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  • Atalantamania, altro che retrocessione: il mercato è da 4° posto. E quest’anno può valere la Champions

    Atalantamania, altro che retrocessione: il mercato è da 4° posto. E quest’anno può valere la Champions

    • Marina Belotti
    Sono rimasti a bocca aperta cronisti di casa e reporter italiani. Elogiando il mercato dell’Atalanta al cospetto del suo artefice, nonché patron della società, Antonio Percassi, si son sentiti dire testuali parole: «Adesso? Adesso speriamo di salvarci anche l’anno prossimo».

    UMILTÀ - Anche, sì. Perché l’Atalanta già al termine della passata stagione si è salvata, e guai a dire altro. L’Europa? Ah sì, abbiamo centrato il quarto posto, ma quello è solo grasso che cola. Perché uno dei segreti di questa Atalanta è il suo volare basso, perseguendo l’umiltà. Ma non è tutta questione di superstizione, bensì di consapevolezza delle nostre capacità e della nostra storia. La storia di una figura mitologica, di una Dea che, fateci caso, ha sempre lo sguardo nel logo rivolto verso sinistra: verso ciò che è stata, ancor prima di ciò che sarà. E gli anni addietro parlano di una società a cavallo tra un disarcionamento dalla A e un galoppo in B, con un costante trotto a ostacoli per non retrocedere. Dal 2010 però, la squadra bergamasca ha dato il via alla sua marcia trionfale: “Se non torno subito in A, divento matto”, aveva fatto stampare sulle magliette questa frase in dialetto bergamasco Percassi, e già si intuivano le sue doti di lungimiranza e umiltà.

    LE SALVEZZE- In A ci siamo davvero saliti subito e da allora non siamo più scesi. Non importa, perché non l’abbiamo mai dato a vedere e dall’inizio di ogni stagione abbiamo sempre lottato per ciò che ci compete prima di tutto: la salvezza. Poi la parte sinistra della classifica, ma il quarto posto è un traguardo raggiunto senza proclami. E ora che siamo in Europa, ora che veniamo continuamente paragonati al Sassuolo, ora che ci predicono la serie B, noi cerchiamo ancora la nostra dimensione, senza volare alto. Almeno, non con le parole. Ma con i fatti invece sì, altro che salvezza.

    PERCASSI DOCET- E i fatti sono sotto gli occhi di tutti: in un mercato in cui molti presidenti parlano, prevedono, promettono ma non concludono, risalta chi, zitto zitto, concretizza. Ancor più da ammirare se si pensa ai finanziamenti, certamente meno consistenti di alcune rivali del nord Italia: facile con tanti soldi in mano, più difficile con la pressione delle big che ti richiedono i talenti, un’Europa da giocare, i tifosi da accontentare, un budget non illimitato. Ma è proprio da qui che parte il lavoro certosino di Percassi, che porta avanti la sua strategia: cercare in tutto il mondo talenti in erba da far sbocciare attraverso la cura del vivaio migliore d’Italia. Un esempio? Zingonia ospiterà un football camp permanente, per raccogliere ragazzi validi anche dalla nostra provincia.

    UN MERCATO DA BIG- «Stiamo trattando con il procuratore per il rinnovo, ma se lui non sarà d’accordo sarà dura convincerlo». Partiamo proprio dal nostro numero 10, che non è Dybala ma Papu Gomez, che ha rinnovato, premiando la serietà e le porte aperte lasciate dai Percassi, dopo valanghe di gol e assist, giusto qualche numero in più di chi è richiesto da Real e Barça. Conti? È vero, Conti è partito e Percassi, che ci tiene a fare le cose per bene, non ha digerito la trattativa, ma, rimboccandosi le maniche, ha scelto un giovane che già dicono migliore, un “Conti 2- La vendetta”, Timothy Castagne. Caldara in questi ultimi giorni ha un fastidio al tendine, sta saltando tutte le amichevoli e non ci sarà nemmeno a Valencia stasera, ma noi abbiamo il sostituto che si pensava inesistente, José Palomino: la roccia argentina che bracca gli avversari e li disorienta con il mancino. E Ilicic? Nessuno aveva previsto un colpo del suo calibro, per non parlare di Cornelius, che avevamo in cassaforte già a maggio, quando il mercato per tutti gli altri era ancora lontano. Ma l’ultima vera sorpresa è stata de Roon: «Ritorno arduo, difficile», ancora una volta non voleva illuderci Percassi, ma poi il centrocampista di livello ce l’ha regalato per davvero, mentre la Juve lo sta ancora cercando.

    NIENTE SPINA NEL FIANCO- Niente di strano quindi se l’incognita Spina-zzola non ci fa più paura: anche se dovesse lasciare Bergamo, il popolo atalantino si affida a occhi chiusi a Percassi che, se lo sostituirà con Laxalt, riconfermerà la sua voglia di fare sul serio. E se la tattica è questa, ben venga: diciamo salvezza, a parole, ma replicare il quarto posto con questa squadra e con questa mentalità, nei fatti è possibile. E con le nuove regole la medaglia di legno potrà non valere “solo” un’Europa League…Ma ssh, zitti, i traguardi importanti facciamoli dire agli altri.
     
     

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