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  • Champions, perché vale più per il Milan che per la Juventus

    Champions, perché vale più per il Milan che per la Juventus

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Avversarie sabato in campionato, Milan e Juventus si affacciano un’altra volta in Europa nella stessa serata, stavolta a un paio d’ore di distanza. La partita della Juve è più semplice, quella del Milan più importante. La Juve deve vincere ad Haifa, il Milan può non battere il Chelsea. Se la Juve non fa 3 punti, saluta la Champions con 2 partite di anticipo, al di là di quanto dirà l’aritmetica al 90’. Il Milan resta in gioco anche col pareggio, rimandando la qualificazione alle prossime partite.

    E perché allora conta più per il Milan che per la Juventus? Perché la notte di Stamford Bridge è troppo recente per essere già dietro le spalle e la banda Pioli ha bisogno di una controprova immediata e importante per alimentare l’autostima. Molto ha fatto lo scontro diretto proprio contro la Juventus, squadra oggi molto inferiore ai campioni d’Italia, persino più di quanto già non dicano i 7 punti di distacco in classifica, ma Leao e compagni hanno bisogno di una vera, grande notte d’Europa per allargare limiti e orizzonti. Sono i campioni d’Italia e finora hanno perso una volta soltanto, contro il Napoli e non meritandolo, nonostante l’assenza di Leao. Restano i favoriti per lo scudetto e dall’Europa possono attingere consapevolezza del ruolo, ecco perché la partita col Chelsea è importante. Persino più che per la classifica.

    Senza De Ketelaere, ma con Theo Hernandez, rispetto all’andata il cambio per Pioli è in netto vantaggio, anche se i ranghi continuano a essere ampiamente incompleti, e non potrebbe essere altrimenti. Solo pensare che Giroud – 36 anni compiuti - è alla 11esima presenza consecutiva da titolare, dà idea dell’emergenza vissuta in queste settimane da Pioli. L’assenza di CDK è un colpo mancino nel piano di ambientamento del talento belga, stare fuori non accelererà l’ambientamento e chissà se pregiudicherà la sua non ancora certa convocazione al Mondiale (che poi se restasse fuori dai 23 di Martinez, tanto male per Pioli non sarebbe…). Il Chelsea è squadra siderale, l’altra settimana non c’è stata partita. Non perdere sarebbe importante, vincere avrebbe il sapore dell’impresa e varrebbe gli ottavi, che però il Milan potrebbe poi ugualmente agguantare, contro Salisburgo e Zagabria, quelli sì avversari da battere.

    Stamford Bridge non ha spento il Milan, così come battere Bologna e Maccabi all’andata non ha riacceso la Juventus. Ci sono le categorie, si tratta di saperlo e di distinguerle. Allegri con quell’aria da finto ingenuo, non può presentarsi a spiegare la sconfitta col Milan dicendo «dopo 2 vittorie pensavamo di esserne usciti e invece ci siamo ancora dentro», perché che quelle 2 vittorie avessero soprattutto valore statistico l’avevano visto tutti, solo a volerlo guardare. A San Siro si è alzato il livello e la Juve è caduta un’altra volta. Ad Haifa, magari e speriamo, vincerà per la prima volta in stagione una partita lontano da Torino, ma non basterà per gridare che è guarita dal mal di trasferta. Per dirlo davvero, servirà piuttosto farlo in casa del Toro, già sabato, o meglio ancora a Lisbona, il 25 ottobre. Diciamo quindi che è obbligata a vincere, ma la vittoria non garantirà nulla per la classifica di Champions né per giudicare la salute della squadra.
    @GianniVisnadi

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