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Milan, come e perché Cutrone e André Silva possono coesistere: c'è un trucco...

Milan, come e perché Cutrone e André Silva possono coesistere: c'è un trucco...

  • Luca Bedogni
Domenica, col Chievo, non è certo stata la prima volta in cui Gattuso, per sbloccare una situazione difficile, ha fatto ricorso alle due punte. Già dall’irruzione a San Siro del 4-3-3, il 10 dicembre contro il Bologna, il nuovo tecnico rossonero aveva cambiato l’assetto del Milan in corso d’opera, buttando in campo nella ripresa prima Cutrone al fianco di Kalinic, poi André Silva al posto dell’attaccante croato.

Dopodiché si è vista comunque e soprattutto tanta staffetta, tanto tridente, finché un bel giorno è arrivato a San Siro l’Arsenal di Wenger, col suo 4-2-3-1 e i suoi bravi Özil e Mkhitaryan, esterni a piedi invertiti. Gattuso, che nella partita di campionato precedente, contro la Roma, aveva lasciato in panchina André Silva, lo fa entrare nel secondo tempo, appena dopo Kalinic, per far coppia col numero 7. L’Arsenal arretra, Suso si accende; la mossa tuttavia non porta il Milan ad accorciare le distanze.

Ciononostante, l’impatto sull’ottavo del portoghese, unito al gol-vittoria segnato dallo stesso a Genova tre giorni dopo, convince Gattuso a schierarlo dal primo minuto all’Emirates Stadium, nella gara di ritorno. Ma questa volta al fianco di Cutrone. L’impresa salta, e la domenica si torna tutti a guardare Milan-Chievo. Partita diversa. Con Kalinic non convocato, la risolvono ancora una volta i due baby bomber: Cutrone e André Silva. Di nuovo fondamentale risulta il cambio di modulo effettuato da Gattuso nella ripresa, dal 4-3-3 al 4-4-2. Oddio, non era proprio un 4-4-2, stavolta.. Stavolta c’era un trucco, una novità.
 
4-4-2, COL TRUCCO - Un espediente che ricorda quello utilizzato da Luis Enrique nella famosa remuntada del Barcellona contro il PSG. Non volendo perdere un centrocampista, Gattuso ha tolto un terzino (Borini) e inserito André Silva, davanti, in tandem con Cutrone. Sulle fasce, Suso e Calhanoglu, sempre a piede invertito. Di solito chiamava fuori una mezzala, un esterno, ad esempio uno tra Bonaventura o il turco, e, a seconda di chi usciva, adattava attacco e centrocampo. Usciva Calhanoglu? Jack andava in fascia, Biglia e Kessie costruivano la diga nel mezzo. Usciva Jack? Calhanoglu rimaneva largo, e in mediana veniva meno un uomo.

Stavolta Kessie ha fatto quel che fece Rakitic al Camp Nou, quel giorno famoso. In fase difensiva, scalava da terzino nella linea a quattro. Riconquistata palla, ritornava nei tre di centrocampo: lo sviluppo era estremo, ancor più estremo che nel 4-2-4. 
 

 
IL MILAN CHE NON SI ACCONTENTA: IL 3-3-4 – Ecco apparire allora anche a San Siro il 3-3-4. E’ il Milan cui non basta il pareggio di Cutrone, un Milan che spinge, e che costringe il Chievo all’uno contro uno costante nel reparto difensivo (l’ingresso di André Silva complica la vita ai due centrali). Il mantenimento delle mezzali rossonere, audacia consentita dall’inerzia della gara, serve inoltre a portare superiorità, a forzare le ultime due linee avversarie. 
 


IL 4-3-3, PER DIFENDERSI MEGLIO - Ottenuto il 3-2, Gattuso ha cambiato subito Cutrone. Troppo sbilanciati, in effetti. Così ha inserito Musacchio, un centrale nel ruolo semivacante di terzino destro, che prima occupava a fasi alterne Kessie. Ripristinato il 4-3-3 con André Silva punta del tridente, ecco i rossoneri nel consueto atteggiamento difensivo: il 4-5-1. 
 

 
 
CUTRONE-SILVA: PRESSING DI COPPIA- Ma perché funzionano Cutrone e André Silva? Funzionano davvero, poi? Diciamo che il temperamento del primo potrebbe aver contagiato il secondo, specialmente nella fase di non possesso. Ora il portoghese sembra più convinto quando va a caccia del pallone, sembra avere il fuoco anche lui (o almeno, un fuocherello). Prendiamo un esempio tratto da Genoa-Milan. Un caso in cui, per quanto differenti a livello di intensità e qualità, le pressioni portate dai due attaccanti rossoneri si sommano a catena concretandosi in una palla recuperata. Ecco André Silva all’attacco di Zukanovic. Ai mille o quasi, ma basta una finta per farlo saltare lontano. Nei pressi però, è già pronto, appostato Cutrone.    
 

 
Cutrone che non tarderà ad entrare in scivolata su Zukanovic, reo di essersi allungato il pallone dopo il dribbling. Con due punte vicine non solo si osa di più, si tiene anche più alta la pressione. E infatti il Genoa, col cambio di modulo del Milan, si era abbassato notevolmente, in apprensione.


 
INTESA FUORI AREA – E l’intesa com’è, tra i due giovani bomber? Sono due uomini d’area, è quello il loro habitat. Lì dentro possono, grazie al fiuto in un certo senso complementare che li caratterizza, adattarsi l’uno ai movimenti dell’altro. Ma fuori area? Quali margini di miglioramento possono avere nei giochi a due? Vi sottopongo un fraintendimento. Il lancio proveniente dalla difesa è di Bonucci; André Silva, sul centro-destra del fronte d’attacco, stacca per la spizzata, e in effetti la spizza in diagonale, verso il dischetto. Obiettivo: mettere in porta il compagno di reparto. Limite? Non aver sentito il movimento del numero 63. Nel frattempo infatti Cutrone taglia dietro al portoghese leggendo nel lancio di Bonucci una traiettoria più lunga: vorrebbe fare da sponda al compagno di reparto, o si sta comportando ancora da unica punta? Forse tutt’e due le cose, fatto sta che il pallone va al Genoa.



INTESA IN AREA - Nel rettangolo magico le cose cambiano, dicevo. L’intesa è spontanea e ha a che fare col loro modo di attaccare la porta. L’uno, Cutrone, preferisce una via più diretta, penetrativa, che sbocca tendenzialmente nell’area piccola tra il primo palo e il centro della porta. André Silva tende invece ad aggirare la densità, ad evitarla e a sfuggirle con movimenti ‘a ricciolo’.



E’ stato proprio grazie a uno di questi ‘riccioli’ che è arrivato il gol decisivo di André Silva contro il Genoa. Mentre Cutrone, naturalmente, sfondava la linea.


 

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