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  • Milan-Roma: stop di 97 secondi per i 'buu' razzisti

    Milan-Roma: stop di 97 secondi per i 'buu' razzisti

    Corsa Champions frenata dalla Roma.
    Milan in sospeso: stop di 97 secondi per i 'buu' razzisti.
    Un brutto 0-0, sporco di razzismo, che non serve a nessuno. Il Milan domenica dovrà vincere a Siena per evitare di perdere il terzo posto Champions sul filo di lana, a favore della Fiorentina; la Roma potrà entrare in Europa solo vincendo la Coppa Italia. La partita è stata sospesa per 97 secondi, nelle ripresa, in seguito ai ripetuti buu dei tifosi giallorossi che hanno bersagliato Balotelli e Boateng.

    Muntari folle - Il Milan ha giocato in dieci dal 40' del primo tempo per una follia di Muntari che ha «abbracciato» l'arbitro. Si può nella partita che può valere una stagione? Un altro mezzo suicidio, dopo quello di Balotelli a Firenze poi pagato caro con Napoli e Juve. Galliani farà bene a ricordare ai suoi i doveri di responsabilità di un professionista. La Roma, che per sognare l'Europa poteva solo vincere, è stata incomprensibilmente prudente, nonostante l'uomo in più. Un delitto. Andreazzoli in 14 partite ha fatto gli stessi punti di Zeman nello stesso ciclo all'andata. Se il buon senso non ha portato più dell'incoscienza, tanto valeva tenersi il Boemo, che almeno faceva divertire.

    Sorpresa Perrotta - Andreazzoli rispolvera il 4-2-3-1 che un tempo educava con Spalletti. Un paio di perplessità: il centrale Marquinhos adattato a destra con due specialisti in panca (Piris, Torosidis); uno dei due mediani è Perrotta, che così basso non combatte da tempo. L'idea è quella si sorprendere sbilanciati gli incursori di Allegri e scatenare il tridente creativo contro la difesa rossonera, dove Osvaldo fa da cavallo di Troia. Il piano però impone una buona dose di rischio perché i quattro attaccanti non hanno l'attitudine a difendere di quelli di Allegri. La copertura di Bradley e del vecchio Perrotta (appunto) appare leggerina. Non solo. Sotto la abituale pressione degli attaccanti di Allegri, i due faticano ad impostare. Morale: per raggiungere il luna park davanti, la Roma è costretta a privilegiare il lancio lungo. Totti intuisce il problema e infatti si abbassa più del solito per andare a prendere la palla.

    Piccolo Diavolo - Anche il Milan ha i suoi problemi di impostazione. Per un motivo, soprattutto: la scarsa qualità tecnica in mediana, che contraddice la storia del Milan berlusconiano. Un giorno a Reggio Calabria, Galliani spiegò che le regole della Real Casa prevedono non più di un incontrista nella sala dei cervelli. Quindi due tra Flamini, Ambrosini e Muntari sarebbero di troppo. L'assenza di Montolivo pesa più di quel che sembra. È qui che dovrà intervenire il mercato estivo, per iniettare qualità alle spalle del tridente delle creste. Senza luce in mezzo, con lo striminzito apporto degli esterni e ritmi troppo bassi, alla banda Balotelli arriva poco di utile. Anche le creste comunque hanno le loro responsabilità: dettano poco, fermano la palla invece di generare elettricità incrociandosi in velocità come fanno nei giorni migliori.

    Andreazzoli timido - Con la zavorra dei propri limiti, Milan e Roma trascinano un brutto primo tempo. Una mezza occasione per parte. Al 25' la Roma, nell'unica occasione in cui riesce a servire un uomo (Marquinho) oltre la schiena della difesa. Al 31' il Milan, nell'unica occasione in cui attacca con decisione la fascia di Dodò che appare l'anello debole e Allegri dovrebbe puntare più spesso: debole il tocco di Boateng sul centro da destra di De Sciglio. Poi al 40' Muntari perde il senno, protesta, abbraccia l'arbitro Rocchi come se volesse arrestarlo e si fa cacciare. Allegri arretra Boateng e prosegue in forma 4-3-2. Quasi sconcertante l'atteggiamento della Roma, che dovrebbe azzannare al collo un Diavolo in difficoltà, invece lascia palla al Milan come se un punto le spalancasse l'Europa. Il primo messaggio tattico di Andreazzoli arriva solo al 25' della ripresa ed è pure pallido: Pjanic per Perrotta. Destro entra solo a 7 minuti dal 90' e per un'altra punta (Osvaldo). Chi vuole vincere a tutti i costi, ragiona in altro modo. Come Allegri, per esempio.

    Allegri osa - Il tecnico rossonero rinuncia alla copertura del Faraone per il più offensivo Robinho e poi azzarda Pazzini per Flamini. Infatti è andato più vicino al gol il Milan in dieci che la Roma in undici. Nel finale, Totti pareggia gli organici facendosi cacciare per una gomitata a Mexes. Un brutto 0-0 che non serve a nessuno. Eppure lo ricorderemo volentieri, perché per la prima volta il calcio italiano si è fermato contro lo schifo del razzismo.


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