1982-2021: 11 luglio festa Nazionale. La potenza magica e arcana di un numero
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Marco Bernardini
Ieri era l’undici di luglio. Una data che ciascun italiano si porta scolpita nel cuore da quella notte madrilena del 1982 in cui, in barba a menagrami e bookmakers miopi, la nazionale azzurra domò i panzer tedeschi e conquistò il titolo di campione del mondo. Una replica, in chiave europea, che si è realizzata nell’istante in cui Gigio Donnarumma ha neutralizzato il calcio di rigore inglese facendoci andare in paradiso.
Là, sopra i nuvoloni carichi di pioggia che gravavano sullo stadio di Wembley, mi piace immaginare che fosse schierato un parterre d’eccezione, invisibile ma ben presente e protettivo per chi stava in basso. Sandro Pertini ed Enzo Bearzot con le pipe fumanti. Con loro Gaetano Scirea, Cesare Maldini, Paolo Rossi, il professor Vecchiet, il capo delegazione Carlo De Gaudio, il portavoce del club azzurro Guido Vantaggiato.
Così i Giganti della Montagna Azzurra hanno sostenuto i loro giovani eredi intercedendo con le stelle buone perché fossero benevole con loro. Il messaggio veicolato da quel numero magico che è l’undici è arrivato a destinazione premiando chi lo ha meritato e in particolare quel nuovo maestro, Roberto Mancini, il quale della filosofia bearzottiana magari non per stile ma per contenuti ha saputo fare strada maestra. In questo undici di luglio che da adesso e per sempre dovrebbe venir dichiarato giorno di festa nazionale.
