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  • Anche nel calcio qualcuno era comunista

    Anche nel calcio qualcuno era comunista

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Anche nel calcio qualcuno era comunista. È bene ricordarlo, nei giorni in cui ricorre il centesimo anniversario dalla scissione di Livorno che portò alla nascita del PCI. Un secolo è passato e nel frattempo il partito è scomparso, prima nella denominazione e poi nell'effettiva presenza sociale, benché qualcuno si ostini a rintracciarne la persistenza per ragioni di propaganda e calcolo politico. Perché i comunisti, quelli veri, non esistono più. E forse nel calcio non vi sono nemmeno le condizioni affinché una presenza ideologica vagamente affine possa essere rintracciata. In Italia come altrove.

    Torna in mentre un approfondimento pubblicato a inizio Anni Duemila dal Guardian, che nella sezione G2 dedicò una copertina a un tema spiazzante condensandolo in un interrogativo: “Esisteranno ancora calciatori di sinistra?”. Un interrogativo che veniva posto durante un periodo che aveva visto esplodere la ricchezza della Premier League, con la conseguenza di avere trasformato i suoi tesserati in una nuova classe economicamente privilegiata, con ciò che ne derivava in termini di visioni del mondo e di atteggiamenti verso le idee di equità e democrazia economica. Rispetto a quei giorni, la situazione in Premier League ha visto incrementare, in modo anche esagerato, la tendenza verso la crescita dei costi dello spettacolo e dell'arricchimento dei suoi protagonisti. Significa che quell'interrogativo sia ancora più attuale?

    Difficile rispondere. E in ogni caso sarebbe semplificatorio associare alla condizione di ricchezza personale una mentalità e un'ideologia conservatrici sul piano economico. Lo sarebbe con riferimento al caso inglese, dove peraltro la presenza parlamentare e elettorale del Partito Comunista è stata storicamente irrilevante. E lo è anche nel caso italiano, dove invece si è arrivati a avere il partito comunista più forte d'Occidente, capace di toccare il 36% dei consensi. Quanti, fra i calciatori, erano comunisti durante quei giorni? È un interrogativo che viene stimolato anche dal bell'articolo pubblicato ieri dal Fattoquotidiano.it. L'autore del testo, Alberto Facchinetti, richiama alla memoria un'indagine pubblicata nel 1976 dal Guerin Sportivo diretto da Italo Cucci, alla vigilia delle elezioni politiche. Ai calciatori della Serie A venne chiesto cosa avrebbero votato e molti fra loro risposero.

    Ricordiamo bene quell'articolo e ci torna alla mente che a dichiarare il voto per il PCI furono alcuni fra gli intervistati da Facchinetti. Su tutti Roberto Boninsegna. L'ex centravanti di Inter, Juventus e nazionale azzurra non ha mai nascosto di essere stato un elettore del PCI. E lo ha ribadito nel corso dell'intervista, rimarcando di essere un figlio di operaio morto a causa del lavoro in fabbrica. Ha aggiunto che, senza il calcio, probabilmente gli sarebbe toccata la medesima sorte. Ma il fatto di essere diventato un uomo ricco grazie a un mestiere privilegiato non gli ha fatto dimenticare la fede politica. Né a lui né agli altri intervistati, Comunardo Niccolai e Claudio Onofri.

    Facchinetti rimarca giustamente che da quell'indagine del Guerin Sportivo il PCI uscisse sottodimensionato nel voto dei calciatori rispetto al peso detenuto allora nella società italiana. Un'indicazione abbastanza chiara, per quanto non fosse frutto di un sondaggio con pretese di scientificità. Ma questa sotto-rappresentazione della sinistra italiana (non più comunista) nel calcio l'abbiamo ritrovata in epoca più recente, nel pieno del berlusconismo. Andiamo a memoria, dunque chiediamo venia se non riusciamo a essere precisi riguardo alla testata (sportiva) che pubblicò l'indagine. Di sicuro in quella circostanza la sinistra, nel frattempo parecchio stinta e rosata, veniva surclassata dai partiti di centro-destra nelle preferenze annunciate dai calciatori, con Forza Italia a spadroneggiare. Già allora non era comunista più nessuno, ma nel calcio si stentava anche a essere del Pds, o dei Ds, o quello che era.

    Difficile pensare che le cose siano cambiate di molto. Tanto più che sono totalmente scomparsi i riferimenti ideologici e partitici. Se davvero dovessimo adattare al nostro paese il titolo del Guardian, allora dovremmo presentarlo con la formula: “Esisterà ancora una sinistra per i calciatori?”.

    @pippoevai

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