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  • Beneventomania: il dovere di non accontentarsi, l'obbligo di sentirsi delusi

    Beneventomania: il dovere di non accontentarsi, l'obbligo di sentirsi delusi

    • Massimiliano Mogavero
    Un boccone troppo amaro da ingoiare. Perdere dopo aver dominato una partita è sempre difficile da accettare, anche se rientra tra le cose imprevedibili del calcio, che a volte dà e altre toglie. In casa Benevento, il fastidio è ancora appeso ai pensieri dopo il ko con il Sassuolo, arrivato al termine di una gara che la formazione di Inzaghi ha ben interpretato. La Strega è stata condannata dal rigore trasformato da Berardi e soprattutto dalle tante, troppe occasioni sprecate: 30 tiri verso la porta avversaria, 12 respinti, 13 finiti fuori, almeno tre interventi decisivi di Consigli, una traversa e nessun gol. Davanti a questi numeri, c'è chi si dividerà: da una parte, chi considera un'aggravante il fatto di essere stati padroni del campo e aver perso una gara in cui anche il pareggio poteva sembrare premio parziale rispetto a quanto fatto; dall'altra, invece, chi la ritiene un'attenuante, perché in fondo la prestazione c'è stata e basta questo come segnale di conforto per il futuro.

    Indipendentemente da come la si pensi, il dato certo è che il rapporto tra volume di gioco e produttività è stato sproporzionatissimo, cosa che mette in evidenza (ancora una volta) un eccesso di prodigalità dell'undici sannita che, a lungo andare, rischia di diventare peccato mortale. È mancato l'uomo capace di trasformare il dominio in concretezza, le occasioni in gol; sono mancate la lucidità e la necessaria freddezza negli ultimi sedici metri, ossia ciò che molto spesso segna la differenza tra giocare bene e vincere. E allora, se è naturale che la quota di rabbia sia piuttosto elevata per un ko immeritato, è altrettanto naturale che i fotogrammi del 'Mapei Stadium' vadano conservati per capire cosa correggere. Perché il Benevento che costruisce è arrembante e piacevole da vedere; quello che deve finalizzare, invece, troppo spesso finisce per perdersi sul più bello. E, allora, guai a sentirsi soddisfatti per quella che è una prestazione a metà: è mancato il gol e non è poco.

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