Calciomercato.com

  • Udinese:|Felice e scontenti

    Udinese:|Felice e scontenti

    E quasi tutti i tifosi bianconeri vissero felici e scontenti: la favola calcistica friulana potrebbe tranquillamente chiudersi così. Perché in effetti, di favola si parla. Una squadra di una città di 100 mila anime che conquista piazzamenti a non finire. Che però quando gli si chiede di fare quel passettino in più per cercare anche di vincere (ribadiamo, cercare) sembra tirarsi indietro.


    Con la giustificazione di dover far quadrare i conti, si vende talmente tanto che da ogni dove al di fuori del Friuli la nomea di “bottega cara” o di “preziosa gioielleria” sembrano essere le definizioni più gettonate per descrivere l’Udinese. Non può piacere al tifoso passionale, che sogna di spolverare almeno una volta nella vita la bacheca.

    Quest’anno, anche in virtù di promesse provenienti da tutto l’entourage bianconero, sembrava davvero l’anno in cui si doveva sfruttare la crisi (altrui) per cercare di tenere i pezzi pregiati. Invece Isla, Asamoah e Handanovic sono andati via, altri li seguiranno. Non può piacere al tifoso passionale, che ha fede negli acquisti anche in virtù del recente passato, ma si chiede ingenuamente se davvero ogni anno sia necessario puntare così forte su delle scommesse.
    Nascono anche da questi ragionamenti gli sfoghi che si ascoltano in questi giorni. Non ultimo la lettera aperta nata da alcuni tifosi che, sul gruppo "orgogliosi dell'Udinese" su Facebook, hanno voluto scrivere alla società.

        Egregi Giampaolo e Gino Pozzo e dirigenza dell’Udinese,

        siamo tifosi orgogliosi dell’Udinese, orgogliosi di quanto riescano a realizzare questa squadra e questa società nonostante le nostre “dimensioni” in termini di bacino d’utenza, capitali disponibili ed abbonamenti.
        Riconquistare, per la seconda volta consecutiva, l’accesso ai preliminari di Champions League è stata una grande impresa che ci ha resi ancor di più orgogliosi di sostenere questa maglia e per questo non finiremo mai di ringraziarvi.
        Ancor di più ci hanno esaltati le parole di lei, dottor Giampaolo Pozzo, quando – durante la festa in piazza Libertà – ha assicurato che la squadra non sarebbe stata smantellata ma, anzi, rafforzata, per arrivare pronti ai preliminari di Champions.
        Oggi a pochi giorni dal ritiro di Arta osserviamo però che è stato ceduto un terzo del nocciolo duro della squadra (Handanovic, Isla, Ferronetti, Asamoah, Floro Flores, Torje e, quasi sicuramente, Armero; oltre ad altre riserve).
        E’ vero che sono stati fatti anche alcuni acquisti, ma tutti – tranne forse Muriel – sono delle incognite sia come qualità che, soprattutto, come capacità e tempi di adattamento al campionato italiano. E i preliminari di Champions League sono lì dietro l’angolo!
        Tutti ci ricordiamo la situazione dell’anno scorso, quando giocammo i preliminari ed alcune partite di coppa UEFA con le riserve: nuovi acquisti che non si sono poi rivelati all’altezza delle aspettative (Neuton, Doubai, ed altri).
        Voi sapete benissimo le critiche che ci vengono rivolte dalle altre tifoserie: “cosa ci andate a fare in Champions se poi non siete in grado di onorare questo impegno?”. Sono accuse che feriscono!
        Per non parlare del fatto che il nostro mitico ed ineguagliabile capitano, Totò Di Natale, non potrà certamente reggere il peso dell’attacco per tutto il campionato e le coppe come l’anno scorso.
        Siamo consapevoli che la strategia dell’Udinese è, necessariamente, quella di valorizzare i giovani per poter avere le risorse economiche per sostenere il progetto; alcune volte però abbiamo la sensazione che non ci venga detta la verità e di essere considerati degli sciocchi.
        Non comprendiamo perché, ad esempio, se le risorse sono limitate, si continui ad investire ingenti somme in squadre estere (Granada, Watford) senza che però questo significhi poi un vero ritorno per l’Udinese (il Granada doveva essere “la cantera” della nostra squadra ma, in realtà, sono molti di più i giocatori in uscita dall’Udinese verso il Granada che il contrario).
        Non comprendiamo perché, solo per fare un esempio, si sia continuato a negare sino all’ultimo minuto alcune uscite (Sanchez l’anno scorso; Isla, Asamoha e – per ultimo – Handanovic quest’anno) salvo poi essere smentiti clamorosamente dai fatti e, dall’evidenza, che le trattative erano già avanzate da molto tempo.
        Non comprendiamo perché, pur consapevoli dei nostri limiti, non si possa porre come obiettivo della società la vittoria di un titolo sportivo significativo!

        A volte abbiamo la percezione che i tifosi siano considerati alla stregua degli spettatori del cinema: paghi il biglietto e vedi lo spettacolo PUNTO!  Non hai voce, ovviamente, nella creazione del film.
        Abbiamo cioè la spiacevole sensazione che non si consideri che nel calcio, invece, un fattore fondamentale per i tifosi è dato dall’amore e dall’orgoglio per la propria squadra. Come tifosi bianconeri abbiamo la necessità di avere un sogno, un’emozione, un obiettivo da raggiungere INSIEME: squadra, allenatore, società e tifosi.
        Spettabile famiglia Pozzo e dirigenza dell’Udinese, non smetteremo mai di ringraziarvi per i risultati ottenuti in questi ultimi anni,
        ma vi chiediamo un ulteriore passo avanti,   
        che non snaturi la stabilità economica di questa squadra, ma che
        ci permetta ancora di sognare, di avere un obiettivo concreto,
        di stupire ancora di più tutti gli amanti di questo sport
        e farli innamorare della nostra squadra.


    Insomma, non sarà la voce di tutti i tifosi, non rappresenta tutte le anime del tifo bianconero, ma sicuramente anche questo è un dato che la società non può sottovalutare. Troppe le domande che i tifosi si stanno facendo, poche le risposte per ora ricevute, anche a causa di una comunicazione  latente. Il campo aiuterà a darne qualcuna, ma quella più importante sta nei pensieri del Paròn. Perché non è possibile per una volta non riuscire a pronunciare la parola “incedibile”, perché la sensazione di avere un club trampolino di lancio non passa mai, perché, in soldoni, per una volta non si può pensare a fare un passettino che vada oltre la visione strettamente aziendale del club? Sono davvero i giocatori a chiedere di andarsene? Se sì, perché non si può porre rimedio o cosa si dovrebbe fare?

    Insomma, la favola c’è ed è tangibile, sono i piazzamenti a confermarlo: ma qui ogni anno c’è la sensazione che molti siano sempre felici e scontenti.


    Altre Notizie