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Higuain: 'Io come Platini e Del Piero. Ronaldo idolo, mai stato come alla Juve'

Higuain: 'Io come Platini e Del Piero. Ronaldo idolo, mai stato come alla Juve'

Con 19 gol in campionato e tre in Champions League, Gonzalo Higuain ha spazzato si è preso subito la Juventus. Alla vigilia della sfida col Porto, il Pipita ha parlato alla Stampa: "Al Dragao ho giocato un paio di volte: con il Napoli, e ci eliminarono, ma era Europa League, e con il Madrid, ma non ricordo come finì. Bello stadio, bell’ambiente, con una squadra che gioca la Champions da sempre: forte e cattiva, sportivamente. Dobbiamo stare attenti. Casillas? Qualche volta ci parliamo, l’altro giorno mi ha stuzzicato sui social, ma abbiamo un buon rapporto. E poi fa sempre piacere fare gol ai grandi portieri. Giocare con i più forti ti fa migliorare, è logico. Chiunque tu sia, puoi sempre imparare. Basta guardare Gigi, uno che ha vinto tutto, eppure si allena come fosse un bambino. E così Dani Alves e altri compagni: è quella fame che ti fa vincere, anche se l’hai già fatto. Non è facile".

SLOGAN JUVE - "Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta: non è una frasetta, ma l’esempio più chiaro dell’essenza di questa squadra. Arrivi in un modo, e non è che ti cambiano, ma cercano di migliorare il tuo punto debole. E poi ci sono tanti collaboratori, che non sbagliano mai, e tu devi solo preoccuparti di giocare: è una cosa fondamentale. Mi sento felicissimo, per l’affetto che mi danno i compagni, i tifosi, la società, la città: mi sento parte di loro. E ho capito di aver fatto la scelta giusta. Non sento nessuna pressione. Anzi, per me è un privilegio sapere che mi hanno preso pensando di vincere in Europa. Possiamo arrivare in fondo, ma dobbiamo stare tranquilli. A 29 anni ho trovato il punto di tranquillità mentale della mia vita, nel lavoro e fuori. Gioco in una squadra che lotterà per la Champions e ho trovato una città bellissima, nella quale mi piace da morire passeggiare. Non siamo robot, è giusto viversi la vita: siamo giovani, ma gli anni passano in fretta. Certo, se non gioco bene o la partita va male ne vorrei subito fare un’altra, ma non muoio".

TRA RONALDO E DYBALA - "Sei gol in sei partite col nuovo modulo? È un caso, anche prima segnavo: dovevo solo abituarmi, era la prima volta che giocavo in quel modo. Col 4-2-3-1 ho giocato per anni e ora il mister ha avuto il coraggio di cambiare, pensando di avere i giocatori adatti. Abbiamo un allenatore e la decisione spetta a lui: noi dobbiamo solo cercare di giocare nel migliore dei modi. Gol tutti uguali? Certo che no, perché c’è differenza tra quello su respinta e altri più difficili: però è vero che devi sfruttare ogni occasione. Lo smarcamento è fondamentale, su quello lavoro molto anche in allenamento. Capello mi diceva di copiare i movimenti di Raul, ho imparato da lui, da van Nistelrooy, Cassano, Ronaldo, anche se lo vidi per appena un paio di mesi. Quando hai 18-19 anni e puoi giocare con grandissimi campioni, è un gran privilegio. Guardare quel che fanno e sentire quel che dicono, serve. Il modello? Ronaldo, il brasiliano, è stato il più forte di tutti. L’unico di cui guardassi i video, ma non provavo a fare le stesse cose: era molto difficile. Se conta più il talento o il lavoro? Puoi non muovere un dito se sei Maradona, Messi, Ronaldo e forse qualcun altro che dimentico: ma il lavoro è fondamentale, in tutto. È per questo che sono riuscito a fare quello che sognavo da bambino. Dybala? Sa leggere molto bene la partita: insomma, vede il calcio come sanno fare i grandi, anche se è giovanissimo. Lui nuovo Messi? Odio i paragoni, allora dico che Dybala deve diventare Dybala, uno che ha il potenziale per essere tra i migliori del mondo. Ma bisogna lasciarlo stare".

SOGNANDO DEL PIERO - "I rigori? Avevo parlato con Paulo, era un momento in cui voleva calciarli e per me non c’è problema. Qualche volta li tira lui, altre volte posso farlo io o un altro compagno. I gol? Siamo pagati per quello. Ma l’altro giorno con il Palermo non gliel’ho passata? Avevo un difensore aggrappato e pensavo di portarlo in porta con me, poi ho visto Paulo arrivare. Lui in crisi prima del Palermo? Nel calcio va sempre cosi, a me in dieci anni sarà successo tre milioni di volte. Gli ripetevo quel che mi dice sempre mia mamma: 'Bene o male, meglio che si parli di te. Preoccupati quando non lo faranno più'. Da mio papà invece ho preso la forza mentale e la cattiveria. E il modo di disturbare i difensori: ma questo è un segreto. Improvvisazione o preparazione? Dipende. Il primo gol di Cagliari e quello con il Palermo sono molto simili: in quei casi sai che il 90 per cento delle volte il portiere va a terra e allora avevo già deciso di fare il pallonetto. A volte va bene, altre male. Noi il miglior attacco della Champions? Domanda difficile: non lo so, perché in Europa ci sono i più bravi. Ma so che siamo una squadra forte e sappiamo di poter arrivare in finale. Dunque, dobbiamo cominciare bene a casa del Porto. Giocare allo Stadium è spettacolare. Prima di entrare in campo vedi le foto di Platini, Baggio, Zidane, Del Piero e ti dici: 'con la stessa maglia posso non dare il massimo?'. La mia faccia su quei muri? Sarebbe un grandissimo onore, ma prima devo fare e vincere ancora tanto. C’è la Champions, per esempio".

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