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Al Genoa era 'ignobile', ora Immobile è l'uomo-ovunque di Inzaghi: la Lazio sogna lo scudetto

Al Genoa era 'ignobile', ora Immobile è l'uomo-ovunque di Inzaghi: la Lazio sogna lo scudetto

  • Franco Recanatesi
    Franco Recanatesi
Sulla coda della Juventus rimane il sale della Lazio, ventesima partita senza sconfitta, secondo posto consolidato, più forte oramai di qualsiasi stregoneria, compresa quella di un campo che negli ultimi dieci anni le ha dato più dolori che gioie. A guidare la ventesima impresa è stato Ciro Immobile, 27esimo gol come solo Angelillo dopo 25 giornate oltre mezzo secolo fa, media superiore a quella (36 reti) del record di Higuain. Ma non solo. Smesso lo smoking e lo swing del suo trentesimo compleanno molto glamour, Ciro ha arato il campo di Marassi dal primo al novantacinquesimo minuto, attaccante e difensore, freccia e diga. Forse sentiva addosso il rammarico della sua prima stagione in Serie A dopo le imprese di Pescara, proprio con la maglia del grifone, solo cinque gol in 33 presenze e lo scherno dei tifosi che finirono per chiamarlo Ignobile.

Partita non facile per Inzaghi, privato all'ultimo istante anche di Acerbi dopo Lulic e Luiz Felipe, e costretto a ricorrere come perno della difesa a tre a Vavro, acquisto costoso (12 milioni) ma poco apprezzato, alla sua prima presenza da titolare. La partenza a razzo lo ha subito premiato, dopo appena 1'40'', quando Caicedo ha imbeccato Marusic che con il fisico ha abbattuto Soumaoro e Masiello e scagliato un bolide sotto la traversa. Genoa per niente sottomesso, con Behrami attaccato a Luis Alberto e Cassata a Milinkovic, Schone ben disposto in regìa, meno efficaci i due maratoneti sulle fasce, Ankersen troppo timido su Jony e Criscito travolto da Marusic. Perin ha salvato su Caicedo, ma Favilli ha colto il palo di testa su punizione di Schone e poi Ankersen ha tardato d'un soffio il colpaccio davanti a Strakosha e il portiere albanese con un grande intervento ha negato a Favilli la gioia del primo gol in A.

Primo tempo vivace, divertente, come accade quasi sempre quando in campo va la Lazio e soprattutto quando a confrontarsi sono due squadre a specchio col modulo del 3-5-2. Battaglia intensa anche in tribuna fra il caldo tifo dei grifoni e quello che i 4.000 giunti da Roma non hanno lesinato ai biancoazzurri. Niente, però rispetto ad una ripresa vertiginosa con un avvio copia-incolla della prima frazione. Due minuti e Milinkovic con un tracciante di 30 metri armava Immobile che concludeva sull’esterno della rete. Un minuto ancora ed era Luis Alberto, su assist di Ciro, a sbagliare di poco la mira. Ma al 50' la Lazio arrotondava, perché Masiello si faceva strappar palla da Milinkovic, imbucata per Caicedo, respinta, Immobile a fil di palo. Finita? Macchè. Cassata-Akerse-Cassata, fiondata di prima dal limite dell'area all'incrocio dei pali. Cataldi e Correa avevano appena rilevato Leiva (ammonito) e Caicedo ed ora Nicola caricava lo schioppo inserendo Pandev e Destro per Favilli e Ankersen disegnando un 3-4-2-1 molto offensivo, con Cassata trasferito a destra, Pandev e Sanabria alle spalle di Destro. Avrei sostituito lo sbiadito Sanabria piuttosto che Favilli, ma non sono Nicola.

A questo punto emergeva la maggiore attitudine al palleggio della banda Inzaghi, anche se Luis Alberto denunciava stanchezza e Milinkovic qualche leggerezza nei disimpegni. Usciva Jony - altra prova insufficiente - Marusic traslocava a sinistra per far posto a Lazzari del quale Criscito e Masiello sentivano solo il vento. Cataldi ha la testa giusta e un destro vellutato che al 70' inchiodava Perin su calcio di punizione. Venti minuti alla fine. Genoa all'arrembaggio, spazi larghi per il contropiede di Immobile e Correa sul quale Perin doveva uscire a valanga al 77'. Il Genoa dalle sette vite approfittava della stanchezza dei romani, che adesso erano in ritardo sulla palla e sempre più ammucchiati nella propria area. La palla scivolava sul braccio destro di Lazzari che ostruiva Pandev. Massa chiamava dal Var invitando Maresca a scrutare il video. Rigore. Strakosha da una parte, Criscito dall'altra. Per il difensore sedicesimo gol su 17 tiri dal dischetto. Via all'assalto finale, ma l'occasione migliore era di Lazzari al quale Perin si opponeva con i pugni. Stop dopo cinque minuti di recupero.

Che la partita sarebbe stata elettrica lo si poteva intuire dalla classifica: Lazio a un punto dallo scudetto, Genoa a un punto dalla salvezza. Lazio con superiore tasso tecnico, felice dell'immediato vantaggio per dare sfogo al suo micidiale contropiede orchestrato da Luis Alberto, bene in campo anche se non ai livelli delle ultime prestazioni. Milinkovic ha fatto il Milinkovic a tratti (pochi) sbagliando anche molto. Immobile appariva ovunque come per incanto, Caicedo il suo lo ha fatto entrando nei primi due gol. Leiva super davanti alla difesa, pur frenato dal giallo dopo appena venti minuti. In difesa la mancanza di Acerbi si è avvertita, ma pur con qualche diagonale o posizione scorrette, Patric e Vavro se la sono cavata. Radu, il vecchio Radu, meglio di tutti. Genoa in fase di ricostruzione. Nicola gli ha ridato corrente e ordine. Cassata il migliore, sia da interno che sulla fascia, gol da cineteca. Poco mobile sulle fasce e tenero in difesa. A Nicola manca una punta di peso. Mi lascia perplesso la rinuncia a Pinamonti.

IL TABELLINO

Genoa-Lazio 2-3 (primo tempo 0-1)


Marcatori: 2’ pt Marusic (L); 6’ st Immobile (L), 12’ st Cassata (G), 26’ st Cataldi (L), 45’ st Criscito rig. (G).
 
Assist: 12’ st Ankersen (G)

Genoa (3-4-1-2): Perin; Biraschi, Soumaoro, Masiello; Ankersen (13’ st Falque), Behrami, Schone, Cassata, Criscito; Sanabria (29’ st Destro), Favilli (13’ st Pandev). All. D. Nicola.
 
Lazio (3-5-2): Strakosha; Patric, Vavro, Radu; Marusic, Milinkovic-Savic, Leiva (9’ st Cataldi), Luis Alberto, Jony (17’ st Lazzari); Caicedo (9’ st Correa), Immobile. All. S. Inzaghi.
 
Arbitro: F. Maresca di Napoli. Var: D. Massa di Imperia.
 
Ammoniti: 20’ pt Leiva (L), 28’ pt Masiello (G); 24' st Soumaoro (G), 30’ st Strakosha (L).

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