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  • Monchi: 'A Roma anche per Spalletti. Totti? E' l'ultimo anno da giocatore'

    Monchi: 'A Roma anche per Spalletti. Totti? E' l'ultimo anno da giocatore'

    Ramon Rodriguez Verdejo, meglio noto come Monchi, è stato presentato ufficialmente dalla Roma come nuovo direttore sportivo. Queste le sue parole

    SULLA SCELTA DI FIRMARE PER LA ROMA
    "​Non mi considero il miglior direttore sportivo del mondo, mi considero fortunato per la carriera che sto facendo, ho dedicato molto tempo e molto sforzo. Avevo altre ambizioni, altre offerte è vero, ho lasciato Siviglia ed è stato difficile, ho avuto le idee chiare scegliendo la Roma, c'è un margine di crescita molto grande. Non ricominceremo da zero, Sabatini ha svolto un grande lavoro e anche Massara, ci sono enormi possibilità di crescita. Mi unisco al ringraziamento di Gandini, so che qui alla Roma avrò la possibilità di lavorare essendo me stesso, se la Roma si è interessata a me è perché sono Monchi".

    SULLA CORSA AL SECONDO POSTO
    "È evidente che non avrò troppa influenza in questo finale di stagione, sono arrivato pensando già al futuro che al presente ma il nostro futuro dipende appunto dal presente. Ci giochiamo il secondo posto che vale l'accesso diretto alla Champions League, sono già a disposizione del gruppo, del club, dello staff tecnico. Mi sento parte integrante della Roma, sulla base del presente costruiremo il futuro".

    SUL CONFRONTO CON LA JUVE
    "Conosco il potenziale della Juventus ma per natura sono ambizioso, lo sono sempre stato. Non vendo fumo, siamo qui per colmare il divario con la Juve: non è facile ma non è impossibile. In questa rosa ci sono le basi per colmarlo, dovremo continuare a lavorare. Non è una cosa impossibile, alla luce della rosa da cui partiamo".

    SUL RAZZISMO
    "E' un tema che mi preoccupa, come credo valga per tutti. In Spagna si sta lavorando bene, club, federazione, giocatori, allenatori e governo hanno l'ossessione di risolverlo. Sarà possibile farlo anche in Italia ma dobbiamo aiutare tutti: le società con il loro lavoro, i giornalisti denunciando. E' incredibile che un giocatore debba lasciare il campo per essere stato insultato per il colore della pelle. Ho trascorso questi giorni con Rudiger, un ragazzo straordinario che sta soffrendo questo tema, invito tutti a proteggere Toni, Muntari e tutti i calciatori che si trovano in questa situazione: non possiamo trovarci a parlare di queste cose nel 2017. Lo dico con la modestia dell'ultimo arrivato: servono l'appoggio e la denuncia di tutti".

    SULL'ESIGENZA DI VINCERE E SUL SEGRETO DEL SIVIGLIA
    "Non c'è nessun segreto per vincere, se lo avessi lo avrei venduto e avrei guadagnato molti soldi. Ogni club ha una fisionomia, una filosofia, una città alle spalle e una storia diversa dagli altri. La mia risposta è poco originale: per vincere bisogna lavorare. Questo non vuol dire solo comprare giocatori, c'è molto altro dietro. I tifosi della Roma meritano di veder realizzati i loro sogni, sono qui per far sì che questo accada, con il tempo impareremo a conoscerci. Se non andremo tutti nella stessa direzione sarà difficile riuscirci: da Pallotta a Monchi passando per tutti gli altri. Dobbiamo avere un unico obiettivo: in questo modo, riusciremo a vincere dei titoli".

    SUL FUTURO DI SPALLETTI
    "Vi voglio raccontare una storia, un segreto. La prima volta in cui ho ricevuto la chiamata per valutare la possibilità di arrivare alla Roma, durante la notte, pensando ai pro e ai contro, ciò che mi faceva dubitare era lasciare Siviglia. I pro erano tantissimi, ve ne racconto uno: Luciano Spalletti. Credo sia un tecnico molto importante, sto cercando di fare di tutto per farlo rimanere qui. Ma in questo momento non possiamo distrarci: Milan, Juventus, Chievo e Genoa sono i nostri pensieri. Ho la speranza di farlo continuare con noi perché la sua presenza è uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare la Roma. Vedremo cosa accadrà, proverò a convincerlo".

    SUL VINCOLO EMOTIVO CHE LO LEGAVA AL SIVIGLIA E SUL SUO LAVORO PASSATO
    "Lascio Siviglia per la prima volta. Non come direttore sportivo, in assoluto: ho lavorato in quel club da quando avevo 19 anni. Neanche nei miei sogni più grandi avevo immaginato un'accoglienza del genere da parte di colleghi di altri club, italiani e spagnoli. Devo ringraziare anche la Roma, tutta la dirigenza e lo staff dell'ufficio stampa, che mi hanno reso facile una cosa difficile. A Siviglia ho lavorato nelle migliori condizioni, per me era fondamentale in questa nuova avventura trovare una situazione il più possibile simile a quella per poter lavorare essendo me stesso".

    SUI RINNOVI DI TOTTI E DE ROSSI
    "Il desiderio di Daniele e della Roma è lo stesso. Ho parlato con lui, è un ragazzo straordinario e un grande giocatore. Vuole rimanere, noi vogliamo che rimanga e l'accordo è sicuro, dovremmo essere imbranati per non riuscire a chiudere una trattativa di questo tipo. Quanto a Totti, sono arrivato una settimana fa conoscendo già l'accordo tra lui e il club, visto che ha un contratto da dirigente già siglato. Adesso io guardo avanti e spero di averlo al mio fianco per permettermi di capire cosa è la Roma, perché Francesco è la Roma. Se lo vorrà, chiedo che mi sia vicinissimo: mi basterebbe capire da lui l'1% di quello che è la Roma per ritenermi soddisfatto".

    SUL PESO DI FRANCO BALDINI NELLA SUA SCELTA
    "Ha influito la Roma. Baldini mi ha solamente contattato perché aveva il mandato da parte di Pallotta per contattarmi. Non è stato Baldini a farmi innamorare, è stata la Roma".

    SULLA RILEVANZA DEL SECONDO POSTO NEI PIANI DI MERCATO
    "Sto facendo tre corsi accelerati: uno di italiano, uno che mi porti a conoscere i nomi di tutte le persone che lavorano in questo club, e non è semplice, e il terzo di ambizione. La Roma è una società ambiziosa. Evidentemente, giocare la Champions League ha un peso, ma i soldi non sono tutto. Aiutano, ma non sono tutto. Dobbiamo preoccuparci di quel piazzamento solo per il prestigio di giocare sicuramente la Champions e perché ci permetterebbe di attirare giocatori di alto livello. Con il lavoro, si superano i problemi di denaro". 

    SULLA STRATEGIA DI MERCATO DA UTILIZZARE
    "A Siviglia ho fatto ciò che era necessario per lottare per gli obiettivi ambiziosi che ci eravamo posti: una strategia per certi versi pericolosa ma fortunatamente, anno dopo anno, abbiamo trovato la soluzione per il tema economico. Ma è un'analisi parziale: il Siviglia ha mantenuto buoni conti e ottenuto grandi risultati sportivi. Qui cercheremo la strategia migliore per ottenere i risultati sul campo. Se la paura è quella di vendere giocatori, chiarisco subito: il problema non è vendere, è comprare male, e vale per ogni club. Voglio rispondere anche con una domanda: credete che io sia venuto qui per non vincere? Ho lasciato casa mia...".

    SULLE POSSIBILI CESSIONI
    "I manuali dicono che dovrei dire che esistono giocatori incedibili. Non sono qui per vendere fumo e vi dico invece che la parola incedibile non esiste, in tutto il mondo. Ci sono giocatori più importanti e meno importante. Vorrei però chiarire una cosa: non abbiamo bisogno di vendere, analizzeremo tutte le offerte che arriveranno e valuteremo. Non c'è il cartello 'Si vende', il nostro cartello è un altro: 'Si vince'".

    SUI GIOVANI E SU KESSIE'
    "Mi piace lavorare con i giocatori giovani e intendo comprarli, ma non saranno gli unici obiettivi. Io cerco due caratteristiche: voglio giocatori forti e con voglia di vincere. Che abbiano 19 o 28 anni, non importa. Kessié è un buonissimo giocatore, la Roma lo ha seguito, è una possibilità. Non posso dire molto altro sulla trattativa".

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