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  • Romamania: dall'ossessione per la vittoria al fallimento. Spalletti, ora basta

    Romamania: dall'ossessione per la vittoria al fallimento. Spalletti, ora basta

    • Francesca Schito
    Una storia già scritta con un finale scontato. La Roma recita la sua parte, quella che conosce a memoria, di eterna incompiuta sempre un passo indietro rispetto al previsto. Una squadra incapace di centrare gli appuntamenti importanti: Porto, Juventus, Lione e Lazio. 

    PANTOMIMA INUTILE - Anche con in panchina Spalletti, che per mesi ha ripetuto il mantra dell'ossessione della vittoria, le cose non sono cambiate: colpa di tecnico, giocatori e società. La fotografia della partita di ieri è quella di una squadra spompata, con la lingua di fuori, con poche idee e meno cambi. Nainggolan non ce la fa più, Strootman e Manolas non sono al top e Dzeko avrebbe bisogno di un'alternativa di livello. Spalletti, al termine della gara, non ha voluto dare indicazioni sul suo futuro e questa pantomima ha stufato. Alla Roma nessuno è indispensabile. Tanto più chi era arrivato con un solo obiettivo in mente, vincere, miseramente fallito. 

    ZERO TITULI - Poi le polemiche, la bagarre con i giornalisti, le battute su Totti. Tutto inutile. Tutto fuorviante. La Roma non vince un trofeo da 9 anni e questa è la dimostrazione che c'è qualcosa che non funziona dalle parti di Trigoria. Alla luce di quelle che sono le disponibilità economiche del club e della necessità di prendere giovani interessanti per farli diventare giocatori indispensabili, il tecnico ha fallito con una sola eccezione: Emerson Palmieri. L'unico partito male e rimesso in corsa dal mister, trasformandosi poi in un giocatore indispensabile. Per il resto, Spalletti si affida solo a quei tredici-quattordici giocatori in cui ha fiducia. Risultato: al termine di una stagione, i titolari non ce la fanno più. È chiaro che la rosa a disposizione sarebbe potuta essere maggiormente competitiva, ma alla fine bisogna fare i conti con i giocatori che si hanno. E Spalletti ha scelto con cura i suoi. Non c'è stato spazio - se non allo Juventus Stadium, nella partita più importante della stagione e fuori posizione - per Gerson (possibile che contro l'Empoli non poteva avere un turno di riposo Nainggolan a favore del brasiliano?), così come per Grenier o per qualche giovane promettente della Primavera nei momenti più intensi di questo finale di stagione. Di occasioni, per far ricaricare le batterie a chi le ha giocate tutte, ce ne sono state eccome. Il primo cambio contro l'Empoli ha visto Grenier subentrare a Perotti. Perotti, che contro la Lazio era comodamente seduto in panchina. 

    Ora, a -6 dalla Juventus, la prossima missione impossibile per la Roma sarà quella di tenere vivo il sogno scudetto. Un altro obiettivo pronto ad infrangersi sull'altare delle occasioni sprecate. 

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