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  • Sampmania: Muriel, fai come Icardi

    Sampmania: Muriel, fai come Icardi

    • Lorenzo Montaldo
    Vi ricordate come nacque la favola di Mauro Icardi? C'era una volta, tanto tempo fa - ma nemmeno troppo - un attaccante. Era giovane, spavaldo e vestiva il blucerchiato. Il primo passo da professionista su un campo da calcio lo mosse al... Menti di Castellammare di Stabia. Minuto 75 della 40° giornata in una stagione strana e per certi versi epica nella storia della Samp: era l'anno della Serie B, la partita era fondamentale per il futuro blucerchiato, e il risultato non si schiodava da quel maledetto 1-1.

    'Mauro, entri tu'. Beppe Iachini si giocò la carta Maurito. Il primo pallone buono da professionista per Icardi arrivò 10 minuti dopo. Era un cross basso in area di rigore, di quelli che piacciono a lui. Quelli che girano attorno ai difensori, e che passano tra l'ultimo uomo e il portiere. Cosa pensate che abbia fatto Icardi? Movimento dal pedigree purissimo, potenza, fiuto e intuzione. Anticipo su marcatore e portiere stabiesi, 1-2 e Samp in paradiso.

    Già, ma questo è il prologo. Il vero incipit della favola arriva più avanti. Il "c'era una volta" di Icardi è il derby del novembre 2012. "C'era una volta un ragazzino che trafisse il Grifone", meglio di così non si poteva fare. Era la prima da titolare in carriera, e la Serie A si accorse immediatamente del centravanti argentino che si era preso di prepotenza la Samp, in pieno stile Icardi. Le somiglianze con il momento attuale sono lapalissiane: allora, come oggi, c'era una Samp in profonda difficoltà, data per spacciata al derby. Anche lì, una goduria immensa per i tifosi blucerchiati.

    Qualche settimana dopo, fu il mondo intero a notare Icardi. Doppietta alla Juventus, ora lo scarto del Barcellona non si poteva proprio più ignorare. Come sia andata a finire la 'favola' lo sappiamo tutti. Così come sappiamo tutti che del rapporto tra l'uomo Icardi e il pubblico che una volta impazziva per lui, beh, è meglio non parlarne neppure. L'Icardi centravanti, però, non si può discutere.

    Oggi, ancora dopo un gol nel derby, la Samp è ai piedi di un altro numero 9 (anche se all'epoca Icardi portava il 98, pazienza, è il '9' per antonomasia). Restiamo sempre in Sudamerica, ma ci spostiamo un po' più a nord, in Colombia. Anche Luis da San Tomas è sempre stato considerato un predestinato, ma a differenza di Icardi la sua storia è più tortuosa, meno lineare.

    Ci sono voluti 3 anni di Samp, e più di 60 partite tra alti e bassi per arrivare a questo punto. C'è voluto un altro derby vissuto tra guizzi e progressioni animalesche, sempre con quell'ombra brasiliana appiccicata alle spalle, quasi come una maledizione più che un'investitura. Ora, dopo aver schiantato il Genoa, a Muriel si chiede la consacrazione.

    L'occasione è ghiotta, ancora la Juve, ancora dopo il derby, un incastro davvero suggestivo. E allora ascoltaci Luis: fai come Icardi, ricalca al meglio le sue orme. Magari, ecco, non fare proprio tutto come Icardi: il pubblico blucerchiato ha bisogno di innamorarsi di nuovo di un numero 9, e tu hai bisogno di fiducia ed affetto per rendere così. Non sei un gelido e spietato rapace d'area, apparentemente insensibile a tutto ciò che sta attorno a te, alla palla e al portiere che hai di fronte.

    Tu sei talento, fantasia. Sei Cumbia, quel genere di musica colombiana scanzonata e allegra, Icardi è una Milonga, tutta un'altra cosa. Non puoi essere lui, ma puoi e devi prendere spunto da lui: per tutto il resto, ci vai benissimo tu.

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