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Skoglund: l'Inter, le notti milanesi, il passaggio alla Samp e una fine solitaria

Skoglund: l'Inter, le notti milanesi, il passaggio alla Samp e una fine solitaria

  • Alessandro Bassi
Dalle vette più alte agli abissi più profondi. La storia del football è piena di calciatori che al di fuori del rettangolo verde non hanno saputo far tesoro di quel loro straordinario talento per il pallone. Calciatori, uomini che hanno vissuto la loro vita spericolata al massimo, sempre fuori dagli schemi, inseguendo tutto, soprattutto se stessi, prendendo e perdendo tutto, come in un viaggio interrotto. Uno di questi è Lennart Skoglund mancino svedese che negli anni'50 ha illuminato prima il nostro campionato, vincendo due scudetti con l'Inter votata al catenaccio di Foni, poi le notti della dolce vita milanese, ed infine è sprofondando nell'abisso dell'alcoolismo sino all'annientamento.

DA NACKA ALLA NAZIONALE - Sin da giovanissimo si mette in luce nelle partite tra amici del quartiere di Nacka, periferia povera di Stoccolma, dove nasce la notte di Natale del 1929, secondo di tre figli di un giardiniere. In quel quartiere, dal quale prende il soprannome, affina il suo sinistro palleggiando contro i muri delle case, facendo conoscere il suo precocissimo talento nelle accanite partitelle tra amici. Le prime reti importanti le segna militando nel Soder IK dove gioca titolare a 16 anni e da dove spicca il volo nel 1946 per andare a giocare nell'Hammarby, in terza categoria. Segna goal a grappoli, mettendo in vetrina tutto il suo repertorio fatto di dribbling micidiali, visione di gioco, sfrontatezza e intuizioni geniali. È un funambolo che a 18 anni viene eletto calciatore dell'anno. Il suo talento è smisurato. In vista del mondiali la Svezia deve allestire una Nazionale orfana dei grandi fuoriclasse sparpagliati per l'Europa, professionisti che per scelta della Federazione non possono vestire la maglia della rappresentativa. Viene organizzata una partita tra la Nazionale proposta dalla Federazione e una squadra selezionata dalla stampa: la data che cambia il destino di “Nacka” Skoglund è quella dell'8 giugno 1950, quando nelle fila della selezione dei giornalisti segna due reti facendo parlare di sé tutta una Nazione, ottenendo la convocazione ai Mondiali. Skoglund partecipa al Mondiale brasiliano del 1950, gioca con la maglia più importante, la numero 10, completando un trio d'attacco memorabile con Jeppson e Palmer e anche grazie a lui la Svezia conquista il terzo posto finale. Ormai è una stella e appena rientrato in patria l'AIK Stoccolma riesce a strapparlo all'Hammarby facendogli firmare un contratto al quale non si può dire di no: posto fisso da venditore di persiane e un appartamento enorme in centro a Stoccolma.

GLI ANNI NERAZZURRI: ASCESA E CADUTA - Il Mondiale di “Nacka” non è passato inosservato solo in madre patria. Il suo talento, le sue giocate, il suo estro fuori dal comune lo hanno visto tutti. Poche settimane dopo aver accettato l'offerta dell'AIK e aver giocato una manciata di gare, Skoglund riceve la visita di Davies, che per conto dell'Inter gli sottopone un'offerta che non si può rifiutare e che “Nacka” non rifiuta di certo. Per venti milioni di lire il biondo fuoriclasse svedese firma per l'Inter e sbarca a Milano nell'autunno del 1950. Con l'Inter vive i suoi anni magici, fatti di goal e giocate strabilianti. Va a completare un attacco sensazionale assieme a Benito “veleno” Lorenzi e a Nyers, altro fuoriclasse assoluto. Skoglund contribuisce non poco ai due scudetti consecutivi dell'Inter di Foni, una squadra fortissima in difesa che non prende mai goal e micidiale in attacco. Lo svedese non si limita a soltanto a “fare” il calciatore, è un personaggio a tutto tondo, molto avanti rispetto ai suoi colleghi, un professionista moderno che fa parlare di sé dentro e fuori dal campo. Vive sempre al massimo, non facendosi mai mancare nulla, spendendo soldi per divertimento e alcool in una dolce vita milanese che pare non avere mai fine. Nel 1952 sposa l'ex miss Calabria, Nuccia Zirilli, dalla quale ha due figli; scrive articoli per i giornali svedesi e nel 1956 è anche protagonista con un libro nel quale racconta la sua storia. Nel 1958 la Svezia apre le porte della Nazionale al professionismo e richiama tutti i suoi giocatori più prestigiosi sparsi per l'Europa per partecipare al Mondiale casalingo: anche grazie a Skoglund la Svezia, quella Svezia di Gren, Hamrin, Liedholm, Simonsson arriva a giocarsi il titolo contro il Brasile di Pelè. Quando “Nacka” rientra in Italia, a Mondiale concluso, scopre di essere stato truffato dal suo socio che gli ha sottratto quasi tutto il suo denaro. Le luci si stanno spegnendo, i “dolci” anni'50 milanesi stanno inesorabilmente terminando, Skoglung gioca ancora una stagione nell'Inter ma l'abuso di alcool ormai lo condiziona anche in campo.

SAMPDORIA, PALERMO E UNA MORTE MISTERIOSA - Nell'estate del 1959 viene ceduto alla Sampdoria dove rimane tre anni senza mai far rivedere la sua miglior classe, ma comunque ancora in grado di giocate pregevoli e capace di trascinare i compagni al quarto posto assoluto nel campionato 1960/61. La sua parabola italiana termina a Palermo, dove gioca soltanto sei gare nel 1962 prima di fuggire per sempre in Svezia lasciando a Milano moglie e figli. A 34 anni riparte dalle serie B svedese ancora una volta con la maglia della squadra che lo aveva lanciato. Zoom veloce sul campo: c'è un calcio d'angolo in favore dell'Hammarby, sulla palla va proprio Skoglund che con il suo magico mancino manda la palla direttamente in rete. Skoglund si ripresenta così, portando l'Hammarby in serie A e ritornando pure a vestire la casacca della Nazionale, giocando un'ultima amichevole contro la Polonia. Il fisico di “Nacka” risente di infortuni e vita vissuta, entra ed esce dalla clinica di recupero per alcoolizzati e anche la sua carriera calcistica termina, quando l'Hammarby non gli rinnova il contratto. Skoglund si ritrova solo e ora che le luci del palcoscenico si sono spente tutte, gli rimane soltanto la bottiglia e spesso viene ricoverato gravemente ubriaco, sempre più sfiancato nel fisico. Nel luglio del 1975, a soli 46 anni, la pazza corsa di “Nacka” arriva alla fine: viene trovato privo di vita nella casa paterna dove viveva da quando era rientrato in Svezia, ormai senza lavoro. Si sussurra suicidio, ma ufficialmente è infarto. In Italia un po' troppo sbrigativamente il grande calcio si dimentica di Skoglund, ma in patria  a metà anni'80 viene eretta una statua in suo onore proprio di fronte alla sua abitazione.
Perché le favole, anche quelle dal finale più triste, non debbono mai andare dimenticate.

(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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