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  • Bari:| La confusione di Ventura

    Bari:| La confusione di Ventura

    • D.L.

    C'era una volta un Bari bello e sbarazzino. Una squadra che faceva dell'organizzazione la sua forza e affrontava qualsiasi avversario con sacro furore. Giampiero Ventura fu giustamente celebrato come il grande regista di un calcio champagne. Oggi, però, quel bel giocattolo ha lasciato spazio ad un gruppo impaurito ed impoverito nelle idee. Ed anche il condottiero che curava ogni male con la terapia del sorriso, sembra confuso, forse spaesato da difficoltà che non immaginava di incontrare. Ventura, che contro grandi e piccole impostava le gare per vincere, adesso schiera formazioni indefinite nell'identità e negli scopi. Certo, al trainer ligure va riconosciuto l'alibi di dover settimanalmente fronteggiare un'emergenza che non accenna a placarsi. Tuttavia, anche nella povertà di soluzioni a disposizione, alcune scelte sono parse indecifrabili. Fino alla trasferta con il Genoa (origine di tutti i mali biancorossi), il Bari aveva mantenuto il suo assetto con risultati confortanti, sia nei numeri (otto punti), sia nelle prestazioni. Dopo la caduta di Marassi e la successiva sconfitta interna con la Lazio, le certezze hanno cominciato a vacillare.

    Malgrado tutto, Ventura si è presentato al cospetto di una Fiorentina condannata a vincere, con una formazione spiccatamente offensiva che presentava due esterni d'attacco (Alvarez e Ghezzal), un tandem di centrocampo (Donati-Almiron) portato alla costruzione più che all'interdizione, nonché le punte Castillo e Barreto. Sconfitto al Franchi, il Bari doveva riscattarsi nel match interno con l'Udinese, nel quale è, invece, scesa in campo una squadra prudente: via gli esterni offensivi per far spazio al mediano Pulzetti e al terzino Salvatore Masiello, mentre a centrocampo il partner di Almiron era il più difensivo Gazzi. Simile l'atteggiamento mostrato con il Cesena (altra gara da vincere a tutti i costi), con il difensore Andrea Masiello e Pulzetti sulle fasce e ben tre esterni offensivi in panchina: Alvarez, Rivas e D'Alessandro. E' vero che l'honduregno e l'argentino, reduci da infortuni, avevano un'autonomia limitata, ma perché non schierare almeno uno dei due per poi avvicendarlo nel corso del match? In uno scontro diretto interno, non è meglio provare a passare in vantaggio e magari chiudersi in seguito?

    Un capitolo a parte merita la gestione di D'Alessandro. D'accordo: il 19enne scuola Roma non potrà risolvere da solo i mali dei galletti, ma quale contributo potrà mai fornire giocando non più di cinque minuti a partita? Ad ogni modo, Ventura può ancora contare sull'appoggio incondizionato della società. Ma adesso spetta anche a lui trovare l'intuizione giusta per uscire dal tunnel. Lo scorso anno il suo Bari, condannato in partenza da bookmakers e addetti ai lavori, sorprese per coraggio e sfrontatezza. Uno spirito che forse sarebbe utile nelle prossime tre gare (Sampdoria e Roma in trasferta, Palermo al San Nicola). Considerando gli avversari di rango superiore e la classifica drammatica, è meglio giocarsi il tutto per tutto. Perché se ci scappasse una sorpresa, la fine della crisi sarebbe più vicina.

    (Corriere del Mezzogiorno - Edizione Puglia)

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