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  • All'Inter servono solo dei leader vincenti e non l'ennesima rivoluzione

    All'Inter servono solo dei leader vincenti e non l'ennesima rivoluzione

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    Nel “campionatino” post covid sono tante le squadre che stanno facendo fatica. Se escludiamo l’Atalanta che va a mille, tutte le altre sono vittime di alti e bassi tanto repentini quanto clamorosi. Purtroppo, come era nella normalità delle cose, il nostro occhio e la nostra mente non riescono a contestualizzare il momento non riuscendo a dare quindi le giuste e opportune giustificazioni alle brutte cadute delle nostre squadre. Per mesi abbiamo ripetuto che un calcio estivo a queste temperature dopo 3 mesi di stop forzato avrebbero avuto conseguenze sulle prestazioni dei giocatori e di ovvia conseguenza sul gioco e la tenuta di una squadra. Si sa però quando poi in gioco ci sono i 3 punti noi italiani viaggiamo con i paraocchi, siamo accecati dalla voglia di vincere e ottenere il risultato ma se questo non avviene cominciamo a vacillare anche nella nostra capacità di mantenere un costante attaccamento alla realtà.

    Succede quindi che la Juve gioca male, comunque vince spesso, rimane in testa ma prende 6 gol in 2 partite facendo un punto con Milan e Atalanta, la Lazio, perde 3 partite consecutive giocandosi così tutte le residue speranze tricolore, l’Inter non abbandona il vizio di farsi rimontare se in vantaggio e anzi riesce, con errori clamorosi, a perdere 2 punti ormai in saccoccia contro il Sassuolo e 3 già fatti contro il Bologna. Il Milan si risolleva, vince partite importanti ma poi rischia contro il fanalino di cosa Spal. Insomma l’unica sopravvissuta a questa legge “fisiologica” è l’Atalanta con la sua incredibile fame agonistica e la sua invidiabile condizione atletica.

    Ma proprio per questo motivo qualche attenuante alle squadre bisognerebbe concederla.

    Se si parla di Inter si deve dire che le cose potevano andare meglio. Quello che fa pensare non sono tanto i risultati ma il modo in cui sono arrivati. Una squadra matura, pronta per vincere, non avrebbe perso i 5 punti contro Sassuolo e Bologna, senza contare quelli buttati a Firenze e Lecce nel pre lockdown. E’ la gestione sbagliata di quei momenti che suggerisce che forse qualcosa nei singoli va cambiato.

    Ci sono dei problemi? Si se si pensa in grande. Perché i miglioramenti sono altrettanto evidenti e non si possono ignorare. L’Inter ha la seconda miglior difesa del campionato (si la criticatissima difesa a 3) eppure ha giocato per parecchio tempo senza i 3 centrocampisti titolari. Sensi non c’è praticamente mai stato da ottobre, Barella fa dentro-fuori e Vecino fa…solo fuori, complici i suoi continui “fastidi” al ginocchio.

    Conte ha dovuto fare con il poco (numericamente) che aveva. In attacco ha avuto solo Lukaku e Lautaro fino a maggio eppure la squadra va in gol con loro e con tutto il resto della rosa. Insomma, il lavoro si vede e deve assolutamente continuare senza essere interrotto. Ma sui singoli si deve lavorare. Il problema tecnico di alcuni giocatori è evidente ma quello che più preoccupa è l’aspetto mentale, la gestione dei momenti del match. La gestione delle partite in campo è importante quanto un gol o una parata e quella te la danno solo i campioni, quei giocatori “superiori” che leggono il momento e che a fine anno ti fanno guadagnare quei 7-8 punti in più che fanno la differenza tra il vincere e il perdere un trofeo o una competizione.

    Nell’Inter la base c’è: De Vrij, Brozovic, Barella, Hakimi, Eriksen, Lukaku sono asset da cui ripartite, ma come loro ce ne vogliono altri magari anche superiori. Gli errori clamorosi visti in questo ultimo mese sono da imputare più alla testa che al fisico, errori di mira, distrazione, gestione dei momenti e delle forze. Servono dei leader che l’Inter al momento non ha, gente che ha vinto, giocatori che nei momenti difficili possono prendersi la squadra sulle spalle e portarla fuori dai guai. Non serve una rivoluzione intera a questa Inter per tornare finalmente a vincere ma una “mezza” si.


     

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