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  • Atalanta e Colantuono superstar a testa alta: più forti dell'ingiustizia

    Atalanta e Colantuono superstar a testa alta: più forti dell'ingiustizia

    di Xavier Jacobelli 
    Direttore Quotidiano.net

    Nove punti in otto giorni, tre vittorie e un pareggio nelle prime quattro partite, un primato in classifica virtuale, a causa della penalizzazione, ma reale, perchè, in questo avvio di serie A, sul campo nessuno ha tenuto il passo dell'Atalanta. Così forte da contare, sul campo, due punti in più della Juve e dell'Udinese, ufficialmente prime. Mai così grande da polverizzare quei sei punti di handicap che le sono stati inflitti da una colossale ingiustizia sportiva, in attesa di sapere come andrà a finire davanti nell'ultimo grado di giudizio.

    Sì, perchè, celebrando l'Atalanta e Colantuono superstar a testa alta, esultando Cigarini come esultava Doni, bisogna ricordare ad Abete, a Palazzi e al Palazzo ciò che è accaduto in estate: due processi frettolosi e sommari, conclusi senza lo straccio di una prova, ma con la condanna del club a causa di quel mostro giuridico che risponde al nome di responsabilità oggettiva e la pesantissima squalifica di Doni. Oltre all'indecente retromarcia in appello su Manfredini il quale, innocente lo era sempre stato, ma in primo grado era stato ritenuto colpevole, salvo poi assolverlo in appello, senza manco chiedergli scusa.

    L'Atalanta di Percassi con il calcioscommesse non c'entrava nulla, eppure le sono stati appioppati 6 punti di penalizzazione: avrebbero schiantato uno squadrone, figurarsi una neopromossa, ritornata in serie A dopo avere vinto il campionato con pieno merito. Invece, sul campo, l'Atalanta ha dato la risposta più orgogliosa e più giusta al torto subito anche dal suo capitano, la cui parola è stata giudicata meno degna di quella di un pentito che, pur di sfangarla, ha accusato Doni e la sua squadra senza che una volta, una volta sola, ci fosse un riscontro probatorio.

    Colantuono, se avesse voluto avrebbe potuto allenare altrove, intascando addirittura un ingaggio più lauto rispetto a quello percepito a Bergamo. Ma, scoppiata la bufera, ha deciso di restare e in estate, ha lavorato duramente per preparare questa partenza a razzo. Percassi ha investito sul mercato, con una campagna acquisti che, ancora una volta, ha esaltato le capacità di Pierpaolo Marino, l'uomo che aveva fatto grandi l'Udinese e il Napoli. Maxi Moralez, Cigarini, Denis, Schelotto, per dire dei quattro nerazzurri che hanno già scritto i loro nomi in questo indimenticabile avvio di stagione, a Bergamo li ha portati Marino. I tifosi non hanno mai mollato e si capisce sempre meglio che cosa voglia dire il dodicesimo uomo.

    L'obiettivo dell'Atalanta è la salvezza, da raggiungere nel più breve tempo possibile. Per dedicare l'impresa ad Abete e a Palazzi.  Sono ancora lì, nonostante la giustizia che non è stata fatta su Calciopoli, Premiopoli (a proposito, qualcuno sa che fine abbia fatto l'inchiesta sui premi di valorizzazione dei giovani?) e Scommessopoli che, inchiesta dei pm di Napoli docet, minaccia di essere un verminaio molto più grande di ciò che il Sistema crede. Ma Abete e Palazzi hanno già perso. E, anche nel calcio, la storia non la scrivono i perdenti.


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