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  • Ancelotti surclassato da Tuchel, ma il vantaggio era troppo grande: al Real bastano un cambio e due fuoriclasse

    Ancelotti surclassato da Tuchel, ma il vantaggio era troppo grande: al Real bastano un cambio e due fuoriclasse

    • Federico Targetti
    Molto improbabile, quasi impossibile. Così Thomas Tuchel, tecnico del Chelsea, aveva definito il passaggio del turno dopo l’1-3 subito a Londra dal Real Madrid. Eppure, quel quasi ha autorizzato i Blues a sognare. E ce l’avrebbero fatta, se Ancelotti non si fosse ricordato, dopo oltre 70 minuti di totale apnea e dominio ospite, che poteva metter mano alla sua panchina stellare. Fuori Kroos, che non la prende per nulla bene, e dentro Camavinga, con Rodrygo che poco dopo prende il posto di Casemiro. Due pilastri del Real degli anni 2010, ormai due leggende. Ma il mondo va avanti, e per fortuna del Real Carletto lo ha capito. Rodrygo ha segnato il gol che ha riportato a galla i suoi, il dinamismo di Camavinga è risultato fondamentale nell’economia dell’extra-time.
     
    SEMPREVERDI – Il mondo va avanti, sì, ma non per tutti. Perché se Kroos e Casemiro sono campioni, Modric e Benzema sono fuoriclasse. E nessuno, dopo tutti questi anni, si sognerebbe mai di fare a meno di loro. L’esterno da fantascienza del croato per il gol di Rodrygo, l’incornata dirompente dopo il movimento a liberarsi di Rudiger del francese che sveglia Madrid da un incubo. E pazienza se alla fine Karim the Dream cede ai crampi: se Anccelotti è in semifinale, il 90% del merito è tutto dell’attaccante più forte del mondo. Nella serata in cui Lewandowski segna, ma il Bayern capitola clamorosamente contro il Villarreal, Benzema reclama il trono delle punte sul collega polacco, assistito come sempre dal suo scudiero Vinicius Junior. Curioso constatare come nemmeno due anni fa il numero 9 madrileno dicesse a Ferland Mendy: “non passare la palla a Vinicius, lui gioca contro di noi”. Si fa presto a cambiare idea, quando arrivano rifornimenti di questa qualità. E Modric, Pallone d’Oro non per caso, correva per tutto il campo anche al 120’. Ancelotti può sorridere? No, non proprio.
     
    C’E’ MANCATO POCO – Se contro il PSG e nell’andata col Chelsea avevamo visto un’ottima gestione complessiva da parte del tecnico italiano, stasera per tre quarti di partita il famoso sopracciglio era più inarcato che mai. Se la gara è rimasta aperta, pur con due gol di vantaggio iniziali nel doppio confronto, è merito di un grande Courtois. Non basta l’assenza di Militao a spiegare una sofferenza costante e a tratti imbarazzante contro Werner e contro la marcatura di Mount su Casemiro. Ci sono voluti 70 minuti per venire a capo del gegenpressing e dell’enigma formulato da Tuchel, ma la mossa giusta e i fuoriclasse hanno salvato Ancelotti da una figuraccia clamorosa. A fine partita, nella grande festa madrilena, l’unico volto accigliato era il suo: nelle semifinali, probabilmente contro Guardiola (ma in questa Champions non si sa mai) servirà qualcosa di più.
     

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