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  • Calcio di... vino: Pirlo Pinot Nero Barthenau, Pogba Dom Perignon 1993

    Calcio di... vino: Pirlo Pinot Nero Barthenau, Pogba Dom Perignon 1993

    Alla fine del girone d’andata la Juve è in fuga, dall’alto di un vantaggio sulla seconda mai raggiunto in questa stagione. Frutto dell’accelerazione delle ultime due settimane ma anche della dimostrazione di forza, solidità e sicurezza offerta finora. Ma dal punto di vista enologico, che vino è la Juve? Non uno, ma almeno quattro, tanti quanti sono i suoi uomini-simbolo.
    Dici Gianluigi Buffon, infatti, e pensi alla sua leadership, in campo e fuori, alla sua capacità di trasmettere sicurezza ai suoi compagni, alle parate che valgono quanto i gol e alla sua longevità agonistica (“Voglio essere il primo a giocare sei Mondiali”, ha detto).  Insomma, lo scopri rassicurante come un Brunello Biondi Santi, paradigmatico nel naso di ciliegie e carcadè, note d'argilla e minerali, sostenute da un gusto che coniuga durezza e rotondità in un'armonia perfetta. 
    Anche Andrea Pirlo, il signore del centrocampo, non invecchia mai, e se lo fa lo benissimo: le sue traiettorie illuminano i pomeriggi (e le serate), come un Alto Adige Pinot Nero Barthenau Vigna S.Urbano 2005 Hofstatter, tannini aristocratici esaltati dalla permanenza in barrique, naso elegante e balsamico, di cannella e anice stellato, con raffinati ricordi fruttati.
    Un altro dei protagonisti più brillanti del girone d’andata bianconero è, senza dubbio, Paul Pogba. Il francese, contro il Verona in gol per la prima volta in questo torneo, è diventato l’oggetto del desiderio delle più blasonate società europee: un “oggetto” raro, da custodire con cura, da intenditori, da collezionisti. Un po’ come uno Champagne millesimato, frutto cioè di uve raccolte in una sola annata: il Dom Perignon 1993, l'anno di nascita di Pogba, sprigiona al naso tutto il suo ventaglio di profumi che vanno dal lievito alla crosta di pane, alla vista un perlage elegante e raffinato, al palato la morbidezza appena appena indurita dalla sapidità, retaggio di una maturazione non ancora perfettamente completata. Come Paul.
    Carlos Tevez, invece, è l’architrave sul quale si regge l’intera impalcatura dell’attacco bianconero. Imprevedibile e guizzante, ma anche generoso e duro quanto basta, "El Machado" è quasi impossibile da decifrare per le difese avversarie, come un Pinot Nero. Estremamente complesso, anche se inconfondibile nel suo profumo di piccoli frutti rossi (ribes e lamponi), raro in purezza, si sublima nei Borgogna della Cote-De-Nuits, così come Carlos si esalta nelle partite importanti.

    Valerio Iafrate
     

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