesca da piccoli (il tutto ovviamente in relazione e in vista dell'Europeo).

    SONO BOATENG E GUNDOGAN - Ecco dunque il sorriso del riccioluto Jerome Boateng o quello accennato di Ilkay Gündogan, così come quello di altri ragazzi di tutte le razze e origini, rappresentanti di una diversità etnica che oggi distingue la Germania come Nazione (come altresì la Nazionale di calcio che due anni fa al Mondiale trionfò con Ozil, Podolski, Khedira e lo stesso Boateng).

    Ebbene, a molti l'innovazione pubblicitaria non è proprio andata giù. Si tratta del movimento xenofobo Pegida, la cui reazione è stata disarmante (Pegida è l'acronimo di Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, cioè europei patriottici contro l'islamizzazione dell'occidente). Sulla pagina Facebook da loro curata, accanto alla foto delle nuove barrette, sono infatti comparsi commenti con le frasi dette dalla mamma immaginata prima al supermercato: 'Non ci si ferma davanti a niente'; 'È uno scherzo?'; 'Bisogna davvero comprarle così?', e ancora: 'Mi fanno vomitare', 'Non li compro più', 'Povera Germania', fino ad arrivare addirittura a chiedersi: 'Sono le foto dei futuri terroristi?'.

    'Agghiacciante' direbbe il nostro ct, e non c'è ironia, purtroppo è tutto tragicamente vero!
    Il razzismo riesce ad estendere i suoi viscidi tentacoli anche quando in ballo c'è solo il viso di un bambino, quando si parla di sport, che da sempre dovrebbe unire grandi e piccini, arrivando ad imprimere nella testa di chi ascolta o legge che la diversità è da condannare, nonché qualcosa da allontanare e da cui difendersi. 
    Gli attacchi razzisti, come se non bastasse, hanno avuto un gran seguito e il moto di ribellione si è esteso: “Vogliono piazzarci la m… come una roba normale“, è un altro degli inqualificabili commenti, tanto da indurre lo staff del social network ad oscurare il profilo.

    Fortunatamente, per contro, ci sono state anche forti repliche anti-razziste: 'Chi si scaglia contro le foto di Boateng e Gündogan non è un nemico degli stranieri, ma un traditore del popolo'.

    Ma a quel bambino del supermercato (seppur immaginario), quale dei due messaggi rimarrà più impresso?

     


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