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  • Almeno in Champions è un'altra Juve: annientato un brutto Zenit e ottavi presi, grandioso Dybala

    Almeno in Champions è un'altra Juve: annientato un brutto Zenit e ottavi presi, grandioso Dybala

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Un’altra Juve, più la classe infinita di Dybala, più lo strappo incontenibile di Chiesa, più il guizzo finale di Morata. Morale: 4-2 allo Zenit, con doppietta dell’argentino, gol dell’ex viola e dello spagnolo, più un palo (sempre di Dybala), più una traversa (di McKennie), più un salvataggio sulla linea di porta per un totale di 26 conclusioni. La squadra di Massimiliano Allegri ha conquistato l’accesso agli ottavi di Champions con due turni di anticipo e finora a punteggio pieno, ma soprattutto c’è riuscita con una partita fantastica, non solo la migliore di questa stagione, ma anche fra le migliori dell’ultimo triennio. Ci sono stati dei momenti di vero spettacolo, quando sulla scena è entrato Dybala lo Stadium si è illuminato. E’ vero che lo Zenit ha deluso, e non poco, ma è comunque la squadra campione di Russia ed è al comando della classifica anche in questa stagione: se è stato annientato, il merito va dato alla Juve che ha sbagliato solo il finale, prendendo il secondo gol dai russi. Certo che è davvero strana la stagione dei bianconeri: in campionato, 4 vittorie in 11 partite, in Champions 4 vittorie in 4 gare.

    LA RABBIA E IL GIOCO - La Juve era assatanata, Dybala di più. Ha preso al collo lo Zenit e non lo ha più lasciato fino al gol di Dybala. Troppe le sconfitte in campionato, troppe le umiliazioni, troppo forti le urla di Allegri («dobbiamo vergognarci») perché non ci fosse una reazione. I bianconeri hanno invaso la metà campo russa, recuperavano palla appena lo Zenit provava a far nascere un’azione, arrivavano al tiro con forza e qualità di gioco, una qualità mai vista in questa prima parte di stagione.

    I CAMBI DI MAX - Allegri aveva cambiato la Juve di Verona in due reparti su tre, in difesa con De Ligt al posto di Chiellini e a centrocampo, completamente ribaltato, con Chiesa per Cuadrado, McKennie per Bentancur, Locatelli per Arthur e Bernardeschi per Rabiot. Che stesse ancora cercando un punto d’equilibrio pareva evidente e in questa partita ci si è quanto meno avvicinato. In attacco, la conferma di Dybala (assente fra i titolari di San Pietroburgo) e Morata. Rispetto all’andata in Russia, lo schieramento bianconero era più offensivo già nelle intenzioni, col 10 argentino al posto di Bentancur. Due soli mediani (Locatelli e McKennie) e due esterni d’attacco (Chiesa e Bernardeschi), era una Juve davvero spinta in avanti, come ha dimostrato la gara. Significativi anche i cambi del tecnico russo Semak che nella partita in casa aveva cominciato al centro dell’attacco con Dzyuba, mentre stavolta gli ha preferito l’iraniano Azmoun, oltre a Sutormin e Mostovoy invece di Douglas Santos (indisponibile) e Malcom.

    FANTASTICO DYBALA - La Juve ha cominciato sapendo che il Chelsea, con la vittoria di Malmö, l’aveva agganciato in testa al girone H, ma quello che premeva alla squadra di Allegri era mettere le cose subito in chiaro: ora comando io. Palla-gol al 7' (respinta di Kristyuk col corpo in uscita bassa su Bernardeschi), palo interno al 9' (destro, sì, proprio destro, di Dybala da fuori area), e gol all’11'. L’azione è nata da un angolo calciato da Bernardeschi, il rimpallo aereo fra De Ligt e Rakitskyy ha messo la palla sul sinistro di Dybala che ha fatto schioccare il tiro vincente. La bravura tecnica di quel gesto stava nel mantenere bassa la traiettoria e per riuscirci l’argentino ha usato un mezzo esterno, piegandosi su se stesso. Per festeggiarlo nel modo più degno, Dybala si è disteso per terra appoggiando la testa a una mano e ricordando così la famosa posizione di un altro storico 10 bianconero, Michel Platini, in una finale di Coppa Intercontinentale. La Juve ha proseguito a quel ritmo folle, con lo Zenit incapace di ripartire e soprattutto di frenare quel fenomeno col 10 bianconero che, con uno slalom incredibile, ha piazzato la palla buona a Morata, il cui tiro (alto) è stato come un insulto all’azione di Dybala.

    NON E’ IL MOMENTO DI BONUCCI - Intorno al 20', la Juve ha mollato la presa e ha lasciato che lo Zenit si facesse avanti con una circolazione di palla lenta e noiosa. I bianconeri stavano tirando il fiato, i russi non erano minacciosi, ma quando tutto va storto non c’è niente da fare. Così, un innocuo cross di Karavaev da sinistra si è trasformato nell’1-1 con una deviazione di testa di Bonucci. Non è proprio il suo momento, dopo l’errore sulla rete di Simeone a Verona stavolta il difensore della Nazionale ha deviato male la palla pur non essendo minimamente pressato. La Juve si è rifatta sotto nel finale del primo tempo e, pur senza la qualità dei primi 20', ha avuto un paio di buone occasioni con i colpi di testa di Chiesa e soprattutto di McKennie. Al 45', aveva concluso 13 volte verso la porta dei russi, record stagionale a conferma di un primo tempo per lunghi tratti dominato.

    SEMPRE DYBALA (E CHIESA) - Così come aveva iniziato (e finito) il primo, la Juve ha iniziato il secondo tempo, con tre tiri nei primi 6 minuti e con Dybala che continuava a imperversare. Lo Zenit era tutto dietro e non aveva la forza di uscire da quell’assedio. Per capire quanto fosse diversa la testa della Juve in questa partita rispetto a quelle del campionato basta dire come è nata l’azione del secondo gol. Morata ha perso una palla vicino all’area dello Zenit, ma non si è arreso, è scappato indietro insieme a Wendel e gli ha ripreso il pallone a metà campo. Poi l’ha consegnato a Locatelli: da lì, versante di destra, lancio stupendo per Chiesa a sinistra, controllo perfetto dell’ex viola che ha puntato l’area dove è stato steso da Claudinho. Rigore che Dybala ha fallito nella prima esecuzione (tiro a lato), ma per sua fortuna lo spagnolo Hernandez, ancor prima che intervenisse il Var, si è accorto che Lovren e Barrios erano entrati in area un paio di metri prima del tiro, così l’ha fatto ripetere e stavolta Dybala non ha sbagliato. Come era successo nel primo tempo, la Juve ha rallentato e si è tirata indietro. Semak ha messo dentro Krugowoy e Malcom che si è avvicinato al pareggio: bella la deviazione di Szczesny.

    DUE GOL PER CHIUDERLA - Lo Zenit ha concesso campo e la Juve lo ha sfruttato con una cattiveria sconosciuta in questa stagione. Chiesa ha trasformato un tocco di Bernardeschi in un piccolo capolavoro: attacco a sinistra, ha puntato Lovren, l’ha saltato sullo spunto e con un diagonale di sinistro ha piazzato la palla sul secondo palo. Ancora spazio, ancora gol: assist di Dybala (e te pareva) per Morata, che stavolta non ha sbagliato. Sul 4-1 la Juve si è fermata e per una decina di minuti ha subìto la pressione dello Zenit che ha accorciato in pieno recupero con Azmoun. Ad Allegri quel finale non sarà piaciuto granché, ma restava molto più ampia la parte dei meriti. Il 4-2 era bugiardo, poteva e doveva finire peggio, molto peggio, per lo Zenit.

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    IL TABELLINO

    Juventus-Zenit 4-2


    Marcatori: pt 11' Dybala (J), 26' aut. Bonucci (pro Z); st 11' Dybala rig. (J), 29' Chiesa (J), 37' Morata (J), 47' Azmoun (Z).

    Assist: st 37' Dybala (J), 47' Dzyuba (Z).

    Juventus (4-4-2): Szczesny; Danilo, Bonucci (39' st Rugani), De Ligt, Alex Sandro; Chiesa, McKennie, Locatelli (34' st Arthur), Bernardeschi (34' st Rabiot); Dybala (39' st Kulusevski), Morata. A disp. Pinsoglio, Perin, Chiellini, Cuadrado, Bentancur. All. Allegri.

    Zenit (4-4-2): Kritsyuk; Sutormin, Lovren, Chistyakov, Rakits'kyy (29' st Dzyuba), Karavaev (11' st Malcom); Mostovoy (11' st Krugovoi), Barrios, Wendel (43' st Kuznetsov), Claudinho (29' st Yerokhin sv); Azmoun. A disp. Kerzhakov, Byazrov, Kravtsov, Khotulev. All. Semak.

    Arbitro: Hernandez (Spagna).

    Ammoniti: st 9' Lovren (Z), 23' Locatelli (J). 

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