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  • Vivo x lei, Jacobelli: il tiro al Galliani è troppo facile, ma Berlusconi dov'era quando il Milan si disintegrava?

    Vivo x lei, Jacobelli: il tiro al Galliani è troppo facile, ma Berlusconi dov'era quando il Milan si disintegrava?

    Rumors danno Ancelotti in pressing sul Real Madrid per portare Adriano Galliani a Madrid. 
    Il buon zio Fester deve assolutamente rifiutare l'offerta e costringere il Milan a sollevarlo dall'incarico !!!
    Facendo così com'è accaduto per Allegri il buon Adriano si vedrà elargire un bel gruzzoletto da parte della famiglia di Arcore...

    Vixo x lei: poveronostrocaromilan
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    Caro Amico di calciomercato.com, il cui nickname riassume efficacemente lo stato d'animo di milioni di tifosi rossoneri,


    il suo intervento mi permette di fare alcune considerazioni sulla crisi del Milan.

    Adriano Galliani è nato il 30 luglio, come Barbara Berlusconi. Quando si dice la coincidenza. 
    Lui ha 69 anni, lei 29. Milanisticamente parlando, lui è il braccio destro, il Numero Due, il vicepresidente, il plenipotenziario, il Richelieu, lo Squalo, l’ombra del padre di lei, terzogenita e delfina designata per assumere il comando in Via Aldo Rossi, a Milano, dove si trova la modernissima nuova sede rossonera. 

    Sin dal primo giorno in cui Silvio Berlusconi è diventato proprietario del club,  Galliani è stato un passo dietro a lui.  Dal ’94, l’anno della discesa in politica del Cavaliere, Galliani è andato un passo avanti a lui, nel senso che è stato Adriano a dirigere, comandare, fare il diavolo a quattro (absit iniuria verbis) quando serviva, prendersi palate di melma quando gli toccava (do you remember la ritirata di Marsiglia o l’inverecondo oltraggio al fair play e all’Atalanta nella partita di Coppa Italia, per la quale l’indimenticabile Stefano Borgonovo fu l’unico a chiedere scusa, vent’anni dopo?).

    Ventotto anni, ventotto trofei fra nazionali e internazionali, il rango di squadra più titolata del mondo sino al sorpasso operato dagli egiziani dell’Al Alhy che ancora sullo stomaco sta a Galliani, al punto da indurlo a chiedere chiarimenti alla Fifa per scoprire se sia tutto vero.

    Ma fossero tutti qui i problemi di Galliani. Da due anni, non ne azzecca una e il Milan vive la crisi più grave dell’epopea arcoriana. 

    Una crisi che non trova spiegazione soltanto nelle 6 sconfitte consecutive (4 in campionato, 2 in Champions League), nell’umiliante eliminazione firmata dall’Atletico Madrid (5-1 fra andata e ritorno), nell’undicesimo posto in classifica, nella difesa colabrodo (42 gol presi in 28 gare di campionato), nel distacco abissale dalla Juve capolista (40 punti  e tutto lascia presagire che aumenteranno ancora).  

    No, questo è un disastro che viene da lontano e affonda le radici nell’estate 2012 quando, su ordine di Berlusconi Silvio, Galliani rase al suolo l’intero organico del Milan che aveva consentito ad Allegri di vincere lo scudetto al primo tentativo, conquistando poi la Supercoppa di Lega, arrivando secondo nel torneo successivo e terzo nell’ultimo prima di essere confermato a giugno e cacciato a gennaio per prendere Seedorf. Motivazione: 180 milioni lordi di monte ingaggi annuo erano insostenibili. Giusto. Ma quei soldi ai giocatori chi li aveva liberamente consegnati, Babbo Natale? Quando si sottoscrivevano quei contratti che sarebbero pesati cmd macigni sui conti societari, Berlusconi Silvio dov'era?

    “Hanno distrutto il mio Milan”, ha sbottato ieri Paolo Maldini sulla Gazzetta, sparando a palle incatenate su Galliani “che a un certo punto si è creduto onnipotente perchè faceva sempre tutto lui”. 

    “La società ha speso molto, ma questa squadra è stata costruita male”: ancora più impietoso dell’ex capitano è stato l’ex socio al cinquanta per cento di Galliani nell’Elettronica Industriale di Lissone, l’azienda grazie alla quale Adriano, a cavallo fra gli Anni Settanta e Ottanta, portò dovunque il segnale dell’allora Telemilano, mamma di Canale 5. 

    L’ex socio dal cinquanta per cento di Galliani si chiama Silvio Berlusconi:  di fronte alla pesantissima contestazione dei tifosi, furibondi per l’ectoplasma di squadra alla deriva che si ritrovano, il presidente onorario ha tirato un secondo siluro al suo sempre meno vice. 

    Il primo l’aveva scagliato il 3 novembre scorso Berlusconi Barbara, con una nota all’Ansa senza precedenti grazie alla quale la Delfina faceva a pezzi l’operato del Cardinale.

    Il quale, imperterrito, seguita a citare le statistiche sulle partecipazioni consecutive del MiIan alle coppe europee, anzichè ammettere i propri errori: squadra senza gioco e senz’anima, senza leader e senza orgoglio; Seedorf mandato allo sbaraglio con la sua idea di giocare come il Barcellona, dimenticandosi di non essere più il MiIan; Balotelli trasformato nel capro espiatorio del fallimento; troppi strapagati (Mexes, Robinho); troppe delusioni  (Flamini, Taiwoo, Didac Vila, Constant, Vergara, Gabriel, Emanuelson, la meteora Matri pagavo 12 milioni e ceduto alla Fiorentina dopo cinque mesi), Zapata;  troppi svincolati presi a parametro zero, ma con stipendi d'oro come Essien, l’ultimo arrivato in ordine di tempo; la difesa mai rafforzata (“Con Silvestre siamo a posto”, disse lo sciagurato in agosto); il reparto dei trequartisti inutilmente imbottito senza pietà (Kakà, Birsa, Honda, Saponara); un centrocampo dove Montolivo non è Pirlo e non lo diventerà mai. 

    Già, Pirlo. Nel giugno 2011, venne scaricato senza pietà perchè aveva 32 anni: la Juve ancora ringrazia. Per non dire di Tevez. Nel gennaio 2012, Galliani l'aveva preso, piazzando Pato al Psg, ma Berlusconi Silvio fece ciò che Berlusconi Barbara gli chiese, cioè non vendere il fidanzato ai francesi. Carlitos rimase al City, l’estate scorsa la Juve l’ha soffiato al Milan. Che in gennaio ha preso Taarabt in prestito. No, non è tutta colpa di Adriano che adesso gira con le antenne basse. 
    Ieri sera, il signore con la cravatta gialla ha rivelato: " Sento il presidente quasi tutti i giorni. Io non mollo". Il guaio è che Berlusconi l'ha già mollato. Anche Barbara lo sa.

    x.j.

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