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  • Palermomania: no all'esonero di Gattuso

    Palermomania: no all'esonero di Gattuso

    La storia alle volte è un cerchio perfetto. La gioia dell’andata, la gioia del ritorno, ma a Palermo invece non va esattamente così: ciclicamente si ripetono le stesse mattane, gli stessi errori. In buona sostanza, Gattuso è già sulla graticola, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia e il risicato punto in due partite di campionato. Il Palermo ha già sondato Gautieri e Iachini, pronti a rimettersi in pista. Ovviamente, da viale del Fante negano. I tifosi hanno subodorato il malcontento, qualche piccolo focolare di voglia di cambiamento, e si arrabbiano. Un ennesimo ribaltone sarebbe il riacutizzarsi di una malattia mai debellata.

    Gattuso ha bisogno di tempo. È un neofita della panchina e come tale va aspettato, col naturale retaggio di qualche errore figlio dell’inesperienza. Dopotutto anche Conte - il paragone a ogni piè sospinto con l’allenatore della Juventus sta diventando stucchevole - cannò alle prime tornate in Serie B. Peraltro il Palermo è quasi totalmente nuovo dopo i tumulti del calciomercato, che per fortuna non hanno portato via i pezzi migliori, da Sorrentino a Hernandez, rimasti controvoglia. Dallo spogliatoio filtra, se non serenità, quantomeno comunione di intenti con Gattuso e il suo staff, definito proprio da Sorrentino ‘uno dei migliori della mia carriera’.

    Certo, partire con un punto in due partite e la bastonata di una sconfitta all’esordio casalingo è salutare quanto una sbronza da rum. Però, come ha detto Gattuso subito dopo il ko con l’Empoli, mancano ancora 40 partite. Insomma, i processi sono prematuri. Anche perché tessere la tela di giorno e distruggere il lavoro di notte - vecchia, epica abitudine - sarebbe dannoso come lo è stato nelle ultime travagliate stagioni all’ombra di Monte Pellegrino. E benché l’organico rosanero sia indiscutibilmente il più forte della Serie B, finora sono mancati Munoz e Barreto, due che adesso farebbero la differenza. Le attenuanti ci sono, le partite per raddrizzarsi anche. L’importante è che a non cambiare troppo repentinamente sia l’umore del presidente.

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