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  • Milanmania: Berlusconi caccerà Brocchi

    Milanmania: Berlusconi caccerà Brocchi

    • Luca Serafini
    Il primo anello della catena rossonera per il futuro prossimo e remoto è la finale di Coppa con la Juventus. Scadenza apparentemente banale da ricordare al principio dell’analisi di quello che accadrà, ma forse è bene che Cristian Brocchi si prepari al fatto che forse nemmeno vincendola potrebbe guadagnarsi la conferma per la prossima stagione. Gli sbalzi umorali del proprietario ormai sono incontrollabili, le sue labili convinzioni sulle guide tecniche della squadra generano da qualche tempo cambiamenti zampariniani imprevedibili. Una volta l’identikit dell’allenatore del Milan era chiaro: physique du rôle, dna rossonero, giuoco, mentalità offensiva. Caratteristiche sbriciolate una dietro l’altra dal dopo-Ancelotti, ormai vale tutto. Il balletto coinvolge al momento Montella, allontanatasi la via Emilia dove camminavano Di Francesco e Donadoni il quale in verità non è mai stato seriamente candidato: sarebbe stata una scelta troppo intelligente e mirata per appartenere allo sconquasso attuale. Quindi a seconda dell’umore di Berlusconi del 22 maggio prossimo (ma anche quello del 23, 24 e a venire) assisteremo al moonwalk sul palcoscenico della panchina. Se dovessimo scommettere un euro, punteremmo su una sorpresa imprevedibile al momento tipo Giampaolo.

    Feedback sull’appuntamento dell’Olimpico, finale di Coppa Italia contro la Juventus, starter dell’ennesima estate indecifrabile che attende il Milan. Il caro Brocchi dovrà ravanare nel cilindro nella viva speranza di acchiappare le orecchie di un coniglio: quello che saltellò contro la Fiorentina e contro l’Inter nel girone di ritorno, non ve n’è un altro che possa ragionevolmente evitare di essere sbranato dai bianconeri. Una squadra abbottonata e pronta a colpire in contropiede. Una squadra attenta, ordinata, concentrata, determinata. Una specie di piccolo miracolo per una banda con la complessiva personalità di un criceto, manco di un coniglio.

    Cinesi (o candidati compratori di qualsivoglia bandiera) e mercato andranno di pari passo. A seconda delle ambizioni e soprattutto della disponibilità. Qui non si passa più soltanto dalla provata cervice presidenziale, bisogna fare i conti anche con Fininvest e le necessità di un bilancio in asfissia. Lodevole l’intento di trattare con un italiano, se ne esistesse uno che in questa epoca avesse le risorse per accollarsi il club. La realtà è che il prossimo proprietario del Milan sarà certamente straniero, sia nel caso che battesse effettivamente la bandiera di una nazionalità estera, sia in quello che restasse Berlusconi, oggi uno straniero rispetto a quello che fu alla guida del club più titolato al mondo al punto da non capirne la lingua che parla.

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    Luca Serafini

     

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